L’articolo sul noto quotidiano britannico è apparso martedì 21 aprile, e da allora ha messo una pulce nell’orecchio degli Italiani, specie in quelli più preoccupati delle ripercussioni economiche che la pandemia, e il conseguente lockdown imposto dall’esecutivo, produrrà nel nostro Paese.
Il Financial Times ha parlato specificamente dell’Italia, e per l’esattezza ne ha parlato in un editoriale Wolfgang Munchau, un giornalista di punta della prestigiosa testata britannica, già noto in Italia dai tempi in cui Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio.
La situazione economica del Bel Paese non è delle migliori, non lo era prima del coronavirus e decisamente non lo sarà nella delicata fase della ripartenza. Questo lo sanno tutti, ma forse non ne è abbastanza consapevole l’Europa, che stando alle considerazioni di Munchau, non si rende conto di quanto sia grave la situazione italiana.
Il “sistema Italia” spiega il giornalista, è più a rischio di quel che pensa l’Ue, e potrebbe persino portare a soluzioni drastiche come l’Italexit. Si tratta di una ipotesi che lui stesso definisce “poco probabile” ma intanto il fatto che se ne parli qualcosa vorrà pur dire.
Ci crede intanto Gianluigi Paragone, ex deputato del M5s, espulso dai vertici qualche mese fa per ragioni non particolarmente chiare. Il grillino (ex) ha subito ripreso le parole del giornalista del Financial Times, riportandole in un post su Facebook che ha poi commentato: “Il Financial Times avverte la Germania”.
L’Italia ad un passo dall’Italexit?
Per ora questo ‘pericolo’ non sembra così vicino, si tratta invece di uno dei tre scenari prospettati come possibili vie d’uscita per l’Italia. Un Paese che Munchau definisce “più in pericolo di quanto pensi l’Eurozona”, innescando immediatamente un acceso dibattito poilitico.
Il fatto è, secondo il giornalista del FT, che anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, e con la fine del lockdown, quindi l’allentamento delle misure restrittive e la ripartenza delle attività commerciali, in Italia “non scomparirà” quel sentimento montante che viene semplificato in euroscetticismo.
Ed è da quel sentimento che, sempre secondo il giornalista, potrebbe innescarsi la miccia che porterebbe l’Italia fuori dall’Ue, facendo accadere qualcosa di molto simile a quanto avvenuto in Gran Bretagna, dove, a torto o a ragione, l’appartenenza all’Ue è stata vista dalla maggioranza come la causa di ‘tutti i mali’ dell’economia.
Inoltre nello scenario descritto da Munchau, il Movimento 5 Stelle, al momento allo sbando più totale, potrebbe cavalcare questo sentimento anti-europeista per recuperare terreno in fatto di consensi.
Le tre possibili soluzioni per l’Italia
Non si tratta di una improvvisa impennata dello spread questa volta, niente che si possa imputare a scarsa fiducia nel Governo o alle dichiarazioni di qualche euroscettico/sovranista. Non è una situazione simile a quella del 2012, ma dipende invece da un sempre più sbilanciato rapporto deficit/PIL.
Si parte da un’economia traballante, questo è chiaro, ma il drastico calo dovuto alla pandemia potrebbe avere risvolti difficilmente prevedibili. Ma “cosa dovrebbe fare il Governo italiano al prossimo Consiglio europeo?” È questa la domanda che pone Munchau, che poi si concede tre ipotesi.
Per uscire dalla crisi l’Italia potrebbe accettare il cosiddetto Omt “evocato da Mario Draghi, il piano di acquisto diretto da parte della BCE di titoli di Stato emessi dai Paesi in crisi” solo che in questo caso l’Italia dovrebbe accettare l’uso del Mes, e qui la cosa si complica visto che se l’uso del Mes dovesse passare dal Parlamento, come regole democratiche impongono, difficilmente ne otterrebbe l’approvazione.
Il secondo degli “scenari per uscire dalla crisi” prospettato da Munchau è quello di “ricorrere al default” che è decisamente non auspicabile. In questo caso peraltro dovrebbe essere coinvolta direttamente la Banca Centrale Europea.
E poi c’è il terzo scenario, quello che piace a Gianluigi Paragone e a molti euroscettici nostrani. Per Wolfgang Munchau l’Italia potrebbe imboccare anche questa terza strada, quella dell’uscita dall’Euro. Paragone nel suo post parla di uscita dall’Ue, il che in teoria è leggermente diverso, ma le due cose in realtà sarebbero concatenate quindi il risultato sarebbe lo stesso.
“FT avverte la Germania, non sottovalutate l’euroscetticismo” dice Paragone su facebook, e ricorda poi di aver già in passato avvertito che “in Italia il sentimento di ostilità e sfiducia nei confronti dell’Europa cresce”.
Quali sarebbero le conseguenze dell’uscita dell’italia dall’Ue?
Era inevitabile, viste le risposte dell’Ue e di alcuni Paesi membri in particolare, in questa situazione di crisi dovuta alla pandemia, un drastico calo della fiducia nell’istituzione da parte dell’Italia.
Le richieste fatte dal nostro esecutivo sono state respinte, e si continua a spingere sull’uso del Mes cui il Paese è ovviamente fortemente contrario. Alla proposta degli Eurobond l’esecutivo comunitario ha continuato ad opporre restistenza, e di aiuti concreti per aiutare l’Italia ad affrontare l’emergenza ne sono arrivati ben pochi.
Questo non fa che aumentare il malcontento dell’Italia, al punto che qualche dubbio su questa Europa sta affiorando anche nelle menti degli europeisti più convinti.
Un malcontento che è diventato ormai tangibile, cui si fa riferimento nell’editoriale di Wolfgang Munchau sul Financial Times, e che non lascia indifferente nemmeno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che prima di Pasqua ha dichiarato: “spero che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’Europa”.
Serve insomma che l’Europa faccia qualcosa in più, serve probabilmente un intervento mirato a sostegno dell’econmia italiana, chiaramente la più a rischio a causa dell’emergenza coronavirus.
Un contesto nel quale gli euroscettici italiani non possono che proliferare, così la Lega di Matteo Salvini che per ora stando agli ultimi sondaggi non sembra particolarmente in forma, potrebbe cavalcare l’onda del malcontento ed uscire trionfante alle prossime elezioni politiche. Una volta formato un Governo ancor più euroscettico, è facile che nel programma ci sia proprio l’uscita dell’Italia dall’Ue.
L’Italexit insomma sembra sempre meno uno scenario lontano, ma quali sarebbero le conseguenze? Gli investitori tremano al solo pensiero, ma come mai? Il motivo è da ricercarsi nelle conseguenze che il divorzio produrrebbe prima di tutto sulla valuta.
Se si abbandonasse l’Euro tornando alla Lira, si ritiene che la moneta italiana si svaluterebbe pesantemente, rendendo di colpo insostenibile il debito pubblico.
Il rapporto debito pubblico/PIL è di per sé già molto preoccupante da prima della crisi legata al coronavirus, ed è inevitabilmente destinato a peggiorare, tanto che l’FMI ha preannunciato per l’Italia una delle più gravi crisi dopo la grande depressione del ’29.
Questo scenario, abbinato al problema di non poter contare più su una valuta forte, danneggerebbe pesantemente i risparmiatori e gli investitori italiani, che detengono una parte del debito. Ne deriverebbe una situazione di grande incertezza che si ripercuoterebbe sui titoli di Stato italiani a lungo termine, e questo comprometterebbe alla fine le finanze pubbliche.
Ma ci sarebbero anche degli effetti positivi in caso di Italexit? Un vantaggio si potrebbe avere nell’esportazione, grazie ad una valuta più debole al posto dell’Euro, ma il costo complessivo di questo passaggio, considerate le conseguenze negative per tutti i settori colpiti dall’Italexit, sarebbe superiore ai vantaggi.
Con la svalutazione della moneta aumenterebbe inevitabilmente l’inflazione, e mentre l’export ne trarrebbe beneficio, i costi dell’importazione non potrebbero che aumentare.
Brexit e Italexit
Se l’Italia decidesse un giorno di uscire dall’Ue sarebbe il secondo grande Paese a farlo, visto che la Gran Bretagna l’ha preceduta su questa strada. Gli elettori britannici si sono espressi a favore dell’uscita del Regno dall’Ue nel giugno 2016, dopodiché è stata intavolata una lunga e complessa trattativa che alla fine grazie anche all’impegno del primo ministro Boris Johnson, ha condotto il Paese alla Brexit.
L’Italexit però rappresenterebbe però qualcosa di molto diverso, prima di tutto per via del fatto che l’Italia, a differenza della Gran Bretagna, non ha conservato la sua moneta, ma ha adottato appunto l’Euro, che è tra l’altro la seconda valuta più usata al mondo.
Bisogna inoltre considerare che l’Italia è la terza economia dell’eurozona, dopo Germania e Francia, ed è anche per questo che un’eventuale Italexit produrrebbe effetti dirompenti non solo per l’Italia, con la svalutazione della sua moneta, ma anche per il resto d’Europa, coinvolgendo perfino altri Paesi del mondo.
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