Un elogio delle politiche di libero scambio nel discorso del premier del Regno Unito Boris Johnson, che nel tracciare la linea che il Paese intende perseguire sottolinea che è proprio grazie a quelle politiche che l’indice di povertà assoluta nel mondo è calato in 30 anni dal 30 “al 10%” della popolazione.
Così, tre giorni dopo l’entrata in vigore della Brexit, il leader conservatore, riconfermato alla guida del Paese con le elezioni di dicembre 2019, illustra gli obiettivi del Governo britannico nella trattativa con Bruxelles.
L’intesa dovrà fondarsi sulla libera circolazione delle merci, chiarisce Johnson, e questa “non richiede alcun allineamento alle regole e agli standard” dell’Europa “sulla politica della competizione, i sussidi, la protezione sociale, l’ambiente o nulla di simile”.
Boris Johnson parla di un’intesa “in nome di tutto il Regno Unito” compresa naturalmente la rocca di Gibilterra, la cui sovranità, sottolinea il leader Tory, è “indivisibile”. Intanto il capo negoziatore della Ue, Michel Barnier, presenta la sua bozza di mandato per la trattativa sulle relazioni future con Londra.
Per Barnier il punto più delicato della trattativa riguarda il nodo della pesca. “Non ci sarà accordo commerciale con i Britannici se non ci sarà accordo sul reciproco accesso per i pescatori” ha spiegato il capo negoziatore dell’Ue. Johnson ha infatti precisato che Londra “controllerà le proprie acque” e Barnier ha annunciato quanto l’Europa è disposta a mettere sul piatto. “Siamo pronti ad offrire un accordo molto più ambizioso che includa tariffe e dazi zero su tutte le merci” ha detto Barnier.
Prima che i negoziati abbiano inizio però il mandato dovrà essere presentato in Parlamento e approvato dal Consiglio Affari generali il 25 febbraio prossimo. Ed è sempre Barnier a sottolineare che ormai la scelta di “lasciare l’Ue è stata fatta”. Londra ha deciso di “lasciare il mercato unico e l’unione doganale il 31 dicembre 2020” e pertanto “non potrà più beneficiare dei vantaggi di cui godono gli Stati membri dal 31 dicembre” data in cui termina il periodo di transizione.
Boris Johnson: “non ho dubbi che la Gran Bretagna prospererà”
In merito ai termini della trattativa con l’Ue, Boris Johnson ha precisato: “la scelta non è, sia chiaro, fra deal e no deal” bensì tra “una relazione commerciale comparabile a quella del Canada” vale a dire libero scambio a dazi ridotti praticamente a zero e “più simile a quello Australia-Ue” definito da una intesa minima.
“In ogni caso” ha spiegato Johnson “non ho dubbi che la Gran Bretagna prospererà” e potrà “scatenare tutto il suo potenziale”. Il punto è, per il primo ministro UK, che il Paese deve perseguire le politiche del libero scambio di cui deve restare “un campione” per il bene “del mondo”.
Dal premier Johnson arriva anche una critica nei confronti delle politiche protezioniste che stanno prendendo sempre più piede “a Bruxelles, in Cina o a Washington, agitando in giro dazi come randelli”. In questo modo, spiega Johnson “il libero commercio viene strozzato” attraverso una “proliferazione crescente delle barriere” e “ritardi sulla crescita”.
Quanto agli accordi commerciali con gli USA, Johnson ha affermato: “condivido l’ottimismo di Trump” e ha aggiunto poi “agli antiamericani” che osteggiano accordi commerciali con gli Stati Uniti “dico: ‘crescete'”.
Tra gli argomenti toccati anche quello delle “teorie cospirazioniste” sul servizio sanitario Nhs, tema che ha tenuto a precisare non essere sul tavolo dei colloqui con Washington. “Sappiamo dove vogliamo andare e questo luogo è fuori, nel mondo” ha detto Johnson “stiamo riemergendo da anni di ibernazione come campioni del libero scambio”.
Il primo ministro ha poi assicurato che Londra è pronta ad impegnarsi in “vari negoziati” per volta, e che sta “riscoprendo muscoli che non usava da decenni”.
Michel Barnier: “non mi lascerò impressionare dalle dichiarazioni” di Boris Johnson
È subito arrivata la replica del capo negoziatore della Ue, Michel Barnier, che ha chiarito: “non mi lascerò impressionare dalle dichiarazioni” di Boris Johnson. “Quello che mi interessa è la prospettiva” ha aggiunto Barnier “abbiamo un testo preciso, concordato dalle due parti” e ancora “auspico che ora si possa lavorare in modo serio”.
Barnier ha spiegato che anche nel caso in cui UK e Ue riuscissero a raggiungere “un accordo di libero scambio molto ambizioso, il migliore” comunque “non sarà ‘business as usual'”. D’altra parte la strada imboccata dal Regno Unito, come evidenzia lo stesso Barnier, prevede delle sostanziali differenze nei rapporti commerciali tra il Paese e l’Ue.
“Le merci che entrano nell’Unione saranno soggette a controlli” esemplifica Barnier, che poi sottolinea trattarsi “delle conseguenze automatiche e meccaniche delle scelte del Regno Unito. Le imprese devono fare gli adattamenti necessari ora”.
“Consiglio a tutti di non sottovalutare i cambiamenti” dice poi, e ancora “siamo pronti ad offrire un accordo molto ambizioso che includa tariffe e dazi zero su tutte le merci come quelli che abbiamo siglato con il Canada, il Giappone e la Corea del Sud“.
Barnier parla di competizione in un contesto di “vicinanza geografica” e “interdipendenza economica” e quindi di un’offerta “condizionata da almeno due aspetti”. “Primo, dobbiammo fare in modo che la competizione sia e resti aperta e giusta” spiega Barnier “abbiamo già concorsato col premier Boris Johnson che la partnership futura eviterà vantaggi ingiusti”.
“Ora dobbiamo concordare su garanzie specifiche ed efficaci, per avere regole di gioco comuni (level playing field) sul lungo termine” continua “questo significa un meccanismo per mantenere alti standard su questioni sociali, clima, ambiente, aiuti di Stato, sia oggi che in futuro”.
Viene poi toccato il nodo della pesca, che dovrà essere adeguatamente affrontato nell’accordo tra UK e Ue. Barnier parla di “un accordo sulla pesca” in grado di garantire “accesso reciproco ai mercati e alle acque, con quote stabili”.
Ha poi accennato ad un “accordo ambizioso sui servizi con un’ampia copertura settoriale” e anche di “nuova partenza e di nuove relazioni” col Regno Unito al fine di “costruire un partenariato”. Ed è proprio questo il motivo per cui, come spiega sempre Michel Barnier, viene presentato “il progetto di direttiva di negoziato, che la Commissione ha appena adottato”.
“Vogliamo un partenariato ambizioso. Resteremo lucidi. Il partenariato più ambizioso era stare nella stessa Unione: quando si è fuori la situazione è diversa, e meno favorevole” ha poi concluso Barnier.
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