Era metà novembre quando le Sardine sono scese in piazza per la prima volta. Sarebbe dovuta essere un’iniziativa fine a se stessa, un modo per trasmettere un messaggio breve e conciso al leader della Lega, ma la cosa ha poi preso una piega diversa, ed ora, a un mese e mezzo dal primo evento, è arrivato forse il momento di tirare un po’ le somme.
Partiva tutto con “6.000 sardine contro Salvini” in piazza Maggiore a Bologna, solo che invece di 6 mila persone ce n’erano almeno il doppio. Ed erano lì per quello in sostanza: dire di no a Salvini. “Bologna non si Lega” ecc. Un messaggio che evidentemente erano in tanti a sentire il bisogno di trasmettere, insomma non erano solo gli Emiliano-Romagnoli a voler dire platealmente di no al leader leghista.
Questo hanno fatto le sardine, in fin dei conti. Hanno risposto alla più semplice delle leggi del mercato: quella della domanda e dell’offerta. La domanda era rappresentata dal desiderio di esprimere dissenso, e le Sardine hanno offerto loro un palcoscenico, la piazza, e un pubblico, conquistato coi numeri.
Gli eventi sono stati tutti un grande successo, l’attenzione mediatica si è rivolta in poco tempo sugli organizzatori, sui quattro ragazzi trentenni che hanno dato il via a tutto quanto a cominciare da Mattia Santori, intervistato più volte da giornalisti che di tanto in tanto provavano a capire se alla fine ci fossero anche dei contenuti.
I creatori del Movimento delle Sardine, sin dal principio, lo hanno definito apolitico, pur avendo come unico elemento aggregante la politica. Ma quando le piazze hanno iniziato a rimprirsi e la cosa ha assunto dimensioni ben più ampie di quel che gli stessi organizzatori si sarebbero mai aspettati, qualcuno ha iniziato a preoccuparsi di capire cosa vogliono le sardine, chi sono, come la pensano, hanno una collocazione politica?
La realtà alla fine è molto più semplice dell’immaginazione. Le sardine sono semplicemente persone che si collocano all’interno dell’elettorato di centro-sinistra che hanno colto l’occasione per scendere in piazza e far sentire la propria voce. Lo hanno fatto in modo civile e anche originale, e soprattutto lo hanno fatto in tante tutte insieme. Ma la cosa lascia il tempo che trova.
Il panorama politico italiano non cambia di una virgola dopo un mese e mezzo di piazze piene di Sardine. Chi sentiva e sentirà il bisogno di scendere in strada lo farà ancora nelle prossime settimane e ben venga, ma il movimento delle Sardine, di fatto, non porta nulla di nuovo.
Abbiamo detto che mancano i contenuti, nonostante lo stesso Mattia Santori in alcune interviste, ma anche nelle piazze davanti al suo pubblico, abbia tentato di esporre una bozza di qualcosa che avesse le vaghe sembianze di un programma, e sarà probabilmente per questo che le Sardine non hanno convinto nessuno.
Le piazze si riempiono di persone che hanno già una propria identità politica, appartengono all’area di sinistra/centrosinistra o si riconoscono nel M5s. In piazza insieme alle sardine non scende l’elettore di destra o di centrodestra; non ci va l’indeciso, che domani potrebbe votare anche Salvini, e non ci va chi è lontano dalla politica perché non scenderebbe in piazza per dire di No solo al leader della Lega.
Ecco come mai le Sardine non hanno portato nulla di nuovo nel panorama politico italiano. Non hanno convinto nessuno. Chi era lontano dalla politica ci resta. Chi non va a votare continua a non andarci. Le sardine non hanno portato idee né programmi, ed ecco come mai al loro passaggio resta tutto completamente invariato.
I sondaggi politici prima e dopo le Sardine
Lo dimostrano anche i sondaggi politici. Prendiamo quelli realizzati da Swg l’11 novembre, quindi prima della comparsa delle Sardine. La Lega era al 34,5%, il Partito Democratico al 18,6%, il Movimento 5 Stelle al 15,8%, Fratelli d’Italia al 9,5%, Forza Italia al 6,2%, e Italia Viva al 5,6%. In tutto il centrodestra totalizzava circa il 50,2% mentre le forze che sono al governo, vale a dire centrosinistra e M5S insieme arrivavano al 40% al quale poi si devono aggiungere le percentuali di Verdi, +Europa, e La Sinistra.
Spuntano fuori le sardine, riempiono le piazze, Mattia Sartori viene intervistato più e più volte, ed ecco i nuovi sondaggi politici a un mese e mezzo dal 15 novembre.
La data è quella del 23 dicembre, e la fonte resta Swg. La Lega, dopo qualche settimana in calo torna a crescere e si attesta al 32,9%, Fratelli d’Italia arriva al 10,5%, mentre Forza Italia scende fino al 5,5%. Il partito di Giovanni Toti, Cambiamo! raggiunge a fatica l’1% e in tutto il centrodestra si ferma al 49,9%, appena lo 0,3% in meno rispetto a un mese e mezzo addietro.
Non cambia nulla nemmeno per il centrosinistra, anzi. L’effetto Sardine non produce alcun risultato, non positivo se non altro, visto che il Pd è fermo al 17%, il M5s al 15,7% e Italia Viva continua a perdere voti, e ora si trova intorno al 4,7%. Recupera qualcosina La Sinistra che raggiunge il 3,7%, mentre i Verdi perdono lo 0,3% rispetto a una settimana fa e toccano il 2%. Con +Europa fermo all’1,6% in tutto il centrosinistra più M5s si ferma al 44,7%.
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