Sono state completate le nomine delle partecipate statali, da Enel a Mps, da Enav a Aise, ma c’è un nome in particolare che ha messo in subbuglio il Movimento 5 Stelle, quello dell’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, confermato nonostante alcune ombre sul suo conto, ombre che secondo una parte del M5s avrebbero dovuto portare ad una scelta diversa.

Il ministero dell’Economia, come riportato dall’Ansa, ha confermnato le nomine di Francesco Starace come amministratore delegato dell’Enel, di Claudio Descalzi per l’Eni, di Alessandro Profumo per Leonardo, e Matteo Del Fante per Poste Italiane.

Ci sono poi le nomine dei presidenti delle partecipate. All’Enel arriva Michele Crisostomo, all’Eni Luisa Calvosa, in Leonardo Luciano Carta, Maria Bianca Farina in Poste Italiane, e ancora Valentina Bosetti in Terna, Francesca Isgrò alla presidenza di Enav e Patrizia Grieco in Mps.

Guido Bastianini viene nominato Ad di Mps, Stefano Donnarumma al vertice di Terna e Paolo Simioni alla guida dell’Enav. Due nomi, questi ultimi, che sono piaciuti alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, che li ha definiti “due fuoriclasse”. “Donnarumma in Acea ha fatto fare un salto in avanti all’azienda” dice la Raggi “Simioni ha salvato Atac da un abisso senza fine che era quello del fallimento”.

Soddisfatto anche Matteo Renzi, che commenta: “dalla vicenda esco come il vincitore morale pur non avendo partecipato: le persone da noi indicate sei anni fa sono state confermate senza che io abbia dovuto lottare per loro perché ne è stato riconosciuto il valore” uno dei quali è appunto il Claudio Descalzi che secondo parte del M5s non doveva essere confermato in quanto indagato e attualmente sotto processo.

Giorgia Meloni intanto non espire pareri sui nomi, ma sul fatto che in questo momento il Governo dovrebbe concentrarsi su ben altre priorità. “Mentre in Italia tutto è sospeso, le elezioni non si celebrano, i processi non si fanno, le messe nemmeno e tutti siamo fermi, la maggioranza nei giorni scorsi è stata ore e ore a fare trattative per spartirsi le poltrone delle nomine dei consigli di amministrazione delle partecipate statali” dice la leader di Fratelli d’Italia “una roba che grida vendetta, è vergognosa”.

Il Movimento 5 Stelle diviso sulla nomina di Claudio Descalzi

La conferma di Claudio Descalzi come amministratore delegato di Eni non è piaciuta a tutta quella frangia meno incline a ‘chiudere un occhio’ del Movimento 5 Stelle. Sono stati i cosiddetti “duri e puri” del MoVimento a storcere il naso, con in prima linea inevitabilmente Alessandro Di Battista.

Il motivo per cui non piace il nome di Claudio Descalzi è legato alle vicende giudiziarie in atto sul suo conto. Insomma non esattamente il profilo tipo di un movimento che ha fatto dell’onestà il proprio modus vivendi.

Descalzi è coinvolto, sempre stando a quanto riportato dall’Ansa, in alcune vicende giudiziare, e per l’esattezza risulta sotto processo a Milano per la presunta tangente in Nigeria, ed anche sotto indagine per un conflitto di interessi per quel che riguarda appalti per 300 milioni di dollari che sono stati affidati dall’Eni in Congo a delle società riconducibili alla moglie.

In effetti se queste ipotesi al vaglio dei magistrati dovessero essere confermate, la nomina di Descalzi non potrebbe che proiettare delle ombre non solo sul Movimento 5 Stelle nel suo insieme, che già non attraversa il suo miglior periodo, ma in particolare su quanti si sono scagliati contro Di Battista per aver espresso le sue ‘perplessità’ su questa nomina.

Pare che il conflitto interno al MoVimento sia iniziato quando il Dibba ha chiesto ai colleghi di partito di bloccare “la nomina a qualsiasi livello, di coloro che, sulla base delle nostre regole, non potrebbero neanche essere candidati al consiglio di circoscrizione”.

Un concetto semplice e coerente, condiviso anche da altri esponenti del M5s, come Giulia Grillo, che ha parlato di un “problema di democrazia interna” al movimento. “Alessandro Di Battista si è unito ad una richiesta che io e altri parlamentari condividiamo e stiamo portando avanti, puntare il dito contro di lui come l’uomo che vuol far tremare la terra sotto ai piedi di Conte è sbagliato e fuorviante, ma ahimé strategico per chi vorrebbe zittirci, spostando l’attenzione dal focus principale” ha detto l’ex ministra.

“Questo delle nomine di Stato è anzitutto un problema interno alla forza politca M5s” ha scritto ancora la Grillo sul suo profilo Facebook “c’è un problema di democrazia interna, e cercare di nasconderlo non fa che acuirne la presenza”. Sulla stessa linea un’altra ex ministro, Barbara Lezzi, che aggiunge: “gli off contro Di Battista fanno ridere i polli”.

Qualcuno però ci è andato giù pesante, e alla proposta di Di Battista di chiedere al Governo di bloccare la riconferma di Descalzi come Ad dell’Eni ha accusato il collega grillino di voler “spaccare il Movimento”.

“In questa fase cerca di dividere tra chi è duro e puro e chi è ‘venduto'” dicono alcuni che si collocano nella seconda delle due categorie citate, e intanto si prepara un’assemblea degli eletti, che si terrà rigorosamente in videoconferenza, con il reggente Vito Crimi che tenterà di fare il punto.

L’eurodeputato Ignazio Corrao del M5s, intervistato dall’Adnkronos, annuncia che ci sono già 50 adesioni tutte “spontanee”. “Quanti sono i parlamentari? Una trentina” spiega Corrao, ma tra i firmatari ci sono anche diversi consiglieri regionali.

Il conflitto tra i due ‘schieramenti’ si è consumato nelle chat interne del Movimento, dove è venuta fuori quella che è stata soprannominata la ‘Dibba’s List’. “Facciamo la lista dei puri e la lista dei coglioni” dice Gabriele Lorenzoni, che accusa Di Battista di fare “l’opposizione dall’esterno” cosa che a suo dire “ha sempre fatto da due anni a questa parte”.

Il commento di Gilda Sportiello è persino più pesante. “Esistono sciacalli e sciacalli” dice “chi come Salvini lo fa a modo suo e chi ogni tanto resuscita per tenere caldo il suo posto al sole”. E qualcuno prova a lanciare una specie di sfida a Di Battista e a chi come lui ritiene che la nomina di Descalzi andrebbe bloccata.

“Abbiano il coraggio di firmare una sfiducia al Governo” dice la compagna del reggente Vito Crimi, Paola Carinelli “se no sono solo codardi”. “È folle scatenare una conta… è evidente che la quarantena sta dando alla testa” dice ancora la Carinelli, come se proporre di bloccare la nomina di un indagato fosse da pazzi insomma.

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