Arriva dal reggente Vito Crimi, alla guida del Movimento 5 Stelle da quando Luigi Di Maio ha rassegnato le dimissioni da capo politico e fino a data da destinarsi, un appello contro il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità).
Crimi ha preso posizione contro “l’attuale classe dirigente europea” rea di non aver capito, di fronte all’emergenza coronavirus, che “le idee che hanno guidato finora la politica economica sono profondamente sbagliate”.
Rivolge quindi una richiesta alla Banca Centrale Europea e all’Unione Europea perché si cambi rotta. Il Fiscal Compact deve essere necessariamente messo da parte, imboccando invece la via del “whatever it takes” indicata dall’ex Presidente della Bce Mario Draghi.
Il capo politico del Movimento 5 Stelle quindi, in questi giorni di fermento per l’Europa, giorni in cui si stanno discutendo gli strumenti da utilizzare per aiutare i Paesi membri a far fronte all’emergenza coronavirus, condivide l’appello pubblicato sulla rivista Micromega e sottoscritto da 67 economisti italiani, molti dei quali sono professori universitari.
L’appello è stato poi sottoscritto da altri 36 economisti, che hanno portato il totale dei firmatari oltre quota 100. Si tratta per la maggior parte, come accennato, di docenti di scuole e università italiane, da La Sapienza di Roma alla Bocconi di Milano, alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa.
Vengono riprese le parole della presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che, si legge nell’appello pubblicato su Micromega, hanno fatto perdere credibilità agli annunci rilasciati poco dopo.
La BCE infatti, dopo che la Lagarde ha stroncato le speranze di ripresa economica degli Italiani con un discorso in cui in estrema sintesi diceva al Paese d’Europa più colpito dall’epidemia di arrangiarsi, ha deciso di annunciare un Quantitative Easing da 750 miliardi.
Una manovra che è apparsa più che altro finalizzata a mettere una pezza sull’intervento della neo-presidente della Bce. Ora gli economisti sono preoccupati e chiedono una revisione delle “regole di funzionamento dell’Unione” e per quel che riguarda il fondo salva-Stati non usano mezzi termini, affermando che “non è in grado di salvare nulla” essendo invece “uno strumento di disciplina che gli Stati egemoni vogliono usare per imporre il loro dominio su quelli che cadano in difficoltà”.
Il Movimento 5 Stelle ancora una volta contro il MES
Il reggente del Movimento 5 Stelle, con un post sulla sua pagina facebook pubblicato anche sul Blog delle Stelle, ha detto chiaramente che sottoscrive l’appello degli economisti. “Perché molti dei punti da loro proposti mi trovano assolutamente d’accordo” dice Vito Crimi “purtroppo l’Europa dei vincoli e dell’austerità resiste, non ha ancora mollato gli ormeggi. Se non si deciderà di farlo una volta per tutte, questa sarà la sua condanna”.
La posizione del Movimento è sempre stata molto critica per quel che riguarda il Meccanismo Europeo di Stabilità, ed ora lo è più che mai. “Il Mes è una delle zavorre di cui ci dobbiamo definitivamente liberare per costruire finalmente l’Europa del XXI secolo, un’Europa che sia in grado di sopravvivere ai cambiamenti che stiamo vivendo e di dare risposte ai popoli che ne fanno parte”.
Le richieste nell’appello firmato da oltre 100 economisti italiani
Sono quattro le richieste contenute nell’appello degli economisti rilanciato dai 5 Stelle, tutte rivolte alla Bce e sono necessarie nell’immediato, affermano loro stessi.
Prima di tutto si chiede che la Bce confermi la sua disponibilità a mettere in atto “interventi illimitati in base a quanto necessario”. Poi gli acquisti di titoli pubblici non devono più avvenire “in base alle quote di capitale della Banca che ogni Stato possiede, ma in base alla necessità di contrastare la speculazione”.
La terza richiesta che gli economisti rivolgono alla Banca Centrale Europea è quella di annunciare che i titoli sovrano acquistati “saranno rinnovati indefinitamente“. Infine chiedono alla Bce di trovare “la formula giuridica compatibile con i Trattati per acquistare a titolo definitivo bond senza scadenza emessi dagli Stati, con rendimento zero o prossimo allo zero, da collocare poi presso le Banche centrali nazionali”.
Ci sono poi cinque richieste che vengono invece rivolte ai Governi dei Paesi membri. Prima di tutto si chiede di abbandonare l’idea “che la crescita economica possa essere affidata alle sole esportazioni”, in secondo luogo di accettare il fatto che le prescrizioni contenute nel Fiscal Compact “vanno lasciate cadere” e di concordare sul fatto che “il pareggio di bilancio debba valere solo per le spese correnti”.
Gli economisti ritengono che la politica fiscale possa essere “usata in funzione anticongiunturale, anche se ciò comporta un deficit pubblico o un suo aumento”, e in conclusione chiedono di mettere da parte i “criteri di sorveglianza basati su parametri inaffidabili come il Pil potenziale e l’output gap”.
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