Con l’emergenza coronavirus e le sue conseguenze sul piano economico per l’Europa, e per l’Italia in particolar modo, si è spesso parlato del Mes, e di come vi si potrebbe ricorrere per far fronte alle spese necessarie per sostenere lavoratori, aziende e famiglie.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha di recente chiesto di poter accedere alle risorse del fondo salva Stati senza che si inneschino le condizioni cui le stesse risorse sono vincolate, data la situazione di emergenza in cui l’Italia si trova a causa dell’epidemia di Covid-19.

Ma chi c’è dietro al Mes? Il numero uno del fondo salva Stati si chiama Klaus Regling, colui che stando a quanto riportato da Dagospia avrebbe affermato “Italia e Spagna devono inginocchiarsi”, e il caso vuole che sia di nazionalità tedesca. Regling è anche tra gli economisti che si sono detti fermamente contrari agli euro-bond.

Ma chi è esattamente Klaus Regling? Molti lo ritengono l’uomo più potente d’Europa. Insieme al ministro delle finanze tedesco, Olaf Scholz, ha dato la sua approvazione al disegno della riforma del Mes.

Attraverso questa riforma si persegue chiaramente la limitazione della libertà di manovra della presidente della Bce Christine Lagarde, che nonostante la recente dichiarazione che ha causato il crollo della Borsa di Milano, prosegue nella politica accomodante che ha caratterizzato l’epoca Draghi.

Soprattutto però si tenta di tutelare gli interessi di una Germania che si trova in una fase economica delicata, e potrebbe trovarsi a pagare un prezzo molto alto nel caso di un tracollo della Deutsche Bank.

Klaus Regling è stato confermato numero uno del Mes nel 2017, prolungando la sua carica di fatto fino al 2022. Inoltre, se la riforma del Mes dovesse passare i poteri del fondo salva Stati si estenderanno notevolmente fino a sovrapporsi, seppur solo in parte, a quelli della stessa BCE.

Di Klaus Regling ne parla Francesco Russo, che ne ha ripercorso le tappe per l’Agi, prima di tutto andando a collocare la sua figura nel contesto politico attuale. “Con un’Angela Merkel appannata e contestata all’interno del suo stesso partito, è tutto in mano ai burocrati l’onere di difendere la dottrina dell’austerità sulla quale si fonda, sovente a scapito dei partner comunitari, la competitivià del modello tedesco” spiega Russo.

Ed è qui che entra in gioco Regling “già burocrate più potente del vecchio continente, con la riforma del Mes lo diventerà ancora di più”.

Ma come inizia la carriera del numero uno del fondo salva Stati? Russo ci racconta le tappe della sua carriera. “Economista di Lubecca, classe 1950, sposato con due figli, non appare spesso sulle prime pagine dei giornali e la rete scarseggia di profili a lui dedicati”.

“Nel 1975 completa gli studi a Ratisbona. Subito dopo inizia la sua carriera al Fondo Monetario Internazionale, dove lavora cinque anni nel dipartimento ricerca e si occupa dei programmi dedicati all’Africa: nella seconda metà degli anni ’70 triplicano i prestiti del FMI al continente nero, prestiti condizionati a duri tagli alla spesa e drastiche privatizzazioni, non sempre nell’interesse del Paese che ne era soggetto”.

Quello che è stato per l’Africa sarà per la Grecia qualche decennio più tardi, con un piano di “salvataggio” che, specie nelle ultime fasi della sua attuazione, era curato dalla regia e dalla supervisione di Regling.

Arriviamo al 1980, e troviamo un Regling appena trentenne che rientra in Germania e inizia a lavorare per il dipartimento economico dell’Associazione Bancaria Tedesca. Un anno dopo ottiene un incarico presso la Divisione Affari Monetari europei del ministero delle Finanze, che a quei tempi era retto da Hans Matthofer, un politico della vecchia scuola socialista che aveva fatto la gavetta portando avanti le lotte del sindacato dei metalmeccanici.

Era quello il periodo storico in cui il progetto dell’Euro inizia a prendere forma. “Il Sistema Monetario Europeo era nato nel ’79 e il compito degli economisti di quel dipartimento era studiare come il solido marco si sarebbe fuso con la lira e la peseta, a quale tasso di cambio e a quali condizioni” racconta Russo.

Regling intanto diventa senior economist e poi vicedirettore della divisione Mercato dei Capitali del Fondo Monetario Internazionale, e quando torna al ministero delle Finanze tedesco la sua preparazione è completa. “Si guadagna la fiducia personale del cancelliere, che lo invia come rappresentante economico della Germania nei consessi internazionali più disparati, dal G7 allo stesso FMI, con il quale manterrà un rapporto stretto”.

“Nel ruolo di capo della divisione Affari Economici internazionali, Regling è anche uno dei protagonisti della stesura dei trattati di Maastricht. Insieme al futuro presidente Horst Kohler e all’allora presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, fa parte del team di negoziatori tedeschi al tavolo che porrà le basi per la nascita dell’euro”.

Ma nel frattempo Klaus Regling riesce anche a lavorare ai vertici dell’Asian Development Bank e dell’Inter-American Development Bank, e ad avere un posto nel board di Hermès Credit Insurance.

Siamo al 2001, nella Commissione Europea tocca alla Germania la direzione generale per gli Affari Economici e Finanziari ed è a Regling che viene affidato l’incarico, conservato poi fino al 2008. In pratica Klaus Regling ha accompagnato ogni fase dello sviluppo del progetto dell’Euro, se non sempre nel ruolo di protagonista, quasi, ed in ogni caso è sempre stato il garante degli interessi della Germania.

Nel 2010 Regling diventa il presidente dell’Efsf (European Financial Stability Facility), che è di fatto il predecessore dell’attuale MES, attraverso il quale si provvede a “salvare” le economie di Grecia, Irlanda e Portogallo. “Le chiavi della cassaforte rimangono così in mano alla Germania, mentre la Bce rimane quello che è: una banca centrale che non è davvero una banca centrale, mancando del ruolo di prestatore di ultima istanza” spiega Russo.

Arriva finalmente il Mes o Esm, che è un organismo permanente con una dotazione di 700 miliardi di euro che a partire dal 2011 affianca l’Efsf, diventando quindi a tutti gli effetti un Fondo Monetario europeo del quale Klaus Regling è il direttore generale.

Il ruolo di Regling gli concede una maggiore autonomia e costringe la Commissione Europea a tener conto dei suoi pareri. Per Russo il ruolo di Regling è chiaro, quello di far sì che “l’integrazione dell’Eurozona diventi più stretta solo a patto di seguire un disegno tedesco”.

Possiamo affermare che il progetto di completamento dell’unione bancaria indicato dal ministro delle finanze tedesco procede parallelamente alla riforma del Mes. “Il primo intende spingere le banche che detengono forti quote di debito pubblico a dismetterle, eliminando il ‘rischio zero’, scenario che avrebbe effetti devastanti per l’Italia”.

“Il secondo” spiega ancora Russo “oltre a garantire copertura al fondo comune di garanzia per i depositi che ancora manca all’unione bancaria, evoca lo spettro della ristrutturazione del debito per i Paesi, come l’Italia, con i conti troppo in disordine per poter accedere agli aiuti. Ciò significherebbe che, una volta entrata in vigore la riforma, si scatenerebbe subito un attacco speculativo ai danni di Roma e, in assenza degli accantonamenti richiesti dal progetto Scholz, il sistema bancario italiano verrebbe travolto“.

Ed ecco perché il ruolo di Klaus Regling è di primaria importanza per il futuro dell’Europa. La buona riuscita del piano tedesco è nelle sue mani, un burocrate che, come spiega Russo da “dietro le quinte è stato sin dal principio il vero regista dell’unione monetaria”.

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