I sospetti sulla Cina da parte del governo USA sull’origine del coronavirus si infittiscono, ed è lo stesso Segretario di Stato americano, Mike Pompeo a ribadire che “ci sono numerose prove che il virus arrivi dal laboratorio di Wuhan. La Cina” ha detto il segretario nel corso di una intervista rilasciata alla Abc “ha fatto di tutto per tenerlo nascosto”.
Un’accusa chiara e diretta rivolta a Pechino, che avrebbe portato avanti quella che Pompeo ha definito una “classica operazione di disinformazione comunista” e ha poi messo in guardia il Governo cinese “ne risponderanno”.
Confermati dunque i sospetti che già alcune settimane fa erano emersi sull’operato della Cina nell’ambito della gestione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19. “Abbiamo detto fin dall’inizio che questo virus ha avuto origine a Wuhan” ha aggiunto il Segretario di Stato USA “ci sono prove enormi”.
E ancora “dobbiamo ricordare che la Cina ha una storia di infezioni propagate nel mondo e una storia di laboratori al di sotto degli standard. Questa non è la prima volta che il mondo si trova esposto a un virus che è il risultato di errori commessi in un laboratorio cinese”.
Il giornalista della Abc ha poi chiesto a Mike Pompeo se ritenesse che il Governo cinese abbia intenzionalmente nascosto la gravità della pandemia allo scopo di danneggiare i Paesi occidentali che si sarebbero quindi trovati impreparati ad affrontare l’emergenza. Il Segretario però non ha risposto alla domanda.
Pompeo ha invece sottolineato la mancanza di collaborazione con le autorità cinesi. “Continuano ad impedire l’accesso agli occidentali, ai nostri medici migliori. Ma è necessario che i nostri esperti vadano lì” ha spiegato il Segretario di Stato “non abbiamo ancora i campioni di cui abbiamo bisogno”.
I sospetti erano già stati esternati in passato da parte del presidente Trump, che poi era tornato sull’argomento anche il 30 aprile affermando: “nei laboratori di Wuhan deve essere successo qualcosa di terribile. Può essere stato uno sbaglio, qualcosa che si è sviluppato inavvertitamente, oppure qualcuno lo ha fatto di proposito“.
In merito a cosa sia realmente accaduto nei laboratori cinesi non ci sono ancora sufficienti certezze, intanto il Dipartimento di Stato sta “progressivamente affinando la sua posizione” come riportato da Il Corriere.
Non si può evitare di tener conto della prima conclusione cui era giunta l’intelligence. Il 30 aprile la Dni, la direzione che coordina tutte le agenzie di spionaggio, aveva precisato che “il virus non è stato creato dall’uomo e neppure manipolato, indaghiamo con rigore per capire se possa esserci stato un incidente nel laboratorio di Wuhan“.
Una situazione in cui si alternano luci e ombre, tra le indiscrezioni di pressioni da parte della Casa Bianca sulla CIA, che si collocano in un rapporto già delicato tra Trump e l’Intelligence a stelle e strisce.
Ci sono poi le asserzioni apparse sul Daily Telegraoh, che annuncia di essere in possesso di un report di 15 pagine elaborato dagli agenti segreti del patto “Five Eyes” che comprende agenzie di Australia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti.
Secondo questo rapporto la Cina avrebbe fatto sparire alcune prove, fatto tacere alcuni informatori, e avrebbero mancato di fornire informazioni utili per la realizzazione del vaccino.
Resta il grande punto interrogativo sull’origine del virus, se sia vera la teoria del mercato di Wuhan, o se invece si tratta di un laboratorio. E le richieste di fare luce si fanno sempre più pressanti, anche da parte di Francia e Germania, oltre che dagli USA, e l’Australia appare intenzionata a chiedere l’apertura di una inchiesta internazionale.
E sembra sia proprio la strada dell’inchiesta internazionale quella per cui gli USA spingono maggiormente in questo momento, mentre gli 007 continuano a portare avanti le indagini, pur con tutte le difficoltà del caso. Tant’è che si ipotizza che, viste le scarse possibilità di venirne a capo, lo scopo dell’indagine sia anche quello di far sentire alla Cina il fiato sul collo.
Ad ogni modo la strada dell’inchiesta internazionale appare più che percorribile, e proprio in quest’ottica gli USA stanno tentando di coinvolgere sempre più Paesi, a cominciare naturalmente dagli alleati storici, come il Canada, i Paesi europei e il Giappone.
Negli USA poi qualcuno si sta già muovendo in altre direzioni, come i Governatori repubblicani dello Stato del Mississippi, Tate Reeves, e del Missouri, Mike Parson, che hanno deciso di citare in giudizio il Governo di Pechino. Una iniziativa che dal punto di vista giuridico non è tra le più ortodosse, ma il suo significato politico appare chiaro.
Sono anche venute fuori alcune ipotesi al Congresso USA. La senatrice repubblicana del Tennessee, Marsha Blackburn, ha proposto di cancellare il rimborso dei titoli in scadenza o di non versare gli interessi, che mediamente sono dell’1,2%, sui 1.100 miliardi di titoli Usa detenuti dai Cinesi.
Invece il senatore repubblicano Tom Cotton propone di “sganciare l’economia da quella cinese” attraverso l’emanazione di una legge. In questo modo le multinazionali statunitensi nel mercato cinese dovrebbero rientrare.
E tuttavia sembra che Donald Trump in tutto ciò voglia comunque tentare di preservare il buon rapporto con Xi Jinping, cosa che vista la piega che gli eventi stanno prendendo potrebbe rivelarsi piuttosto difficile.
Accordo commerciale USA-Cina a rischio
Nonostante l’emergenza coronavirus e le sue conseguenze sull’economia cinese, il presidente USA fa pressioni affinché Pechino rispetti l’accordo commerciale, e che proceda come stabilito all’acquisto dei volumi di merci concordati.
Pretese da parte del Governo USA che si vanno a sommare alle dichiarazioni del presidente Donald Trump e del Segretario di Stato Mike Pompeo, sulle presunte responsabilità della Cina nella diffusione della pandemia di coronavirus, rendendo i rapporti commerciali tra i due Paesi sempre più tesi.
Dalla stampa cinese arriva intanto una risposta alle accuse giunte da oltre oceano. Hu Xijin, redattore capo del Global Times ha infatti invitato gli USA a rilasciare il rapporto dei servizi segreti che dimostrerebbe con “prove enormi” le responsabilità della Cina.
Don’t just say there’s enormous evidence, Pompeo should present them to the world. Republican government is putting on a show. By demanding to investigate Wuhan lab, they are trying to create continuous controversy and focus, to fool the American public. pic.twitter.com/YJcKaLqsg9
— Hu Xijin è?¡é?¡è¿? (@HuXijin_GT) May 3, 2020
“Non limitatevi a dire che ci sono prove enormi” ha scritto su Twitter il giornalista “Pompeo dovrebbe mostrarle al mondo. Il Governo repubblicano sta mettendo in piedi uno show. Spingendo per un’inchiesta sul laboratorio di Wuhan stanno cercando di creare continue polemiche per fuorviare il pubblico americano”
Per via di questa situazione, secondo il CEO di Serenity Markets, José Luis Càrpatos, stiamo assistendo al “risveglio della guerra commerciale”. “Le dichiarazioni dell’amministratore statunitense contro la Cina sono sempre più aggressive” spiega Carpatos “i Cinesi, da parte loro, protestano duramente e accusano gli Stati Uniti di aver lanciato delle cortine fumogene per distogliere l’attenzione dai loro problemi. Tutta questa escalation è molto preoccupante per i mercati azionari e ancora di più dopo aver raggiunto valutazioni molto elevate”.
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