Nella giornata di oggi, con l’incontro dell’Eurogruppo, potremo finalmente iniziare a capire chi avrà la meglio tra Falchi e Colombe, o in altre parole avremo modo di scoprire quale politica economica verrà adottata alla fine: una più rigida come auspicato soprattutto dai Paesi del Nord Europa come l’Olanda ad esempio, oppure una più flessibile, su cui stanno spingendo i Paesi in maggior difficoltà per via dell’emergenza coronavirus.

Angela Merkel per il Mes Light, ma apre ai Coronabond

Intanto Angela Merkel torna a parlare del Mes, vero nodo della questione. “L’Europa si trova davanti alla più grande prova dalla sua nascita” dice la Cancelliera tedesca in conferenza stampa da Berlino “una grande prova per la salute, tutti i membri sono colpiti. Uno shock simmetrico, come si dice in gergo tecnico”.

Ed è proprio in queste parole che in teoria troviamo già una risposta circa l’utilizzo del Mes per sostenere le economie dei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi economica derivante principalmente dall’applicazione delle misure restrittive necessarie per contenere la diffusione del contagio.

Infatti è stato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, solo qualche giorno fa a sottolineare che il Mes è pensato come strumento da utilizzare in caso di shock “asimmetrici” e non è questo il caso, come ha appunto confermato la stessa Angela Merkel.

Eppure rinunciare all’uso del Mes non sembra essere tra i progetti del Governo tedesco. La Merkel infatti ha parlato do uno shock simmetrico, ma spinge per il Mes “light”. “È interesse di tutti e della Germania che l’Europa ne esca forte” ha sottolineato la Cancelliera tedesca “le nostre economie sono strettamente connesse tra di loro: dunque la risposta può essere solo più Europa, un’Europa che funzioni meglio in tutte le sue parti, particolarmente in quei Paesi dell’Euro che sono più colpiti”.

Si parla della ricostruzione, proprio come dopo una guerra, ma in questo caso è più una ripartenza anche se la sostanza non cambia poi tanto. Ne parla ancora la Merkel che guardando al futuro dice: “avremo bisogno di un programma di ricostruzione dopo questa difficile cesura, anche a livello europeo, non solo a livello delle nazioni. E anche qui la Germania è pronta a fare la sua parte“.

Il Mes, secondo la Cancelliera, potrebbe essere un ottimo punto di inizio per una sorta di nuovo “Piano Marshall” in quanto presenta linee di credito precauzionali legate a condizionalità “minime” che permettono di “creare sicurezza per tutti”. Un Mes Light che, seppur a malincuore sembrano essere tutto sommato disposte ad accettare sia la Francia che la Spagna, ma non l’Italia.

In Italia Conte dice no al Mes, con lui M5s e Lega

Convergono sul tema dell’uso del Mes per sostenere economicamente i Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus, maggioranza e opposizione, ma più che altro colpisce il fatto che persino il leader della Lega, Matteo Salvini, si sia espresso contro il Mes sposando la linea del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, suo “nemico giurato” da quando cadde il Governo giallo-verde.

Niente Mes insomma, neppure nella sua versione “Light” tanto caldeggiata dalla Germania di Angela Merkel, e su questo è d’accordo anche il Movimento 5 Stelle, da sempre molto scettico sull’uso del Mes, e maggior ragione come strumento da utilizzare in caso di crisi economica dovuta a quello che è stato definito uno “tsunami” di portata storica.

Uno shock simmetrico che poco ha a che vedere con le scelte operate da chi guida il Paese, e che pertanto non può essere affrontato con uno strumento che nasce con tutt’altre finalità e che pertanto ha caratteristiche che lo rendono totalmente inappropriato.

Per il premier non ci sono dubbi, e lo ha ribadito ancora nel corso della conferenza stampa di ieri, quando ha presentato il decreto Liquidità. “Mes no, Eurobond sì” ha chiarito Conte “il Mes è inadeguato. Gli Eurobond sono una soluzione, una risposta seria e adeguata”.

Sembra però che in qualche modo Germania e Francia un accordo lo abbiano già trovato, ma il presidente del Consiglio non intende arrendersi. Resta contrario all’uso del Meccanismo Europeo di Stabilità, e in una sorta di appello alla Germania ha assicurato ai Tedeschi che gli eurobond, o coronabond in base agli accordi, non avrebbero danneggiato i conti di Berlino.

Conte ha conservato toni concilianti, ricordando l’importanza di una risposta unitaria da parte dell’Europa nell’affrontare una emergenza di tale portata, una sfida storica per l’Ue.

Matteo Salvini contro il Mes “fa il male dei nostri figli”

Contrario al Mes è anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che minaccia di sfiduciare il Governo se dovesse alla fine accettare l’uso del fondo salva-Stati. Così pure Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che da sempre ha condotto, insieme a tutte le forze politiche euro-scettiche, una sua battaglia contro il Meccanismo Europeo di Stabilità.

La linea da seguire è quella di un no deciso, un messaggio chiaro che il leader del Carroccio ha ribadito con un post su Facebook, dove scrive: “altro che ‘condizionalità’… Il MES è una TRUFFA e fa rima con fregatura, rapina e furto. Possono mettere tutti gli aggettivi che vogliono: light, leggero, simpatico, carino, ma chiunque parli in Europa o, peggio, al Governo in Italia di Mes fa il male dei nostri figli. Punto”.

Le condizionalità cui fa riferimento Salvini nel suo post sono quelle di cui ha parlato recentemente il Commissario europeo Paolo Gentioloni, che ha offerto una timida apertura al Mes, solo se con nuove condizioni, che lo rendano di fatto uno strumento “completamente diverso”.

Se non altro il Mes, così com’è in Italia non piace a nessuno, nemmeno ai meno euroscettici, come Gentiloni. Ma cosa succederà se nell’incontro dell’Eurogruppo l’Ue dovesse esprimersi in maniera diversa dalla ormai chiara posizione dell’Italia?

Mes, accordo già raggiunto: ECCL con condizioni da rispettare

Secondo alcune indiscrezioni sull’Eurogruppo, un accordo sul Mes sarebbe stato già raggiunto tra l’Italia e i Paesi dell’Europa del nord. O almeno questo è quanto viene riportato da Milano Finanza, dove si accenna ad una possibile intesa sulla tanto discussa questione dell’utilizzo del Fondo salva Stati per sostenere i Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus.

La decisione dovrebbe essere ufficializzata nella giornata di oggi, al termine dell’incontro dell’Eurogruppo, ma quale sarebbe questa decisione? Sappiamo che nell’ultimo incontro la Germania ha respinto la proposta degli eurobond/coronabond avanzata dall’Italia, e ad esprimersi in maniera contraria sono stati anche altri Paesi del nord Europa come l’Olanda, che in tal senso si è schierata in prima linea.

Questo ha inevitabilmente nutrito dubbi e polemiche sulla concretezza di una unione che evidentemente non è particolarmente solidale tra i Paesi che ne fanno parte. Ed eccoci al possibile accordo di cui si vocifera e del quale sapremo di più, si ritiene, entro la fine della giornata.

Secondo quanto riportato da MF, che avrebbe appreso la notizia da fonti europee a conoscenza della materia, l’Ue ricorrerà alla fine alla Pandemic Crisis Support Enhanced Conditions Credit Line, vale a dire una linea di credito anche nota con l’acronimo ECCL, che però è riconducibile agli strumenti in mano al Meccanismo Europeo di Stabilità.

Come funziona la ECCL? La linea di credito che verrà probabilmente per far fronte alle spese che i vari Stati membri sostengono per far fronte all’emergenza coronavirus resterà aperta per 12 mesi, un periodo che all’occorrenza potrà essere anche esteso. Si tratta però di un prestito a tutti gli effetti, e in quanto tale dovrà essere restituito nell’arco di 5 e 10 anni.

Attraverso il MES inoltre si potrà finanziare in aggiunta una linea di credito emettendo Social Stability Bonds. Tutte novità che potrebbero essere comunicate nella giornata di oggi all’Eurogruppo. Sarà così che secondo quanto riportato da MF si andranno a finanziare alcuni ambiti specifici dei Paesi membri, e “nello specifico i servizi sanitari e le misure adottate o da adottare in contrasto allo scoppio della pandemia”.

L’accesso al Mes avverrà, secondo Milano Finanza con un rapporto deficit/PIL sotto il 2% e nel rispetto delle regole fiscali europee, con commissioni che potrebbero non essere applicate, oppure solo ridotte.

Nessuna novità invece per quel che riguarda gli eurobond. La linea che la Germania e i Paesi del Nord Europa sembrano voler seguire sarebbe invece quella del “piano Marshall” da 1.500 miliardi di euro, varato con la condizione che gli Stati dovranno implementare una serie di riforme interne in più occasioni richieste dall’Europa nel corso degli ultimi anni.

Cosa succede in Italia se si usa il Mes per l’emergenza coronavirus?

Non sappiamo ancora con certezza quali saranno le decisioni che verranno prese nella giornata di oggi all’incontro dell’Eurogruppo, ma in Italia si inizia a temere, e probabilmente a ragione, che alla fine per sostenere le economie dei Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus si ricorrerà al fondo salva Stati, il Mes.

Voci di corridio parlano di un accordo già raggiunto, e quindi alla fine sarà attraverso il Mes che si andranno a finanziare quelle misure che serviranno all’Italia, e agli altri Paesi, per superare la crisi dovuta al coronavirus.

Se si usa il Mes l’Italia riceve denaro in prestito, denaro che naturalmente dovrà restituire, e per farlo è difficile pensare che si possano evitare riforme lacrime e sangue, come aumento delle tasse, IVA alle stelle, diminuzione di bonus e agevolazioni varie, insomma in qualche modo quei soldi dovranno tornare al ‘legittimo’ proprietario.

La soluzione che si prospetta insomma sembra quella del MES, strumento attraverso il quale si potrà aprire una linea di credito di importo massimo pari al 2% del PIL dell’Eurozona. Si lavora per ridurre, o auspicabilmente annullare, le condizioni necessarie per accedere al prestito, ma non è questa la parte davvero difficile.

Una volta approvato l’uso del MES per sostenere le economie dei Paesi membri, la BCE procederà con un massiccio acquisto di titoli di Stato dai Paesi membri attraverso le OMT, acronimo che sta per Outright Monetary Transactions.

Sarebbe questo il modo in cui si procederebbe con il salvataggio della terza economia d’Europa, l’Italia, che però è al contempo una di quelle coi conti meno in regola di tutto il Vecchio Continente, e pertanto una di quelle che l’Ue tiene maggiormente d’occhio. Una economia, la nostra, che già da prima della pandemia di coronavirus, era quasi totalmente dipendente dalla Banca Centrale Europea nel contenimento dei tassi di interesse.

Se si usa il MES 39 miliardi di debito da pagare in 10 anni

In Italia, se si userà il MES, arriveranno circa 39 miliardi di euro, come lo stesso ministro delle Finanze tedesco Scholtz ha sottolineato. Questi soldi però dovranno anche tornare indietro, dopo che verranno usati per sostenere il sistema sanitario nazionale, e tutte le misure a supporto dell’economia resesi necessarie in risposta alla crisi legata alla diffusione del coronavirus.

Quanto tempo avremo per restituire questi 39 miliardi? 10 anni al massimo, e considerato che le cose non andavano particolarmente bene prima, avendo faticato nell’ultima manovra economica anche solo per scongiurare l’aumento dell’IVA innescato dalle clausole di salvaguardia. Soldi che vanno restituiti però, come per tutti i debiti che vengono contratti, salvo quelli definiti ‘immorali’ ma questo è un altro discorso.

Insomma una volta usati i soldi del Mes il debito andrà ripagato, e non importa se sindaci e Governatori scrivono alla Germania per ricordare che nel dopguerra gli altri Paesi cancellarono metà del suo enorme debito.

Ma come farà l’Italia a saldare questo debito? Non è difficile immaginare che vista la situazione in cui siamo ora, e quella in cui eravamo prima della pandemia, l’Italia avrà bisogno di un vero e proprio boom economico, nel quale ora come ora credere risulta alquanto difficile ai più.

Quindi se si usa il Mes in Italia cosa dobbiamo aspettarci? Possiamo farci un’idea guardando una delle tante versioni del piano di salvataggio della Grecia del 2015. In questo caso i creditori erano la BCE e l’FMI, e non il MES in sé, ma il risultato cambierebbe poco.

In Italia per ripagare il debito con il fondo salva Stati possiamo aspettarci quello che accadde in Grecia, vale a dire aumento delle tasse sulle società di spedizione, l’IVA al 23% anche su servizi come catering e ristorazione, l’eliminazione della pensione di solidarietà, il taglio di circa 300 milioni di euro di spesa militare, la privatizzazione di porti. Lì ci fu anche la vendita della partecipazione della società di telecomunicazione OTE.

E se l’Italia non riesce a pagare?

L’uso del Mes comporta, secondo le stesse regole che lo definiscono dalla sua nascita, come stabilite dal Trattato UE, l’assunzione della responsabilità del controllo post-programma da pare della Commissione e dei rappresentati dei Governi membri.

Il Mes spiega che tale misure si rende necessaria perché “se un Paese dovesse mancare un pagamento programmato, potrebbe mettere in discussione la capacità del MES di agire in una crisi futura influenzando la capacità finanziaria e l’affidabilità creditizia”.

I soldi presi in prestito dal fondo salva Stati dovranno essere restituiti, e in tal senso il MES tiene costantemente d’occhio le scadenze di interessi, commissioni e rimborsi con un minimo di 12 mesi di anticipo. Sempre con un anno di anticipo viene analizzato il bilancio dello Stato debitore, e si tiene chiaramente conto delle sue prospettive di crescita economica basandosi sulle analisi della Commissione UE.

La Commissione incaricata di valutare i rischi interni al MES potrebbe quindi prospettare dubbi circa la capacità di uno Stato, l’Italia nel nostro caso, di adempiere agli obblighi connessi al pagamento del debito. Il Mes provvede in tal caso a consultare la Commissione Ue e la BCE, per prendere in considerazione eventuali provvedimenti.

L’Italia potrebbe accettare il Mes ma solo a queste condizioni

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato molto chiaro sul Mes, l’Italia non ne approverà l’uso nel contesto della crisi legata al lockdown per il coronavirus. C’è però una trattativa in atto, che è iniziata con l’incontro dell’Eurogruppo, che nella giornata di oggi sembra essere finalmente giunto ad un accordo sull’uso del Mes.

Un accordo che però è solo la base di partenza, con una strada ancora lunga prima di arrivare a definire quali saranno gli strumenti che l’Europa affiancherà a quelli già in funzione, per fronteggiare la crisi economica causata dalla pandemia.

Lunga quindi si presenta ancora la trattativa tra i Capi di Governo dei vari Paesi, e Conte ha già detto che il suo obiettivo è quello di arrivare al debito comune, che l’Italia non voterà l’uso del Mes e che serve uno strumento che sia più simile possibile agli Eurobond.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha invece mostrato minore determinazione in tal senso, ed ha aperto al possibile utilizzo del Mes, seppur diverso da quello che il suo Trattato prevede. L’uso del Mes insomma potrebbe anche essere approvato dall’Italia, ma ad alcune condizioni.

  1. Il Mes potrebbe essere inserito al più presto nei meccanismi dell’UE, cosa che sarebbe dovuta avvenire entro il 2017, ed in questo modo cesserebbe di essere uno strumento intergovernativo ma finirebbe sotto il controllo della Commissione Europea, quindi del Parlamento europeo e per estensione dei Paesi membri. Diventerebbe quindi uno strumento dell’Ue a tutti gli effetti.
  2. Il Mes potrebbe trasformarsi in una Cassa Depositi e Prestiti Europea, ed in questo caso avrebbe anche il compito di emettere a medio termine dei Sustainable Bonds che andrebbero a supportare in particolare gli enti locali e regionali insieme alle Piccole e Medie Imprese, che sono le realtà più impattate dall’emergenza coronavirus.

    Questi verrebbero quindi aiutati in quel processo di sviluppo socialmente sostenibile, ed il Mes in questa forma sarebbe uno strumento comunitario di accompagnamento dello European Green Deal.

  3. L’intervento del Mes dovrebbe essere legato all’uso del Fonds de solidarité temporaire, come da proposta del Governo francese, attraverso il quale, per un periodo di 5 anni verrebbero emessi a breve termine degli Eurobond che verrebbero garantiti appunto dal Mes e non dagli Stati membri. Si tratterebbe quindi di uno strumento di accompagnamento dello European Recovery Plan necessario per la ricostruzione.
  4. Servirebbe un accordo tra il Parlamento Europeo e il Consiglio sul Quadro Finanziario Pluriennale. Questo è già in programma, ma dovrebbe essere avviato il 1° gennaio 2021 ed avere come base la proposta cui sta lavorando la Commissione Von der Leyen.

    Questo sostituirebbe il progetto di regolamento presentato dalla Commissione Junker il 2 maggio 2018, e sarebbe fondato su una periodicità quinquennale invece che settennale, e su risorse proprie già esistenti, cioè dazi, prelievi agricoli, quota dell’IVA, imposte sugli stipendi della funzione pubblica europea, ma anche nuove risorse, come web tax, border carbon adjustment, lotta all’elusione fiscale, tassa sulle transazioni finanziarie.

    Grazie a queste nuove forme di finanziamento si potranno ridurre gradualmente i contributi nazionali dei Paesi membri. In questo modo si porrebbe fine alla situazione attuale, caratterizzata dalla presenza di Paesi contributori e Paesi beneficiari. Si getterebbero così le basi per un bilancio europeo, e le migliori premesse per una ripartenza dell’economia.

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