Gli ultimi sondaggi sulle elezioni in Gran Bretagna davano un recupero del partito laburista guidato da Jeremy Corbyn. Ci si aspettava quindi una vittoria dei Tory ma non così schiacciante, e invece il partito di Boris Johnson ha ottenuto una maggioranza assoluta, scongiurando il rischio di un Hung Parliament che avrebbe potuto ostacolare la Brexit.

I Conservatori hanno conquistato 364 seggi su 650, mentre i Laburisti si sono fermati a 203 seggi. Ora ci si aspetta il voto sull’uscita dall’Europa entro le festività natalizie, e intanto la leadership del principale rivale di Johnson, Jeremy Corbyn, inizia ad essere messa in discussione dal suo partito vista la batosta elettorale subita.

Johnson: “con la Brexit andremo fino in fondo e uniremo il Paese”

“We did it” ha detto davanti ai suoi sostenitori il leader Tory Boris Johnson, visibilmente soddisfatto del grande successo elettorale. Ha quindi invocato il “forte mandato ricevuto” e ha subito ricordato il suo primo obiettivo “con la Brexit andremo fino in fondo e uniremo il Paese. Il lavoro comincia oggi”.

A Londra, davanti ai suoi elettori, Johnson ha esortato il suo pubblico a ripetere lo slogan: “get Brexit done” e ha poi voluto sottolineare: “non darò mai il vostro sostegno per scontato. La vostra voce è stata finalmente ascoltata”. E ancora: “metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma”.

Johnson ha anche commentato l’idea del secondo referendum, su cui Corbyn ha a lungo insistito. “Con queste elezioni abbiamo messo fine a quella miserabile minaccia di un secondo referendum” ha dichiarato il leader Tory.

Di tutt’altro umore invece il leader dei laburisti Jeremy Corbyn, che seppur non abbia rassegnato le dimissioni ha già annunciato che non guiderà il partito alle prossime elezioni, che si terranno tra 5 anni, ma lo seguirà in una “fase di riflessione”. Corbyn ha comunque ottenuto la sua decima rielezione in Parlamento nel collegio londinese di Islington Nord.

Pesantemente sconfitti anche i liberal democratici, che hanno ottenuto 11 seggi ma soprattutto hanno perso la loro leader Jo Swinson che non è stata rieletta e pertanto, in base a quanto stabilito dalla legge, non potrà guidare il partito.

Dal referendum sulla Brexit, tre anni in stand-by

E’ stata la stessa vittoria schiacciante di Boris Johnson, in qualche modo, un referendum sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Il Regno Unito ha votato per un partito Conservatore che ha fatto della Brexit il suo slogan, quindi il volere degli elettori è ben chiaro.

Per Johnson quindi non c’è motivo di temporeggiare, la prima cosa da fare è completare il divorzio dall’Ue, dopodiché ci saranno altre importanti questioni da affrontare. Prima di tutto la questione della Scozia, con la minaccia di secessione del partito nazionale scozzese che questa volta ha conquistato 48 seggi.

Il presidente del Consiglio Ue Charles Micheal ha subito aperto alla conclusione delle trattative. “Mi congratulo con Johnson e mi aspetto che il Parlamento britannico ratifichi il prima possibile l’accordo negoziato sulla Brexit” e ha poi aggiunto che l’Ue “è pronta a discutere gli aspetti operativi” delle future relazioni. Ha anche annunciato che nella stessa giornata di oggi si terrà un incontro dei leader sul tema Brexit.

A complimentarsi con Boris Johnson per la sua vittoria anche il presidente USA Donald Trump, che su Twitter ha scritto: “Congratulazioni a Boris Johnson per la sua fantastica VITTORIA! La Gran Bretagna e gli Stati Uniti saranno ora liberi di concludere un nuovo vasto accordo commerciale dopo Brexit. Questo accordo ha il potenziale per essere molto più grande e più redditizio di qualsiasi accordo che potesse essere fatto con l’Ue”.

Il Regno Unito all’indomani della vittoria di Boris Johnson

Ha vinto la sua scommessa il primo ministro uscente Boris Johnson, puntando tutto sull’uscita dall’Ue entro il 31 gennaio, con il suo slogan “Get Brexit done”. Ora ci si aspetta che grazie alla larga maggioranza ottenuta in Parlamento, Johnson possa far passare l’accordo raggiunto in ottobre con l’esecutivo comunitario, sbloccando definitivamente la situazione.

La Brexit insomma si farà, e se la prospettiva di un secondo referendum, come chiesto più e più volte da Jeremy Corbyn, è definitivamente scongiurata, con la crescita del partito indipendentista scozzese aumentano le probabilità che venga riproposto quello sull’indipendenza della Scozia. Il partito indipendentista ha ottenuto 48 seggi in Parlamento, e ricordiamo che si è sempre espresso contrario alla Brexit.

Gli effetti sulla sterlina della vittoria conseguita dal partito Conservatore sono stati positivi, con una crescita della moneta britannica che la porta a quota 1.351, il livello più alto da maggio 2018.

Aneeka Gupta ha spiegato che “l’inflazione è destinata a rallentare, in concomitanza con il rafforzamento della sterlina, il che renderà necessario un taglio dei tassi di interesse in una fase successiva”. Ci si aspettano rendimenti più alti lungo le curve del mercato dell’oro, derivanti dalla combinazione di due fattori: la diminuzione delle aspettative di taglio dei tassi a breve termine e l’aumento della domanda di rifugio sicuro.

La performance del FTSE 100 non sarà delle migliori, dal momento che l’80% dei ricavi viene generato all’estero, mentre i titoli nazionali reduci di una buona performance hanno probabilità più elevate di registrare una tendenza opposta all’indomani della vittoria di Boris Johnson.

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