E’ iniziato alle 7 di questa mattina, lo sciopero di 24 ore degli operai dello stabilimento siderurgico di Taranto e degli altri siti del gruppo ArcelorMittal, indetto dai sindacati di Fim, Fiom e Uilm. Secondo quanto riportato dall’Ansa ci sarebbero decine di lavoratori dell’appalto a presenziare la portineria imprese, mentre, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, il premier Conte dovrebbe essere a Taranto nel pomeriggio.
Alla manifestazione presso il sito di Taranto sono presenti anche lavoratori diretti e rappresentanti sindacali. I metalmeccanici chiedono “all’azienda l’immediato ritiro della procedura di retrocessione dei rami d’azienda e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l’accordo del 6 settembre 2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze previste”.
Secondo quanto riportato da Fim, Fiom e Uilm “la multinazionale ha posto delle condizioni provocatorie e inaccettabili e le più gravi riguardano la modifica del Piano ambientale, il ridimensionamento produttivo a quattro milioni di tonnellate e la richiesta di licenziamento di 5mila lavoratori, oltre alla messa in discussione del ritorno a lavoro dei 2mila attualmente in Amministrazione straordinaria“.
Inoltre, secondo Antonio Calò, segretario generale della Uilm di Taranto “il Governo parla di allarme rosso ma non ha una idea precisa di cosa fare. L’azienda, tenendo fede a quanto scritto nella lettera di recesso, sta portando gli impianti al minimo della capacità di marcia. In queste condizioni entro fine mese ci sarà lo stop totale, compreso l’Afo2. Bisogna intervenire presto”.
Nel frattempo il gruppo indiano Jindal ha negato di nutrire interesse per gli asset dell’ex Ilva a seguito del passo indietro di questi giorni di ArcelorMittal. Lo si evince da un tweet postato sul canale gestito dal gruppo, in cui si legge: “smentiamo con forza le indiscrezioni di stampa secondo cui Jindal Steel & Power potrebbe rinnovare il suo interesse per l’acciaieria di Taranto”.
Intanto Moody’s conferma il rating ‘Baa3’ di ArcelorMittal, ma cambia l’outlook da ‘stabile’ a ‘negativo’. Una revisione che “riflette il rapido declino degli utili quest’anno nel contesto di una domanda calante da parte del mercato finale e di un deterioramento degli spread sull’acciaio” si legge in una nota. Inoltre potrebbero arrivare “ulteriori pressioni al ribasso” sul rating, causate “dall’incapacità di dare esecuzione senza attriti e in modo tempestivo alla proposta di risoluzione dell’acquisto dell’Ilva”.
La giornata di sciopero, Conte in fabbrica con gli operai
Da una parte lo sciopero che interrompe la produzione, dall’altra l’allarme lanciato dai sindacati sull’annuncio dell’ArcelorMittal di portare gli impianti dell’azienda “al minimo della capacità di marcia” che in parole povere significa fermo totale della produzione entro la fine del mese.
Intanto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte raggiunge gli operai a Taranto, una visita inattesa. Il premier infatti ha deciso di prendere parte al consiglio di fabbrica permanente di Fiom, Uilm e Fim incontrando così gli operai dell’ex Ilva. Il premier è entrato nell’impianto gestito da Arcelor Mittal dalla portineria riservata all’ingresso degli operai.
A Taranto sono presenti i lavoratori, quelli che rischiano il posto, ma anche i rappresentanti di comitati che sollevano striscioni coi quali chiedono la riconversione economica del territorio. “Parlerò a tutti ma con calma” ha detto il premier prima di varcare i cancelli della fabbrica della quale alcuni chiedono la chiusura “non ho la soluzione in tasca, in questo momento il dato di fatto è che Mittal restituisce la fabbrica” ha poi aggiunto e ha anche ricordato che un gabinetto di crisi è stato aperto dal governo.
“Nei prossimi giorni vedremo come andrà la situazione” ha detto ancora il presidente del Consiglio “non ho pronta una soluzione, ma qualsiasi situazione può diventare anche una opportunità”. Per gli ambientalisti forse l’attuale situazione è proprio quell’opportunità per voltare pagina.
“Qui ci sono più morti che nascite” dice una madre che vive nel quartiere Tamburi, mentre qualcun altro dice: “questa città richiede altro, perché continuate a insistere su questa fabbrica”. Il premier cerca di rispondere a tutti, ad uno di loro chiede: “tu lavori?” “Ora sono disoccupato” risponde lui, e quando il premier gli chiede un giudizio sull’ArcelorMittal dice: “Mittal non si è comportata mica tanto bene”. Un contestatore poi viene invitato da Conte a togliere il cappuccio “io vengo qui senza maschera” dice il premier, ma calmare l’agitazione non è facile, e la tensione resta palpabile.
Lo sciopero che è stato indetto da Fim, Fiom e Uilm che ha avuto inizio questa mattina, durerà per 24 ore, e dovrebbe terminare quindi sabato mattina alle 7. Non riguarda solo lo stabilimento siderurgico di Taranto, ma anche gli altri siti del gruppo ArcelorMittal. Inoltre decine di lavoratori dell’appalto si sono uniti alla protesta e sono arrivati ai cancelli dello stabilimento per perorare la causa di un’altra grossa porzione dell’indotto. Si tratta di 400 dipendenti della Sanac e altri 50 della Enetec, per i quali è già stata chiesta dall’azienda la cassa integrazione ordinaria.
Patuanelli: “la priorità del governo è far sì che ArcelorMittal rispetti gli impegni”
Al ministro dello Sviluppo Economico, da La Repubblica è stata posta la stessa domanda che Vespa ha posto al premier nello studio di Porta a Porta, e riguarda la possibilità di valutare la nazionalizzazione dello stabilimento dell’ex Ilva. “Non vedo perché parlare di rischio” ha detto Stefano Patuanelli “credo sia stato storicamente un errore privatizzare il settore della siderurgia, che era un fiore all’occhiello e di cui oggi rimane un unico stabilimento”.
Ma prima di valutare la nazionalizzazione della fabbrica ci sono altre strade da percorrere, e la linea è chiara. “In questo momento la priorità del governo è far sì che ArcelorMittal rispetti gli impegni presi” ha spiegato Patuanelli “Questo è il piano A, il piano B e il piano C e per questo ho richiamato il Parlamento, le forze sociali e tutte le componenti istituzionali del Paese a un senso di responsabilità che deve far percepire all’imprenditore la presenza massiccia del sistema Italia”.
Poi il ministro ha ribadito che la questione dello scudo penale non si pone in quanto è già stato più volte chiarito dall’ArcelorMittal che non sarebbe sufficiente. “Come governo abbiamo dato subito all’azienda la disponibilità a reinserirlo, per togliere ogni alibi” ha detto Patuanelli “ma ArcelorMittal ha detto che anche se risolvessimo, oltre a quella, le altre questioni collaterali, la banchina e l’altoforno 2, la produzione sarebbe comunque di 4 milioni di tonnellate annue. Con 5mila esuberi. E’ inaccettabile”.
Banca Intesa Sanpaolo sospende prestiti e mutui dei lavoratori
Intesa Sanpaolo intanto cerca di venire incontro ai lavoratori sospendendo le rate dei mutui e prestiti, sia per i dipendenti dell’ex Ilva che per i fornitori suoi clienti, per un periodo della durata di fino a 12 mesi. La proposta che arriva dalla Fabi è stata quindi accolta dall’istituto di credito che ha già annunciato di dimostrare in questo modo la sua vicinanza ai lavoratori.
“Intesa Sanpaolo vuole dimostrare la propria vicinanza ai dipendenti ex Ilva e delle aziende fornitrici e alle loro famiglie in questo momento di seria difficoltà” ha spiegato Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, aggiungendo poi: “abbiamo ritenuto che la sospensione di mutui e prestiti fosse un intervento di concreto sostegno per le persone e le comunità locali nell’attuale situazione. L’attenzione alle dinamiche e alle esigenze sociali dei territori è per noi uno dei capisaldi del nostro modo di fare banca”.
Conte: “chi viene in Italia deve rispettare le regole”
Non ha usato giri di parole il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per definire la posizione dell’esecutivo in merito alla vertenza con la società ArcelorMittal. “Chi viene in Italia deve rispettare le regole” ha dichiarato il premier poco meno di ventiquattr’ore dopo la conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi “il Governo non potrà mai accettare”.
Nello studio di Bruno Vespa, il presidente del Consiglio ha spiegato che “non è un problema legale, perché una battaglia legale ci vedrebbe tutti perdenti. Ove mai fosse giudiziaria, sarebbe quella del secolo. Non si può consentire che si vada via senza rispettare gli obblighi contrattuali”. Poi, alla domanda se “per lo Stato italiano ci sono gli strumenti giuridici per una eventuale battaglia legale” il premier ha risposto con un fermo sì.
Poi rimanendo sulla linea della coesione annunciata anche in conferenza stampa a Palazzo Chigi, Conte si è rivolto alle forze politiche, in particolare a quelle dell’opposizione. “Lancio un appello” ha detto “qui non ci sono governi attuali e precedenti, qui non c’è la maggioranza o l’opposizione, per una volta non ci dividiamo, marciamo coesi verso il salvataggio di questo polo industriale”.
Interessante anche l’opzione “nazinalizzazione” che per ora non è stata esclusa, ma nemmeno confermata. “Stiamo valutando tutte le possibili alternative, ma ora non ha senso parlarne” ha spiegato Giuseppe Conte nello studio di Porta a Porta “aspetto una proposta dal signor Mittal e vorrei incontrarlo nelle prossime ore”.
Di Maio: “M5s non è d’accordo sull’introduzione dello scudo”
La posizione del Movimento 5 Stelle sulla vicenda è sicuramente vicina a quella del premier, che chiede coesione e massimo impegno per risolvere nel migliore dei modi la vertenza, ma senza concedere terreno all’ArcelorMittal. “Noi come M5s non siamo d’accordo sull’introduzione dello scudo” penale per l’ex Ilva, ha spiegato Luigi Di Maio.
In base a quanto riferito da Conte nella conferenza stampa a Palazzo Chigi però, il punto non sarebbe lo scudo penale, ma una questione a tutti gli effetti meramente finanziaria. Il premier ha infatti annunciato alla platea di giornalisti di aver proposto il ripristino delle condizioni in vigore fino all’aprile 2019, che garantivano appunto lo scudo penale, ma la società franco-indiana ha rifiutato.
Lo scudo penale quindi sarebbe solo un pretesto, non il vero problema. “Se è questo lo risolviamo in poche ore” ha detto Conte a Porta a Porta. Intanto il capogruppo del Pd Graziano Delrio ha più volte palesato la disponibilità a presentare un emendamento al decreto Fiscale, ipotesi che però non è piaciuta a Di Maio.
“La Lega che cura i suoi interessi in borsa presenta un emendamento, ma che lo presentino anche partiti della stessa maggioranza senza un accordo è un problema della maggioranza stessa” ha dichiarato Luigi Di Maio intervistato al forum dell’Ansa. Un episodio anche questo che rivela una tensione in crescita all’interno della compagine di governo, nonostante le esortazioni alla coesione più volte rilanciati dal premier.
Una maggioranza, quella del governo giallo-rosso, che continua a non dare le sicurezze necessarie in fatto di stabilità. Di Maio ha anche criticato l’ennesima intervista rilasciata da Matteo Renzi a Repubblica, in cui il leader di Italia Viva ancora una volta ha da ridire sull’operato del premier che sostiene, mettendo in guardia la maggioranza stessa in merito al rischio ritorno alle urne.
“Penso ai cittadini che aprono il giornale e leggono queste cose” ha detto Luigi Di Maio “dite le cose chiaramente, parlate chiaramente all’opinione pubblica. Quando si ha un ruolo pubblico bisogna essere al servizio dei cittadini e non alimentare dibattiti su questioni di palazzo”.
Non aiutano poi le parole di Matteo Renzi che replica: “del doman non v’è certezza” in merito ai dubbi sulla premiership di Giuseppe Conte. “Così si perde di vista l’obiettivo e si comincia a parlare in politichese di questioni di palazzo” ha ribadito Di Maio “questo fa perdere fiducia nei confronti dello Stato”.
Di Maio attacca la Lega: “sovranisti camerieri delle multinazionali?”
Intervistato dall’Ansa sul caso dell’ex Ilva, il leader 5 Stelle ha attaccato la Lega. “Allo Stato è stato chiesto di rispettare il contratto di Calenda, adesso chi ci chiede di rispettarlo non rispetta i patti” ha detto Di Maio “io spero che i sovranisti siano mossi da orgoglio e non facciano i camerieri delle multinazionali”.
Poi il riferimento a quanto accadeva durante il primo governo Conte, quando ad appoggiare i 5 Stelle c’era la Lega. “Ogni volta che io provavo a essere duro, la Lega si schierava con Arcelor” ha detto Di Maio “ora ho capito perché: hanno investito in Arcelor e stanno battagliando ancora per la multinazionale e non per i lavoratori. Abbiamo smascherato il finto sovranismo. Abbiamo gli unici sovranisti al mondo che perorano le battaglie delle multinazionali anziché i cittadini e i lavoratori”.
Sempre su questa linea infatti Luigi Di Maio ha anche pubblicato un post su Facebook sul quale si legge: “i sovranisti sono col Paese o fanno i camerieri delle multinazionali? Dal Carroccio una resa senza condizioni”. Il leader pentastellato ha infatti condiviso sin dal primo momento la posizione dello stesso premier, che è quella di “far rispettare la sovranità dello Stato”.
“Siamo arrivati al paradosso che la multinazionale fa leva sui sovranisti per piegare la volontà dello Stato” ha detto Luigi Di Maio che su Facebook ha scritto anche: “sull’Ilva ci sarà da far rispettare la sovranità dello Stato. E non lo potranno fare i camerieri delle multinazionali travestiti da sovranisti. Dovranno farlo le persone di buon senso. Unite e tutte dalla stessa parte, quella della città di Taranto, dei suoi cittadini e dei suoi lavoratori. Il Movimento 5 Stelle ci sarà”.
Matteo Salvini risponde dalla sua campagna elettorale per le regionali in Emilia Romagna. “Sentir parlare Di Maio di sovranità è imbarazzante. Diano una risposta ai lavoratori” dice il leader leghista, che poi aggiunge riguardo al difendere la sovranità nazionale “dissero coloro che hanno fatto nascere il governo tra Berlino, Parigi e Bruxelles. Sono gli ultimi che possono parlare. A me interessano le decine di migliaia di posti di lavoro in ballo. Questi cretini dovrebbero pensarci. La Lega è pronta: se portano qualcosa di intelligente in aula, noi glie lo sosteniamo”.
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