Il primo faccia a faccia tra il Governo e le parti sociali è stato stanotte, poi la riunione di mezzogiorno, molto più breve, nel corso della quale è stata trovata un’intesa. Si è infatti giunti ad un accordo in merito a quali aziende essenziali avranno la possibilità di beneficiare della deroga allo stop dell’attività produttiva contenuto nell’ultimo decreto volto a contenere la diffusione del contagio da Covid-19.
La posizione dei sindacati era ferma sulla richiesta di riduzione del numero dei comparti e dei lavoratori impegnati ad assicurare la produzione solo di quei beni ritenuti strettamente necessari in questa fase di emergenza coronavirus.
“È stato fatto un grande lavoro comune, ottenendo un ottimo risultato nella direzione di tutelare la salute di tutti i lavoratori e di tutti i cittadini” hanno dichiarato le principali sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil con una nota congiunta “abbiamo rivisitato l’elenco delle attività produttive indispensabili, in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. È stato tolto dall’elenco tutto ciò che non era essenziale, visto il momento difficile che stiamo vivendo”.
Quali sono i termini dell’accordo raggiunto coi sindacati?
In base all’intesa raggiunta, stando a quanto spiegato dai sindacati, i prefetti “dovranno coinvolgere le organizzazioni territoriali per l’autocertificazione delle attività delle imprese che svolgono attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere essenziali“.
I sindacati hanno anche precisato che lo stesso ministro della Difesa “si è impegnato a diminuire la produzione nel settore militare, salvaguardando solo le attività indispensabili” e parallelamente il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, si è “impegnato a incontrare specifici settori in cui sono emerse particolari difficoltà nell’attuazione del Protocollo”.
Quanto stabilito dagli accordi intercorsi sarà in ogni caso puntualmente monitorato in maniera congiunta dal Governo e dal sindacato. Ci si assicurerà che venga rispettato il Protocollo di sicurezza, ed i sindacati di categoria e territoriali insieme alle Rsu vigileranno sull’applicazione delle norme concordate.
L’incontro, che come accennato si è protratto fino a notte fonda, è ripreso nella tarda mattinata di oggi. Il sindacato della Cgil, in seguito all’accordo raggiunto ha scritto su Twitter: “Positivi i risultati”.
Nella mattinata è arrivato anche il commento del segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, che ha scritto: “molte delle nostre richieste sono state accolte: l’elenco Ateco è stato modificato; attendiamo ora il resto scritto del relativo decreto ministeriale” aggiungendo poi “abbiamo anche ottenuto che i Prefetti consultino preventivamente le Organizzazioni sindacali per definire quali imprese, pur non essendo incluse nell’elenco del Dpcm, svolgono attività funzionali ad assicurare la continuità delle filiere aziendali”.
I metalmeccanici entrano in sciopero
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva fatto sapere nel corso dell’ultima conferenza stampa, che in merito alle attività produttive da tenere aperte il Governo stava ancora dialogando con le parti sociali.
Per questa ragione il premier si aspettava che lo sciopero indetto dai metalmeccanici non venisse attuato. Tuttavia le cose sono andate diversamente. I metalmeccanici e i rappresentanti dei settori chimico e tessile hanno deciso di scioperare ugualmente, e sia nella Lombardia che nel Lazio in molti hanno protestato lasciando vuoto il posto di lavoro per 8 ore.
Quanto alla partecipazione, i sindacati fanno sapere che si tratta di “numeri in linea con tutti i precedenti scioperi unitari, con una forbice che va dal 60% al 90% a seconda delle peculiarità delle varie province, considerato anche l’alto tasso di assenteismo, i lavoratori in smart working, le fermate e riduzioni produttive già concordate nelle scorse settimane dai nostri delegati”.
Nel corso della mattinata intanto la Federazione Gestori Impianti Carburanti e Affini ha pubblicato una nota con la quale viene precisato che “non è mai stato proclamato alcuno sciopero dei benzinai, né c’è stata l’intenzione di farlo. Noi siamo impegnati a rimanere aperti e a mantenere il servizio ma rischiamo di chiudere per mancanza di liquidità e quindi di prodotto”.
A tal proposito il ministro Patuanelli ha convocato per il pomeriggio una conference call con i presidenti delle associazioni di categoria dei benzinai.
Sospesa la conferenza stampa della protezione civile
Nella mattinata di oggi il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borreli, ha accusato sintomi febbrili, ed è per questo motivo che, a scopo precauzionale, ha lasciato la sede del Dipartimento. Stando a quanto riportato dall’Ansa, è stato eseguito il tampone per verificare eventuale positività al Covid-19, e si è ora in attesa dei risultati.
Pertanto, fanno sapere dalla Protezione Civile, a partire dalla data di oggi, e fino a data da destinarsi, la quotidiana Conferenza Stampa sull’emergenza coronavirus che si tiene alle 18 è momentaneamente sospesa.
Dal dipartimento fanno sapere che sarà comunque garantita la massima operatività per far fronte all’emergenza in corso, e che si provvederà anche tramite l’Ufficio Stampa, a diffondere i dati via via disponibili in merito all’andamento della situazione.
Le informazioni sull’emergenza contenenti i dati di dettaglio sul monitoraggio sanitario in Italia saranno fornite attraverso un comunicato stampa che verrà pubblicato ogni giorno alle ore 18.
È poi di queste ore la notizia che tra i casi di coronavirus confermati vi è anche Giudo Bertolaso, l’uomo cui Attilio Fontana ha affidato la gestione dei lavori dell’ospedale alla Fiera di Milano. L’ex capo della Protezione Civile si trova attualmente ricoverato dalla serata di ieri all’ospedale San Raffaele.
Il comunicato della Protezione Civile, 57.521 i pazienti positivi
Il Dipartimento della Protezione Civile ha diramato alle 18 di oggi, 25 marzo, il comunicato coi dati relativi al monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Coronavirus sul territorio nazionale.
Nella giornata di oggi sono stati registrati in tutto 683 decessi, mentre le persone guarite sono 1.036. I nuovi casi di coronavirus accertati sono 5.210, che si vanno a sommare al totale di 69.176 registrati fino alle 18 di ieri, 24 marzo.
Il totale dei pazienti attualmente positivi al coronavirus è di 57.521 persone, mentre i casi di contagio accertati ad oggi sono in tutto 74.386. In Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia, il totale delle persone attualmente positive è di 20.591, mentre sono 8.256 in Emilia Romagna, 5.745 in Veneto, 5.556 in Piemonte, 2.776 in Toscana, 2.639 nelle Marche.
Sotto i 2.000 pazienti positivi le restanti regioni, con la Liguria a 1.826 casi, il Lazio (1.675), la Campania (1.072), la provincia autonoma di Trento (1.058), la Puglia (1.023). Siamo invece sotto i 1.000 contagi in Sicilia (936), Friuli Venezia Giulia (911), nella provincia autonoma di Bolzano (748), Abruzzo (738), Umbria (686), Sardegna (412), Valle d’Aosta (375), Calabria (333), Basilicata (112) e Molise (53).
Il totale delle persone guarite da Covid-19 è di 9.362, mentre i deceduti ad oggi sono in tutto 7.503, ma come più volte ribadito, nel conteggio vengono inserite tutte le persone decedute con il coronavirus, e non solo quelle che sono morte a causa del coronavirus. Il numero infatti potrà essere confermato solo in seguito, quando l’Istituto Superiore della Sanità avrà determinato la reale causa del decesso.
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