Fallisce la spallata che Matteo Salvini voleva dare al Governo giallo-rosso attraverso il risultato che il centrodestra avrebbe dovuto ottenere in Emilia Romagna, bissando quanto già compiuto con le elezioni regionali in Umbria solo pochi mesi addietro.

L’Emilia Romagna però non cede, e la candidata leghista Lucia Borgonzoni non riesce a battere il candidato del centrosinistra, il governatore uscente Stefano Bonaccini, che alla fine supera il 51,4% delle preferenze, distaccando la rivale che resta bloccata al 43,6%. Completamente eclissato invece il Movimento 5 Stelle, il cui candidato, Simone Benini non va oltre il 3,45%.

Sono quindi due i significati politici di questa attesissima tornata elettorale. Uno riguarda il Partito Democratico, che nonostante la scissione determinata dall’addio di Matteo Renzi, ora leader della nuova realtà di Italia Viva, si è affermato primo partito d’Italia, sia in Emilia Romagna che in Calabria.

Il secondo dato interessante dal punto di vista politico è la pressoché totale sparizione del Movimento 5 Stelle, che sebbene abbia raramente ottenuto risultati importanti fuori dalle elezioni nazionali, in questo caso ha fatto decisamente peggio del solito. Un M5s che non solo era fuori gara fin dal principio, ma che ha anche ottenuto un piazzamento al di sotto delle aspettative peraltro molto basse.

Il risultato delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria

Il governatore uscente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, viene dunque confermato a discapito della sfidante leghista Lucia Borgonzoni, mentre in Calabria, dove l’esito era molto meno incerto, è Jole Santelli, candidata di Forza Italia, ad ottenere il maggior numero di preferenze.

In entrambe le regioni intanto sparisce il Movimento 5 Stelle, che dimostra anche in questa occasione di essere in un periodo di profonda crisi. Eppure il dato più significativo non è quello che riguarda le misere percentuali di consenso della forza politica che occupa la maggioranza relativa dei seggi in Parlamento, ma la sconfitta della Lega.

È stato lo stesso Matto Salvini a spostare la sfida locale in un confronto politico sul piano nazionale, sperando di raggiungere Roma passando per le elezioni regionali in Emilia Romagna. Per lui però le cose non sono andate come sperato, visto che il centrodestra, dopo una lunga serie di successi, ha subito la prima sconfitta, proprio in quella regione rossa che doveva permettere la spallata definitiva al Governo.

Il significato sul piano politico nazionale quindi resta, ma di segno opposto. Il messaggio che la regione ha trasmesso è che la Lega può essere sconfitta, che il leader Salvini che fino a ieri sembrava in grado di dominare la scena sia sui social che al di là di essi, in realtà è tutt’altro che invincibile, ed ora la sua immagine ne risulta scalfita.

Elezioni regionali Emilia Romagna e Calabria: le percentuali

In Emilia Romagna la sfida si presentava dall’esito altamente incerto, ma alla fine la gara si è chiusa alla svelta con la vittoria del candidato del Partito Democratico, il governatore uscente Stefano Bonaccini, che ha totalizzato il 51,4% delle preferenze, contro il 43,6% raggiunto dalla candidata del centrodestra, la senatrice della Lega Lucia Borgonzoni.

Il candidato del Movimento 5 Stelle, Simone Benini non è nemmeno riuscito a raggiungere il 4%, fermandosi invece al 3,45%, una percentuale che la dice lunga su quanto sia in crisi il MoVimento che seppur penalizzato indubbiamente dal voto disgiunto, ha ottenuto molto meno di quanto previsto dai sondaggi, che lo davano intorno al 6/7%.

Complessivamente il Partito Democratico ha ottenuto il 34,6%, risultando il primo partito in Emilia Romagna. Segue la Lega con il 31,9%, quindi Fratelli d’Italia all’8,6% e Forza Italia che precipita al 2,57%.

L’intera coalizione di centrosinistra, composta dal Pd e da alcune liste civiche comunque riconducibili all’area di centrosinistra, ha ottenuto il 48,1% dei consensi, contro il 45,4% raggiunto invece dalle forze di centrodestra.

A supporto del governatore uscente c’era infatti anche la lista Bonaccini presidente, che ha preso circa il 6%, ed Emilia Romagna Coraggiosa di Elly Schlein, Pierluigi Bersani e Vasco Errani che ha invece raggiunto il 4%.

In Calabria l’esito era invece abbastanza scontato. Fin dai primi exit poll si capiva che la partita era in mano alla candidata di Forza Italia, Jole Santelli che ha poi confermato la vittoria con il 55,37%. Il candidato del centrosinistra Pippo Callipo invece si è fermato al 30,19%, vale a dire con 25 punti percentuale di distacco.

Disastro del Movimento 5 Stelle anche qui, visto che il Carlo Tansi, supportato da una lista civica con la quale ha ottenuto il 10,6% delle preferenze, ha ottenuto un risultato migliore di quello di Francesco Aiello, candidato del M5s, che ha ottenuto solo il 7,29%.

Anche in Calabria il primo partito risulta essere il Pd, che prende il 15,7% dei voti, mentre Forza Italia è al 12,55%, la Lega supera di qualche decimale in meno il 12%, quindi Fratelli d’Italia all’11,2%. Il Movimento 5 Stelle anche qui va molto male, con un misero 6,2%.

L’effetto Sardine sulle regionali in Emilia Romagna

Doveva essere con la vittoria in Emilia Romagna che Matteo Salvini si sarebbe ritrovato la strada spianata per dare il colpo decisivo al secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte con maggioranza M5s-Pd, ma così non è stato.

“L’Emilia Romagna non si Lega” hanno sempre detto le Sardine di Mattia Santori, ed è proprio così che sono andate le cose alla fine. E proprio alle Sardine ha rivolto un ringraziamento il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti. “Credo che dobbiamo dire un immenso grazie al Movimento delle Sardine” ha dichiarato Zingaretti ai microfoni dei giornalisti che gli chiedevano un commento sul risultato delle regionali.

“È giusto dirlo questa sera, perché è evidente che anche la crescita del numero dei partecipanti alle elezioni sia figlia di questa scossa democratica positiva come ho sempre detto, che il Movimento delle Sardine ha dato rispetto all’aggressività di una destra estremista e che ha sempre gridato con la cultura dell’odio” ha detto ancora Zingaretti “quindi grazie a questo movimento che è stato partecipe e ha aiutato la democrazia italiana ad essere più forte”.

Proprio il dato dell’affluenza infatti sembra aver giocato un ruolo fondamentale, ed è qui che il contributo dato dalle Sardine risulta essere stato estremamente prezioso per far sì che Stefano Bonaccini potesse essere confermato Governatore dell’Emilia Romagna. L’affluenza si era fermata intorno al 37% alle regionali del 2014, mentre il dato di questa tornata si attesta sul 67,6%.

Un dato persino più alto di quello delle europee dell’anno scorso, quando in Emilia Romagna era andato a votare il 67,3% degli aventi diritto. E proprio sull’affluenza, come dicevamo, avrebbe inciso il lavoro svolto dalle sardine, che hanno coinvolto le piazze, facendo uscire la gente in strada, come invitandoli a prendere coscienza di essere parte di una comunità per la quale vale la pena combattere, quindi informarsi e poi scegliere.

Fallisce la spallata di Matteo Salvini

“Io non ho perso tempo a suonare i campanelli ma sono andato a parlare con le imprese, con le persone e provare a dire che Emilia Romagna volevo” ha detto Stefano Bonaccini dopo aver preso atto del risultato ottenuto. Un commento che era chiaramente riferito alla decisione del leader leghista di citofonare a casa di una famiglia di origini tunisine, che stando a quanto riferiva una sua sostenitrice era coinvolta nello spaccio di droga del quartiere.

Matteo Salvini che suona il campanello di un condominio nel quartiere Pilastro di Bologna rimarrà probabilmente il simbolo di una campagna elettorale nella quale il leader leghista ha scelto di comunicare con un linguaggio intriso del più becero populismo.

“Io non sono mai andato nelle piazze delle Sardine e non ho mai parlato nemmeno al telefono con Mattia (Santori ndr) perché volevo rispettarli e non sembrare di mettere il cappello su nessuno” ha poi spiegato Bonaccini a proposito del ruolo svolto dalle Sardine “ma nelle loro piazze ho sentito risuonare parole molto simili alle mie e soprattutto hanno dimostrato che c’è tanta gente che non vuole una politica fatta di odio, di rabbia, di rancore”.

Una sconfitta che brucia, quella subita dalla Lega e da Matteo Salvini in particolare. Si era presentato davanti ai suoi al comitato elettorale intorno alle 23:30 il leader leghista, quando dei risultati ovviamente non si sapeva ancora nulla, ma si cercava di intravedere un quadro attraverso l’analisi di exit polls e proiezioni molto approssimative, dai quali sembrava prospettarsi il testa a testa preannunciato dai sondaggi politici.

Per il solo fatto che in Emilia Romagna “ci sia stata una partita aperta è un’emozione” dice Salvini ai suoi, poi però arrivano i risultati, e sono piuttosto diversi da quelli che ci si aspettava, così a commentarli questa volta ci va la candidata governatrice Lucia Borgonzoni.

“Per la prima volta la regione è stata contendibile” dice la Borgonzoni, e dice il vero, visto che in Emilia Romagna governano forze di sinistra e centro/sinistra da 70 anni, e questa è stata effettivamente la prima volta che la vittoria era tutt’altro che scontata.

Regionali Emilia Romagna e Calabria, doppia vittoria per il Pd

Non può che essere soddisfatto dell’esito delle elezioni regionali che si sono tenute in Calabria e in Emilia Romagna, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti che ha visto il partito piazzarsi primo sia nella regione rossa che nel profondo Sud del Paese.

Il Pd è il primo partito in Emilia Romagna con il 34,6% dei consensi e supera così la Lega che si ferma al 31,9%. Un dato che indica anche una crescita rispetto alle europee del 2019 quando prese il 31%, e quello di oggi arriva dopo due scissioni, un elemento di cui è impossibile non tenere conto.

“Il dato del Pd è straordinario” ha subito sottolineato il segretario Zingaretti “anche perché intanto abbiamo subito due scissioni: Il Pd è là, grazie alla fiducia dei cittadini. Non si può che esprimere una grande soddisfazione per questo Paese”.

La famosa foto di Narni che fu preludio della sconfitta subita alle regionali in Umbria sembra ormai acqua passata, e il Pd guarda al futuro con rinnovata positività. Anche lo scandalo di Bibbiano, che vede indagato un sindaco del Pd per presunti affidi illeciti, sembra non aver pesato sul risultato conseguito in quella piccola realtà, dove i dem hanno superato il 40% dei consensi.

Tutti segnali molto incoraggianti, che fanno pensare che per il Pd sia finalmente giunto il momento di ripartire, di dar vita al progetto di “rifondazione” di tutto il partito, proprio come lo stesso segretario Zingaretti nelle scorse settimane ha lasciato intendere.

Le premesse insomma sembrano esserci tutte, ma mentre il Pd “rinasce” il Movimento 5 Stelle, almeno nella visione del segretario dem, sparisce di scena. “Si sta tornando ad un sistema bipolare tra due grandi campi che si contendono la leadership e lo fanno su scelta politiche alternative” ha detto Zingaretti “alla fine si sceglie tra i due principali contendenti, e quindi credo che il Movimento si troverà di fronte a questo dilemma, ma lo dico da alleato e non da avversario”.

Elezioni regionali e crollo del Movimento 5 Stelle

Continua a collezionare sconfitte il Movimento 5 Stelle, che sia in Emilia Romagna che in Calabria non si avvicina lontanamente nemmeno al 10%. Era chiaro sin dal principio che una vittoria era fuori discussione in entrambi i casi, e l’ormai ex leader politico del MoVimento, Luigi Di Maio, aveva giustamente indicato la strada del non partecipare, salvo poi incontrare la forte opposizione delle realtà 5 Stelle locali.

Alla fine il voto sulla piattaforma Rousseau aveva decretato la partecipazione del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali del 26 gennaio, ed ecco qua il risultato: un tracollo completo, all’indomani del quale è legittimo domandarsi se non sarebbe stato forse meglio lasciar perdere.

Per i due candidati, Simone Benini per l’Emilia Romagna e Francesco Aiello per la Calabria, il risultato non è certo positivo, ma “poteva andare peggio” sembra in sintesi il loro commento.

Luigi Di Maio aveva deciso che il Movimento 5 Stelle non avrebbe sostenuto i candidati del Pd dopo il pessimo risultato delle regionali in Umbria, e in seguito non ha mai approvato la scelta di partecipare comunque ad una tornata elettorale che avrebbe solo esposto ulteriormente il M5s alle critiche da parte di media e mondo politico.

Così la corsa dei due candidati pentastellati è stata una corsa in solitaria, senza il supporto dei big del MoVimento. Ed il risultato è stato persino al di sotto di aspettative che di per sé erano già decisamente basse. In Emilia Romagna alle regionali del 2010 il candidato del M5s, Giovanni Favia, aveva preso il 6%, mentre Benini ha raggiunto a stenti il 4%, mentre la lista ha totalizzato un 4,8%.

In Calabria le cose non sono andate molto meglio, anche per via delle polemiche riguardanti il cugino del candidato Francesco Aiello, che è risultato essere affiliato della ‘ndrangheta.

A fare il punto della situazione ci ha provato il reggente Vito Crimi, che dalle dimissioni di Luigi Di Maio ha il compito di guidare il movimento fino agli Stati generali di metà marzo. “I risultati sono stati inferiori alle aspettative” ha ammesso Crimi che ha poi sottolineato che comunque il voto alle regionali non è mai stato in linea con quello delle elezioni politiche.

“Però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario” ha detto Crimi “abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento e ci permetterà di essere più presenti sui territori. Sarà fatica e sudore, ma so che siamo in grado di farlo. A una condizione: quella di restare uniti, non lasciarsi irretire da facili sirene, di ricordare sempre quali sono gli obiettivi e le motivazioni che ci hanno portati nelle istituzioni e alla guida del Paese.”.

“Ogni volta che un risultato elettorale non ci sorride sento partire il solito coro che scandisce all’unisono: il Movimento è finito, è in ginocchio, sta scomparendo. In più, questa volta, viene dato per scontato il ritorno del bipolarismo, come se le elezioni in due regioni equivalessero al voto nazionale” ha aggiunto poi Vito Crimi, riferendosi probabilmente anche a quanto affermato dallo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti.

“Anche questa volta li deluderemo perché, chi dice questo non ha ancora capito cosa sia veramente il Movimento 5 Stelle, del perché siamo nati e quali sono gli ideali che ci guidano e ci rendono diversi dagli altri” ha detto ancora il successore di Luigi Di Maio.

Matteo Salvini: “è evidente che domani qualcosa a Roma cambierà”

Una sconfitta che per Matteo Salvini è in un certo qual modo una specie di vittoria a sentire le sue dichiarazioni. Da lui arrivano dapprima doverosi ringraziamenti, ma non si ferma a quelli e finisce per tracciare un quadro più ampio ma non necessariamente condivisibile.

“Grazie ai milioni di Italiani che hanno votato. Chi sceglie si prende delle responsabilità, chiunque abbia scelto. Si è fatto carico di un pezzetto del futuro del Paese” ha detto il leader leghista che ha poi aggiunto: “mi prendo un pezzetto di merito di aver ri-coinvolto le persone ad andare a votare”.

Per quel che riguarda la Calabria, dove a vincere è stato sì il centrodestra, ma con la candidata di Forza Italia, Jole Santelli, si è detto soddisfatto. “Parto dall’unico dato certo” ha detto Salvini “che mi riempie di orgoglio, che è quello della Calabria. Per la prima volta in una regione del Sud ci siamo e siamo determinanti. Sono felicissimo di essere stato più volte in Calabria, ci tornerò per mantenere gli impegni presi”.

“Se ci sono 20 punti di distacco in Calabria, già da domani saremo al governo per costruire una squadra di governo come Lega e come centrodestra assolutamente all’altezza della Calabria” ha aggiunto Salvini “ringrazio Jole Santelli che ha fatto una campagna elettorale senza voce ma con una forza bestiale. Quindi le donne della Lega e del centrodestra in generale hanno una marcia in più rispetto a chi va a targhe alterne”.

Soddisfazione però anche per il risultato dell’Emilia Romagna, da parte di Matteo Salvini, che solo per il fatto di essersi giocato la partita alla pari con il centrosinistra, si mostra appagato. “Avere una partita aperta in Emilia-Romagna per me è un’emozione, dopo settant’anni per la prima volta c’è stata una partita. È stata una cavalcata eccezionale”.

Salvini ha quindi concluso con un commento che riguarda il Movimento 5 Stelle. “L’Emilia Romagna e la Calabria sono due delle regioni dove il M5s è nato e ha preso più voti, quindi è evidente che domani qualcosa a Roma cambierà”. Il che potrebbe essere anche vero, visto che la sua occasione per dare la spallata all’esecutivo è sfumata, ma non sembra che si riferisse a questo.

Berlusconi: “si dovrà cambiare governo rendendo la parola agli elettori”

Anche Silvio Berlusconi si è mostrato soddisfatto del risultato conseguito in Calabria, con la vittoria conseguita dalla forzista Jole Santelli. Tra l’altro nel centrodestra, almeno in Calabria, Forza Italia continua ad avere delle percentuali di tutto rispetto, molto lontane dal misero 2,57% ottenuto in Emilia, ed è il primo partito di centrodestra, seguito a breve distanza dalla Lega.

“Hanno vinto tutti i candidati di Forza Italia in cui la coalizione ci ha dato mandato di presentarli” ha dichiarato Berlusconi “grande risultato di Jole che si appresta a vincere, una donna di Fi che ha dedicato la vita alla sua terra. Con la sua guida la Calabria diventerà emblema del riscatto del sud. Non sarà più la terra dell’inefficienza e del malaffare ma terra di eccellenze. La sinistra non riesce più a parlare al suo blocco di riferimento”.

Arriva poi la chiosa sul Movimento 5 Stelle “i dati condannano il M5s all’irrilevanza” dice Berlusconi commentando i risultati delle regionali. Ora per il cavaliere si apre “una nuova stagione” e suggerisce poi la necessità di un ritorno alle urne affermando: “se la parola democrazia ha ancora un senso, si dovrà cambiare governo rendendo la parola agli elettori”.

Movimento delle Sardine: “i gesti ordinari cambiano il mondo in cui viviamo”

Il commento al risultato delle elezioni regionali in Calabria ed Emilia Romagna è arrivato anche da parte del Movimento delle Sardine, che su facebook hanno scritto: “c’è chi dice che siano i gesti folli a cambiare il corso della storia, ma noi preferiamo pensare che siano i gesti ordinari a cambiare il mondo in cui viviamo”.

“Non siamo nati per stare sul palcoscenico, ci siamo saliti perché era giusto farlo. Ma ora è tempo di tornare a prendere contatto con la realtà e ristabilire le priorità, innanzitutto personali” scrivono ancora le Sardine via social “se avessimo voluto fare carriera politica l’avremmo già fatto. E invece, prima di tutto, desideriamo tornare ad essere noi stessi, elettori e cittadini, parenti e amici”.

“Per questo motivo non ci vedrete in Tv o sui giornali. La nostra responsabilità è pari a quella che si è assunta ogni persona che oggi si è infilata il cappotto ed è andata a fare una croce da protagonista. È tempo di far calare il sipario e lavorare dietro le quinte per preparare un nuovo spettacolo con tutti voi che vorrete continuare a non essere spettatori qualunque. Fino ad oggi siamo stati una bella favola” concludono le Sardine.

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