Non si placano i venti di burrasca che continuano a sferzare la maggioranza di governo, ora con le crisi industriali, vedasi il caso dell’ex Ilva, ora con la manovra economica e le critiche che sembrano quasi arrivare più dai partiti di governo che dall’opposizione, e per finire lo ius culturae. Anzi no, c’è dell’altro e soprattutto c’è di peggio.
La nuova sfida, e questa è probabilmente la più difficile da superare, è quella che riguarda la nuova legge elettorale, che definirà le ‘regole del gioco’ delle prossime elezioni politiche, quandunque si tengano.
Mercoledì si è tenuta una riunione interlocutoria, a sentire chi vi ha partecipato, e di decisioni naturalmente non ne sono state prese, tranne una, cioè l’unico punto su cui tutti i partiti convergono: dire addio al Rosatellum.
Le alternative però quali sono? E’ qui che si palesano nette divisioni tra il Pd e tutte le altre forze che compongono la maggioranza, vale a dire M5s, LeU e Iv. Cominciamo dai dem, che vorrebbero un maggioritario a doppio turno con apparentamenti tra il primo e il secondo, che somiglia molto alla legge valida per le elezioni dei sindaci.
Su questo punto, stando a quanto riportato da IlSole24Ore, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti si troverebbe d’intesa con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma anche ipotizzando che sia alla fine questa la proposta che riesce a prevalere, magari con qualche aiutino più o meno inaspettato da parlamentari dell’opposizione, bisognerà sperare che sia scritta in modo tale da non essere bocciata dalla Corte Costituzionale, come già avvenuto in passato con l’Italicum.
Vediamo invece quale soluzione auspicano gli altri partiti. Per Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali e Italia Viva l’ideale sarebbe un proporzionale puro, con soglia di sbarramento al 4 o al 5%. Sul tema si pronuncia Roberto Speranza, segretario di Articolo 1 e ministro della Sanità. “Mi dimisi da capogruppo del Pd in polemica con l’Italicum voluto da Renzi, penso che sia saggio partire da una impostazione di tipo proporzionale per mettere in sicurezza il sistema”.
Il partito di Renzi è sulla stessa linea, come detto, e ritiene che sia questo il modo migliore per fare in modo che i partiti decidano eventuali alleanze dopo il voto e non prima. Le meccaniche che si innescano sono quindi quelle della prima repubblica, ma anche quelle della terza, visto che gli ultimi 5 governi si sono formati con l’alleanza di forze politiche che alle elezioni si erano presentate come avversarie.
Per il Movimento 5 Stelle questa condizione è di vitale importanza, perché si propone come terza via, alternativa sia alla sinistra che alla destra, e risulterebbe pesantemente penalizzato se stringesse una alleanza propedeutica alla competizione elettorale. Con un maggioritario quindi il M5s sarebbe sconfitto in partenza.
Se dovesse prevalere la soluzione del maggioritario a doppio turno proposta dal Pd, il M5s avrebbe davanti a sé due scenari. Nel primo stringe un’alleanza, presumibilmente con il Pd, e perde una pesantissima fetta del suo elettorato, di quel poco che è rimasto, senza peraltro avere alcuna garanzia di vittoria. E anche se un’alleanza con il centrosinistra dovesse portare alla vittoria, il peso politico del MoVimento nel nascente esecutivo sarebbe estremamente ridimensionato, e sarebbe condannato a vivacchiare per un po’ come costola del Pd per poi scomparire.
Nel secondo scenario il M5s si presenta comunque da solo, raccoglie i consensi che gli sono rimasti, magari recuperando qualcosa rispetto al dato che vediamo negli ultimi sondaggi politici, ma di certo non abbastanza per poter battere la coalizione di centro-destra a trazione leghista, e quasi sicuramente nemmeno quella di centro-sinistra. In questo secondo scenario il M5s si rassegna a ricoprire il ruolo di opposizione fino a data da destinarsi. Ecco perché il M5s deve necessariamente puntare su un proporzionale.
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