E’ stata approvata dal Senato la Legge di Bilancio 2020, che ha ottenuto 166 voti favorevoli e 128 contrari. In seguito al voto, il Consiglio dei Ministri ha provveduto a varare la nota di aggiornamento al bilancio, che è stata poi approvata dall’Aula con 158 voti favorevoli e 108 contrari. Come da iter parlamentare, adesso il testo dovrà passare alla Camera dei Deputati.
Ad operazioni di voto terminate è arrivato il commento del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che ha affermato: “il voto del Senato ci consegna una maggioranza solida e coesa e una manovra che esce non solo confermata ma anche rafforzata nel suo impianto” e ancora “con un governo insediato in pochi mesi, che ha ereditato una situazione difficile, questa legge di bilancio può essere considerata un piccolo miracolo”.
Il ministro Gualtieri ha poi indicato a grossi tratti quali saranno le priorità dell’esecutivo a partire dal prossimo anno. “Dopo il voto finale alla Camera, partirà il lavoro sulle grandi riforme a partire dall’alleggerimento del carico fiscale per i redditi medi e bassi, e sugli investimenti e su una nuova politica industriale sempre più orientata all’innovazione, allo sviluppo e alla sostenibilità”.
Dopo il termine delle operazioni di voto a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte ha poi tenuto il vertice con la maggioranza sul disegno di legge sull’Autonomia differenziata al quale hanno preso parte i capi delegazione dei partiti che compongono la maggioranza di governo.
Malcontento tra i senatori del Movimento 5 Stelle
Non tutti i senatori del Movimento 5 Stelle hanno votato a favore dell’approvazione del testo della Legge di Bilancio. Tra chi ha preferito non prendere parte al voto ci sono i senatori Cataldo Mininno, Lello Ciampolillo, Primo Di Nicola e Mario Michele Giarrusso.
Primo Di Nicola ha spiegato le sue ragioni su Facebook, dove ha pubblicato un posto nel quale si legge: “avevo annunciato che non avrei dato il mio voto se non avessi trovato in legge di Bilancio le misure previste nel mio emendamento per gli interventi urgenti sulla messa in sicurezza e l’adeguamento delle scuole a più alto rischio sismico. Quelle prive dei necessari requisiti ai fini della sicurezza, per intenderci”.
“Materia sulla quale mi sono, ci siamo impegnati sia in campagna elettorale che dopo” ha scritto Di Nicola su Facebook “a questo proposito avevo fatto un appello anche al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Inascoltato”.
“Purtroppo si è verificato lo scenario peggiore” spiega ancora il senatore pentastellato “il mio emendamento è stato respinto senza altre misure alternative di prevenzione, che pure ho cercato di fare inserire sino all’ultimo minuto. Per questo, coerente con l’annuncio, le dichiarazioni e gli interventi nell’Aula del Senato, non ho votato la legge di Bilancio. Augurandomi che tanta imprevidenza non debba un domani costare dolori alle famiglie. Come voi tutti sapete, il terremoto non avverte mai. Come sta capitando anche in queste ore”.
Il senatore 5 Stelle Gianluigi Paragone non si è limitato ad astenersi ma ha votato No. “Lasciare? Lasciare cosa? L’euro” ha risposto ai giornalisti il senatore, che quanto al lasciare il Movimento 5 Stelle vista la divergenza di opinioni su alcune tematiche tutt’altro che di marginale importanza ha detto: “no, non lascio il Movimento. Non lo lascio perché sono un ortodosso del programma M5s”.
Qualcuno però gli fa notare che potrebbero arrivare, ad un certo punto, delle pressioni. Ma Paragone liquida la domanda con due parole: “in quel caso se la vedranno loro”. Alle operazioni di voto non ha partecipato invece Vittoria Bogo Deledda, che però non prende parte alle votazioni da tempo.
Al via libera alla Legge di Bilancio si è arrivati al termine di una giornata impegnativa, iniziata con la richiesta del voto di fiducia da parte del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. L’esecutivo ha quindi recepito le modifiche richieste dalla Ragioneria Generale dello Stato prendendo atto delle inammissibilità stabilite dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati (Forza Italia).
La presidente del Senato ha dichiarato inammissibili ben 15 emendamenti, compreso quello per la legalizzazione della cannabis light presentato dai due senatori del Movimento 5 Stelle, Mantero e Mollame. In seguito alla decisione della Casellati sull’inammissibilità dell’emendamento sulla Cannabis industriale, in Aula si è scatenata la bagarre. Esultanza tra i parlamentari del centro destra per la decisione “tecnica” della Casellati, seguita da insulti diretti ai parlamentari 5 Stelle.
Per quel che riguarda il lavoro svolto dalla Ragioneria dello Stato, sono stati effettuati circa 70 rilievi al maxiemendamento, e tra le varie ‘segnalazioni’ è da annoverare quella che riguarda la sospensione del reddito di cittadinanza nel caso di lavori brevi. Il presidente della Commissione Bilancio, Daniele Pesco ha informato che “tutti i rilievi della Ragioneria generale dello Stato sono stati già recepiti, compresi gli stralci”.
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