Solo pochi mesi fa aveva dichiarato che non avrebbe tentato di correre per la presidenza, eppure ora sembra che il miliardario settantasettenne Micheal Bloomberg, da sempre giurato nemico di Donald Trump, abbia proprio cambiato idea. La notizia è stata riportata dal New York Times, secondo cui il 3 volte sindaco di New York avrebbe appena depositato la documentazione necessaria per presentarsi alle primarie democratiche.
Così, stando a quanto riferito dal noto quotidiano USA, l’undicesimo uomo più ricco d’America, con una fortuna stimata di circa 52,9 miliardi di dollari, correrà per le primarie dello Stato dell’Alabama, e se dovesse essere lui a correre per la Casa Bianca, sarà senza dubbio interessante seguire la campagna elettorale contro il rivale di sempre Donald Trump.
Le primarie si terranno solo il 3 marzo, il cosiddetto super martedì con il maggior numero di Stati USA a votare per la scelta del proprio candidato presidente, ma le iscrizioni per poter prendere parte alle suddette primarie scadevano questa settimana, e per l’esattezza nella giornata di ieri, venerdì 8 novembre.
Qiuesto vuol dire che se anche Bloomberg fosse ancora indeciso sul da farsi, per poter scegliere in un secondo momento doveva comunque presentare la documentazione entro ieri, altrimenti sarebbe stato al 100% fuori dai giochi, ed un ripensamento dopo sarebbe stato inutile. Aver depositato il suo nome quindi permetterà a Bloomberg di tenere una parta aperta.
Molte cose sono cambiate nelle ultime settimane, ed evidentemente alcune di queste hanno portato il 3 volte sindaco ad un ripensamento sulla sua candidatura, ed ora le primarie dei democratici sono ancora più affollate, con ben 16 candidati, nessuno dei quali però, almeno secondo i sondaggi, sarebbe in grado di battere il Presidente Trump in quegli Stati a rischio come Michigan, Pennsylvania, Wisconsin e Nord Carolina.
Il favorito tra gli avversari di Trump sarebbe stato Joe Biden, ex vice-presidente USA ai tempi di Barak Obama, ma l’Ucrainagate ha coinvolto e danneggiato anche lui insieme allo stesso Donald Trump, e questo gli ha fatto perdere terreno.
Ci sarebbe poi la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, la cui campagna sta andando molto bene, che se dovesse vincere le primarie porterebbe delle proposte molto ‘di sinistra’ specie su temi peraltro delicati come sanità e tasse, e rischierebbe di perdere molti consensi tra gli elettori del ceto medio, esattamente come Bernie Sanders, senatore socialista dello Stato del Vermont, per la seconda volta in campagna presidenziale.
Bloomberg non si è mai lasciato inquadrare in uno o nell’altro schieramento. Quando fu eletto sindaco di New York nel 2001 fu sostenuto dai repubblicani, eppure fino ad allora era stato a lungo registrato come democratico. In seguito però major Bloomberg entra in conflitto con i repubblicani e per il terzo si presenta come indipendente.
D’altra parte ha sempre dimostrato che le etichette gli stanno strette, e se su temi come armi, ambiente, immigrazione e matrimoni gay sposa una linea chiaramente di sinistra, su quelli più strettamente economici sposa più una linea riconducibile alla destra. Molto chiara poi la sua posizione rispetto alla politica dell’attuale presidente Donald Trump, per il quale ha sempre dimostrato chiara avversione.
Nel 2016 si erano diffuse le prime voci su una possibile candidatura di Bloomberg alle presidenziali e in quello stesso periodo si era tenuta una convention democratica a Filadelfia dove lui decise di sostenere Hillary Clinton con un discorso. In quell’occasione definì Trump “pericoloso demagogo” ed aggiunse: “pure io ho costruito un impero. Senza aver bisogno dei soldi di papà”.
Il benvenuto a Bloomberg da Elisabeth Warren
La presentazione della candidatura per le primarie democratiche di Micheal Bloomberg ha ricevuto subito un “benvenuto” speciale da Elizabeth Warren che su twitter ha scritto: “se stai cercando piani politici molto popolari che possano fare un’enorme differenza per le famiglie dei lavoratori, inizia da qui” e lì c’era il link per il suo “calclolatore per miliardari” la cui funzione è quella di permettere agli elettori di verificare quanto pagherebbero in tasse i milionari se lei venisse eletta Presidente degli Stati Uniti.
La Warren, non per nulla ritenuta fin troppo ‘di sinistra’ per buona parte del ceto medio, vorrebbe lanciare una tassa del 2% sui patrimoni netti tra i 50 milioni e il miliardo di dollari, e del 3% per quelli che superano il miliardo. Uno degli esempi citati dalla Warren è riferito proprio all’11esimo uomo più ricco d’America, che ha dichiarato un patrimonio di 52 miliardi. Secondo il suo calcolatore dovrebbe pagare in tasse 3,078 miliardi di dollari dal 2020 se lei diventasse presidente.
Il senatore Bernie Sanders critica la sempre più larga partecipazione dei ‘paperoni’ agli alti livelli della politica. “Sempre più miliardari che cercano più potere politico sicuramente non rappresentano il cambiamento che serve all’America” ha dichiarato il senatore del Vermont a proposito della candidatura di Bloomberg “la classe dei miliardari è spaventata e deve esserlo” ha poi aggiunto.
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