Le strategie per il contenimento del contagio che verranno adottate nella cosiddetta Fase 2, quella di convivenza con il virus, prendono forma col passare dei giorni, e verranno illustrate per filo e per segno entro la prossima settimana.
Intanto però il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha anticipato al Parlamento, in seguito al vertice con i vari ministri e il numero uno della task force di esperti, Vittorio Colao, quali saranno i 5 pilastri su cui si baserà la ripartenza delle attività. I punti fermi insomma dovrebbero essere:
- Uso delle mascherine e distanziamento sociale
- Potenziamento dei servizi di prevenzione e rsa
- Covid Hospital in tutte le Regioni
- Tamponi e test sierologici
- Tele-assistenza e mappatura dei contagi attraverso la App Immuni
Nel frattempo è stato confermato dallo stesso premier che entro la settimana sarà reso noto il programma nazionale delle aperture che avverranno a partire dal 4 maggio. Prima però si terranno diverse riunioni di confronto tra l’esecutivo e i vari soggetti interessati, a cominciare proprio dalle parti sociali, vale a dire categorie imprenditoriali e sindacati.
Il confronto dovrebbe essere avviato nelle prossime ore, al più terdi entro la giornata di venerdì, ma non possiamo escludere che i tempi vengano stretti ulteriormente. Entro le 16 il presidente del Consiglio dovrebbe convocare la cabina di regia con gli enti locali, alla quale prenderanno parte in rappresentanza delle Regioni i Governatori Stefano Bonaccini, Attilio Fontana e Nello Musumeci, mentre per i Comuni saranno Antonio Decaro, Virginia Raggi e Roberto Pella. Per le ore 19 di oggi è invece programmato il Consiglio dei ministri sul Def.
“Stiamo elaborando un programma di progressive riaperture che sia omogeneo su base nazionale e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali tenendo sotto controllo la curva del contagio” ha detto il premier in Parlamento, elencando poi i 5 assi del piano sanitario che verrà messo in atto.
Un “determinante” contributo è atteso da parte di Vittorio Colao, che nella sua relazione riassume i risultati della lunga riunione tenuta con gli altri esperti della task force nominata dal Governo per gestire la cosiddetta Fase 2. Vi si troveranno contenute le prime indicazioni che l’esecutivo potrebbe decidere poi di girare alle Regioni e agli Enti locali.
Ed è proprio da Colao che arriverebbe la conferma di una ripartenza graduale e differenziata. Il premier ha però sottolineato che la stessa sarà anche omogenea, cioè avverrà in base a linee guida valide per tutte le Regioni. “Dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni e fare il possibile per preservare l’integrità del nostro tessuto produttivo” ha chiarito Conte “il motore del Paese deve avviarsi ma sulla base di un programma ben strutturato”.
Quanto alle attuali restrizioni, non dureranno oltre il 3 maggio, e per alcuni settori potrebbe persino esserci una ripartenza anticipata, magari già dalla prossima settimana. In questa prospettiva si farà affidamento sul documento messo a punto dall’Inail che è stato già approvato dal comitato tecnico-scientifico, nel quale sono elencati tutti gli indici di rischio per i vari codici Ateco.
I criteri che vengono presi in considerazione dall’Inail nell’assegnazione del punteggio sono sostanzialmente tre:
- esposizione al virus
- prossimità dei lavoratori
- aggregazione
Solo alcuni comparti sono riusciti ad aggiudicarsi l’assegnazione di un indice di rischio medio/basso, e sono:
- automotive
- moda/tessile
- abbigliamento
- metallurgia e siderurgia
- costruzioni
L’indice di rischio però è solo una delle condizioni per la ripartenza anticipata. Di fondamentale importanza risulterà essere il rispetto dei protocolli di sicurezza che sono stati messi a punti dalle parti sociali e comprendono:
- termoscanner
- sanificazione degli ambienti
- dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti)
Ci sono poi tutte quelle garanzie che devono essere le stesse Regioni a fornire, come l’adeguata presenza sul territorio dei Covid Hospital, la stabilizzazione dei quali dovrebbe essere contenuta nel decreto aprile, piani di mobilità volti ad evitare assembramenti, trasporti pubblici.
Lo scopo delle varie norme che dovranno essere seguite nella Fase 2 è chiaramente quello di garantire il massimo livello di sicurezza, e quindi la possibilità di interventi tempestivi in grado di spegnere eventuali nuovi focolai prima che si espandano.
La linea del Governo fin qui descritta trova pieno assenso da parte del comitato tecnico scientifico, che ha insistito molto affinché si abbia un approccio estremamente prudente, contrapposto a quello suggerito da chi spingeva per un ritorno alla totale normalità già dal 4 maggio.
Sarà durante il fine settimane che il premier Giuseppe Conte ufficializzerà le linee guida che tracceranno lo svolgimento della Fase 2. Si terrà conto, ha anticipato il premier delle “peculiarità territoriali”, quindi se da una parte ci saranno delle prescrizioni generali, come l’obbligo di indossare le mascherine e di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale, o le regole riguardanti l’uso dei mezzi pubblici, dall’altra alcune norme varranno solo per alcune realtà che presentano determinate criticità.
Si fa l’esempio della restrizione relativa al divieto di lasciare il proprio Comune di residenza o a quella di non poter passeggiare, che potrebbero essere cancellate nelle zone in cui la linea del contagio risulta drasticamente ridotta.
Discorso molto simile per le attività produttive, commerciali e dei servizi, il cui ritmo di lavoro dipenderà molto dal rischio contagio specifico. Qui ad esempio si potrebbe fare una distinzione tra attività che prevedono la somministrazione di cibi e bevande all’aperto, che potrebbero partire prima, e locali come molti ristoranti, per i quali si potrà inizialmente effettuare solo il servizio d’asporto.
Il pericolo sempre presente, purtroppo, è quello del ritorno del virus, al quale si deve necessariamente essere pronti. Ed è proprio in considerazione di ciò che il Commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, spinge perché sia resa operativa il prima possibile l’App Immuni, che consentirebbe di tracciare i movimenti e i contatti di chi è risultato positivo al test del Covid-19.
La app risulterà efficace solo se ad utilizzarla sarà almeno il 60% dei cittadini, un target abbastanza alto che potrebbe anche non essere raggiunto, rendendo la app praticamente inutile. In un primo momento si era infatti parlato di ‘incentivi’ per spingere ad usare la app, come limitazioni agli spostamenti per chi non la utilizza.
Il presidente del Consiglio ha però escluso anche questa ipotesi, garantendo che non solo la app sarà utilizzata su base volontaria, ma che non ci saranno alcune limitazioni o penalità per chi invece decida di non scaricarla. In ogni caso, assicura il premier Conte, l’uso della app Immuni avverrà nel pieno rispetto della privacy per quel che riguarda il trattamento dei dati sensibili.
Conte ha anche assicurato ai partiti che sostengono l’attuale maggioranza, ma anche a quelli all’opposizione, che ci sarà un “pieno e stringente” coinvolgimento del Parlamento. La stessa rassicurazione è stata fatta anche dal ministro della Salute, Roberto Speranza, durante l’incontro coi capigruppo parlamentari.
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