La richiesta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stata molto chiara. I quasi 500 miliardi di euro del Mes, il cosiddetto fondo salva Stati, devono essere concessi “a tutti gli Stati, senza alcuna condizionalità presente o futura”.
La dichiarazione del premier viene riportata dal Financial Times, una proposta che è stata fatta nei giorni scorsi ai partner europei, nel contesto della quale è stata rilanciata anche l’ipotesi di “coronavirus bond”, vale a dire di titoli pubblici europei che verrebbero emessi dallo stesso fondo salva Stati.
Dall’Ue è arrivata un’apertura. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha infatti affermato: “stiamo guardando a tutti gli strumenti e qualunque aiuto verrà utilizzato per mitigare le conseguenze economiche dell’epidemia. Questo vale anche per i coronavirus bonds, se aiutano e se sono correttamente strutturati, saranno usati”.
Dopo la dichiarazione che la von der Leyen ha rilasciato alla radio Deutschlandfunk, i ministri della Finanza di Italia, Germania, Spagna, Olanda, Portogallo, Francia e Finlandia si sono interfacciati in conferenza telefonica con il commissario all’Economia Paolo Gentiloni.
Non si è giunti ancora ad un punto d’incontro, dal momento che sono state presentate visioni evidentemente discordanti, ma è da ritenersi positivo il fatto che quantomeno se ne stia parlando, mentre fino ad un paio di settimane fa appena ipotesi simili non erano minimamente prese in considerazione.
Nella giornata di martedì è attesa la riunione dell’Eurogruppo, e stando ad una fonte diplomatica, anche una conference call tra i leader dei Paesi Ue, mentre nella giornata di lunedì l’Ecofin dovrebbe dare il via libera alla proposta della Commissione di applicare la clausola di salvaguardia del patto di stabilità.
Il Mes “linea di credito per tutti gli Stati membri”
Il presidente del Consiglio ha spiegato che “la strada da seguire è quella di aprire una linea di credito del Mes per tutti gli Stati membri, in modo da aiutarli a combattere le conseguenze dell’epidemia di Covid“.
Ma le norme che definiscono il ruolo del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) già stabiliscono che il fondo possa sostenere gli Stati membri, ad alcune condizioni però. In linea di principio impone al Paese che fruisce del cosiddetto fondo salva Stati, di seguire politiche economiche imposte dall’Ue stessa, con tutto ciò che questo comporta.
Ed è proprio questo il punto, perché il credito secondo il premier Conte dovrebbe essere concesso senza le attuali condizionalità previste. La sola condizione dovrebbe infatti essere quella che le risorse così ottenute vengano impiegate dal Paese che ne beneficia per potenziare il sistema sanitario e a sostegno dell’economia.
E non è tutto perché “la migliore, probabilmente l’unica strada per evitare un danno economico su larga scala in Europa è la creazione di uno strumento di debito comune europeo” vale a dire i coronavirus bond di cui il premier ha parlato. Sarebbero a tutti gli effetti titoli che “consentirebbero a tutti i Paesi Ue di avere accesso a risorse finanziarie alle stesse condizioni e metterebbero tutta l’economia europea sul piede giusto per riprendersi rapidamente quando l’emergenza finisce”.
I 5 Stelle contro l’uso del Mes
L’idea del premier però non entusiasma i 5 Stelle. I deputati del M5s della Commissione Finanze sostengono infatti che “la grave emergenza che l’Italia e l’Europa stanno fronteggiando richiede la messa in campo di politiche all’altezza di questa crisi. In questo senso l’utilizzo del Mes senza condizionalità, come recentemente affermato dal capo politico Vito Crimi, ci sembra altamente inverosimile”.
E aggiungono poi: “in una fase in cui la Bce ha messo in campo oltre 1.100 miliardi da qui a fine anno, l’utilizo del Mes è totalmente superato dai fatti. Il nostro Paese può finanziarsi senza problemi sui mercati per reperire ulteriori risorse e la gran parte dei titoli finiranno nel bilancio della Banca d’Italia che ogni anno rigira i suoi utili al Tesoro”.
Ad ogni modo, nonostante le opinioni discordanti, la proposta del premier è stata presentata già due giorni addietro nel corso del vertice in videoconferenza tra i 27 leader dell’Ue. Ed è stato in quella circostanza che il presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel hanno mostrato un’apertura.
Lo stesso Michel ha inviato poi una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella quale si legge: “le istituzioni europee lavorano, con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e con il Governo, al coordinamento di azioni più efficaci a livello dell’Unione Europea”.
Nella stessa missiva il presidente del Consiglio Ue ha tessuto lodi all’Italia che “mentre alcuni possono aver sottovalutato la dimensione della minaccia, ha mostrato un implacabile senso di lungimiranza, unità e resistenza“.
Dalla cancelliera tedesca Angela Merkel però non è arrivata altrettanta approvazione, se non altro per quel che riguarda la proposta del premier Conte. “Per ora non è una decisione” ha tenuto a precisare la Merkel, che è ben consapevole che quella mettere in comune i debiti non è scelta che il Bundestag approverebbe di buon grado.
Dal ministro dell’Economia francese La Maire un invito a “essere uniti”
Nella giornata di ieri è arrivato anche il commento del ministro delle Finanze francese, Bruno La Maire, che in una intervista rilasciata alla tv Lci si è rivolto ai Paesi dell’Ue per lanciare un appello ad “essere uniti” di fronte all’emergenza coronavirus.
“Se sarà ognun per sé, se si abbandonano alcuni Stati, se ad esempio si dice all’Italia ‘cavatevela da soli’ l’Europa non si riprenderà” ha detto La Maire, e ha poi aggiunto: “bisogna battere i pugni sul tavolo, in gioco è l’avvenire del nostro continente”.
Lo stesso commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, ha parlato di una “dimensione della risposta comune” all’emergenza “ancora non adeguata”. “Sono stati fatti passi straordinari” ha poi aggiunto il commissario “se cambiamo le regole di bilancio, quelle sugli aiuti di Stato e la Bce mette in campo il paracadute, nonostante le differenze (di vedute tra i Paesi membri ndr) la reazione è stata molto veloce”.
Gentiloni ha anche parlato di “conseguenze enormi per tutti i Paesi” osservando che ancora “si fa fatica a capire” che non si tratta di una crisi “soltanto di uno o di pochi”. “Stiamo cercando di far capire che la crisi riguarda tutti, non è questione di questo o quel Paese che si trova in difficoltà, perché avremo conseguenze economiche enormi per tutti i Paesi europei” ha aggiunto ancora.
Poi l’ex premier ha parlato dell’Italia in maniera specifica dicendo che “è l’esempio a cui tutti guardano con fiducia. Questa è una tragedia da cui può nascere sentimento di unità tra gli Italiani e di fiducia nel futuro. Storicamente dalle grandi crisi nasce sempre qualcosa per il futuro”.
L’Ue attiva “clausola per sospendere il Patto di Stabilità”
La situazione di pressoché totale interruzione delle attività produttive in cui si trova l’Ue a causa dell’emergenza coronavirus continua a trascinarla verso la recessione, ed è per questo che per correre ai ripari, per la prima volta nella sua storia ha attivato la clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità.
L’attivazione di questa clausola è prevista in caso di “eventi inusuali fuori dal controllo degli Stati membri” così come in “periodi di severa recessione per l’Eurozona o l’intera Ue”.
Una decisione inedita quindi, che è stata annunciata dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un videomessaggio nel quale spiega che i Governi avranno la possibilità di “pompare nel sistema denaro finché serve” spiegando che “il lockdown è necessario ma rallenta severamente l’attività economica”.
“La scorsa settimana” ha detto ancora la von der Leyen “ho detto che faremo tutto il possibile per sostenere l’economia e i cittadini, e oggi rispettiamo quanto detto”.
Della mossa dell’Ue ha parlato anche il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni che ha dichiarato: “stiamo facendo un ulteriore passo senza precedenti. Attivare la clausola di salvaguardia apre la strada a una risposta fiscale forte e coordinata all’immensa sfida che affrontiamo collettivamente. Sono fiducioso che il Consiglio darà rapido consenso a questa proposta necessaria”.
“Questi non sono tempi normali” ha aggiunto Gentiloni “e non possiamo comportarci come se niente stesse succedendo. Il coronavirus sta causando dolore in tutte Europa e il conto per le nostre economie sarà estremamente salato“.
Soddisfazione è stata poi espressa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha definito la decisione dell’Ue “un ulteriore, importante strumento che tornerà utile a integrare la strategia di risposta europea alle gravi conseguenze sociali ed economiche innescate dall’emergenza sanitaria. Bisogna continuare a lavorare per arricchire il ventaglio degli strumenti messi in campo, in modo da rendere la reazione europea coordinata, forte, tempestiva”.
Dopo che l’esecutivo comunitario ha dato il via libera definitivo al nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, che di fatto permette ai Paesi membri di usufruire di piena flessibilità da parte dell’Ue, la presidente von der Leyen ha annunciato: “i vostri Governi possono dare i soldi che servono ai ristoranti, negozi, imprese piccole e medie”.
Grazie alle nuove disposizioni infatti ogni impresa potrà ricevere fino a 800 mila euro, mentre solo tre giorni fa il tetto era stato fissato a 500 mila. “Il quadro temporaneo consente agli Stati membri di garantire che sia disponibile liquidità sufficiente per le imprese di ogni tipo e di preservare la continuità dell’attività economica durante e dopo lo scoppio dell’epidemia” fanno sapere da Bruxelles.
Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva e responsabile della concorrenza ha sottolineato che “l’impatto economico dell’epidemia è grave” e ha aggiunto: “dobbiamo agire rapidamente per gestire l’impatto il più possibile. E dobbiamo agire in modo coordinato”.
L’articolo 107, paragrafo 3, lettera b) del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea riconosce che l’economia dell’Ue si trova in un momento di “grave disturbo”. Ecco quindi che si pone l’esigenza di avviare il quadro temporaneo di aiuti, che prevede diversi tipi di misure a sostegno dei vari settori in crisi.
Alcune sono sovvenzioni dirette, altre sono agevolazioni fiscali selettive, e vi sono poi i pagamenti anticipati. Ogni Stato membro avrà ad esempio la possibilità di concedere fino a 800 mila euro a una singola società, inoltre gli Stati potranno fornire garanzie alle banche affinché continuino a fornire prestiti ai clienti che ne fanno richiesta.
Sono previsti anche prestiti pubblici sovvenzionati alle imprese e alle banche, ovvero “salvaguardie per le banche che convogliano gli aiuti di Stato all’economia reale”.
“Alcuni Stati membri prevedono di sfruttare le capacità di prestito esistenti delle banche e di utilizzarle come canale di sostegno alle imprese, in particolare piccole e medie” fa sapere la Commissione Ue “il nuovo quadro chiarisce che tali aiuti sono considerati aiuti diretti ai clienti delle banche, non alle stesse banche, e fornisce indicazioni su come garantire una distorsione minima della concorrenza tra le banche”.
In questo contesti si colloca poi la decisione della Vigilanza bancaria della Bce, in base alla quale si stabilisce di adottare un “trattamento prudenziale più flessibile dei prestiti garantiti da misure pubbliche”. Inoltre ha attivato le misure che sono state decise dal Consiglio direttivo il 12 marzo, in base alle quali saranno liberati 120 miliardi di euro di capitale aggiuntivo, grazie ai quali saranno resi possibili 1.800 miliardi di nuovi prestiti.
La Bce che ne dà notizia con una nota invita le banche ad “evitare effetti troppo pro-ciclici nell’applicare gli standard contabili Ifrs 9”. Tra le misure adottate per far fronte all’emergenza, un incremento della flessibilità in materia di vigilanza riguardo al trattamento dei crediti deteriorati, e la garanzia di massima flessibilità nel confronto degli istituti con l’attuazione delle strategie di riduzione degli NPL, in considerazione delle condizioni di mercato in cui si trovano attualmente i Paesi Ue.
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