La posizione che assumerà il governo di fronte alla vicenda che vede protagonista l’ArcelorMittal e lo stabilimento dell’ex Ilva di Taranto, sembra che non sarà affatto di accondiscendenza. “Chi viene in Italia deve rispettare le regole. Il governo non potrà mai accettare” ha dichiarato il presidente del Consiglio ribadendo il no dell’esecutivo alle richieste avanzate dalla multinazionale dell’acciaio.
La conferenza stampa sulla vicenda dell’ex Ilva a Palazzo Chigi
In conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier Conte ha parlato senza mezzi termini di “allarme rosso” dichairando che la vertenza che si è venuta a creare sta “particolarmente a cuore del governo” e specificando: “riteniamo quel polo industriale di interesse strategico per l’intero Paese, sia dal punto di vista strettamente industriale, sia dal punto di vista più ampiamente sociale, occupazionale”.
Il presidente Conte ha parlato di “assoluta determinazione del governo per rilanciare l’Ilva e Taranto” confermandone la “questione prioritaria nell’agenda di governo”. L’incontro coi vertici dell’ArcelorMittal ha visto un esecutivo coeso con una “posizione unitaria”, rassicura Conte, ma sebbene il governo stia lavorando alla ricerca di soluzioni ottimali, ci sono delle “iniziative” da parte dell’ArcelorMittal “che sono molto preoccupanti”.
Le pretese di ArcelorMittal inaccettabili “da un punto di vista giuridico”
Conte ha quindi illustrato dettagliatamente i termini della vicenda. “La società che attualmente risulta affittuaria ha anticipato un atto di recesso da questo contratto di affitto, e in aggiunta ha anche incardinato presso il tribunale di Milano un atto di citazione. Con l’atto di citazione chiede l’accertamento della legittimità del recesso, e poi in via subordinata varie altre richieste tutte orientate ad accertare da parte dell’autorità giudiziaria lo scioglimento del contratto per varie ragioni: impossibilità ancorché parziale di eseguire la prestazione, eccessiva onerosità della loro prestazione.”
Conte ha però chiarito che il governo ha subito espresso una posizione netta e ha ancitcipato che “non riteniamo giustificate queste posizioni”. Poi in riferimento all’aspetto dell’immunità penale, addotta dalla società tra le motivazioni che la indurrebbero a recedere dal contratto relativo allo stabilimento dell’ex Ilva, Conte ha spiegato che le pretese avanzate dall’ArcelorMittal non sono “giustificate da un punto di vista strettamente giuridico”.
ArcelorMittal, il vero motivo del recesso è di natura industriale
Il punto della questione però non sarebbe lo scudo penale, lo si è evinto in modo chiaro nel corso dell’incontro, come lo stesso premier ha spiegato. “Per sgombrare il campo da questo che riteniamo un falso problema, il governo ha dichiarato la disponibilità ad introdurre lo scudo penale, ma dopo un po’ nel corso della nostra interlocuzione, è emerso chiaramente nella discussione che abbiamo avuto alla presenza dei vari ministri, non è questa la vera causa del disimpegno dell’azienda e della conseguente richiesta di recesso”.
Ma se il vero punto della questione non è lo scudo penale, allora qual è? “L’azienda franco-indiana ritiene che gli attuali livelli di produzione che sono ridotti a 4 milioni di tonnellate non riesca a remunerare l’investimento” in altre parole, specifica il premier in conferenza stampa a Palazzo Chigi “è un tema strettamente industriale“.
E di conseguenza, spiega ancora Giuseppe Conte, l’azienda “ritiene che non sia sostenibile economicamente questo impianto produttivo, e quindi non possa assicurare l’attuale livello dell’occupazione“. Ecco quindi il nocciolo della questione che, spiega Conte “rende assolutamente drammatica, dal punto di vista non tanto economico quanto sociale, la situazione, perché ci viene rappresentato l’esubero di 5mila persone, che per noi sono 5mila famiglie”.
“Senza considerare l’impatto che questa drastica riduzione del livello produttivo, e quindi del livello occupazionale avrà anche sull’indotto” prosegue il premier “è una questione che per noi non è assolutamente accettabile lasciare 5mila famiglie senza un lavoro, senza un futuro”.
Conte: “vogliamo mantenere aperto un tavolo negoziale”
Qui l’approccio del governo cambia, perché se dal punto di vista strettamente giuridico le richieste dell’ArcelorMittal sono del tutto ingiustificate, come il premier ha sottolineato, ora che la vicenda si presenta chiaramente come una questione industriale il governo è “disponibile a lavorare”.
“Vogliamo mantenere aperto un tavolo negoziale” ha dichiarato ancora Conte in conferenza stampa, spiegando che il governo “ha ribadito l’assoluta strategicità di questo polo industriale” e in definitiva “preservare quello che era il progetto industriale che ci era stato presentato, non a seguito di un’acquisizione di mercato, ma a seguito di una gara procedura di evidenza pubblica, dove i termini delle nostre richieste erano già indicati nel bando. E dove quei contenuti, queste clausole e i dettagli del piano industriale e del piano ambientale sono stati tutti specificati e sono diventati clausole di uno specifico contratto”.
Conte ha quindi sottolineato l’importanza della vicenda. “Qui non è una qualsiasi crisi aziendale” ha detto il premier “è una vertenza aziendale che in questo momento prospetta un disimpegno da impegni contrattuali specificamente assunti a seguito di una gara. E questo per noi è inaccettabile. E se ci sono delle criticità come ci è stato rappresentato, queste non giustificano affatto quello che oggi ci viene prospettato, o addirittura la riconsegna dell’intero impianto”.
Conte: “è scattato un allarme rosso”
Ecco perché, spiega Conte “è scattato un allarme rosso”. “Non è mia abitudine drammatizzare le situazioni” ha spiegato il premier “ci siamo resi disponibili ad aprire una finestra negoziale, 24ore su 24, questa ora per il governo sarà l’assoluta priorità sul piano industriale economico”.
Ha anche sottolineato poi che “nessuna responsabilità sulla decisione dell’azienda può essere imputata al governo. Questo gioco non lo accettiamo. Lo abbiamo respinto subito al mittente. Il problema scaturisce da un piano industriale che non raggiunge i suoi obiettivi per responsabilità che non sono imputabili all’attuale governo. Sono imputabili alle valutazioni dell’azienda”.
A tal proposito poi lo stesso Conte spiega che non si può ritenere accettabile la posizione che l’azienda franco-indiana intende assumere. “In questo momento” aggiunge il premier “non è semplice dire: ‘il piano industriale non è sostenibile economicamente’ quando dopo un’aggiudicazione sono stati mandati via altri competitors e quindi ci si è aggiudicata una gara sulla base di quel piano industriale, di quell’impegno, di quelle promesse contrattuali”.
Conte: “non lasceremo soli gli operai”
E prima di passare la parola al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, Conte si rivolge all’ArcelorMittal. “Invitiamo l’azienda a rimeditare queste sue iniziative, non accettiamo e non riteniamo accettabile che ci siano iniziative di tutela giudiziaria dal loro punto di vista. Siamo determinati a difendere col più intenso impegno e a fare tutto quello che è necessario per assicurare il rilancio dell’Ilva e di Taranto. Non lasceremo affatto soli gli operai”.
Conta ha quindi spiegato che ai vertici dell’ArcelorMittal è stato concesso del tempo per valutare un diverso approccio alla vertenza che riguarda gli stabilimenti dell’ex-Ilva di Taranto. “Data l’urgenza della questione abbiamo invitato il presidente Mittal a prendersi un paio di giorni e a proporci qualche soluzione” ha spiegato Conte “il governo è disponibile a valutare tutte le possibilità e gli strumenti a nostra disposizione per cercare di assicurare continuità negli investimenti produttivi, assicurare i medesimi livelli occupazionali e anche la prosecuzione nella realizzazione del piano di bonifica ambientale“.
Conte ha infine ulteriormente ribadito l’inaccettabilità delle richieste dell’ArcelorMittal, posizione che ha tenuto a precisare essere di tutte le forze che compongono la maggioranza di governo. “Su questo siamo compatti, e marceremo con spirito di squadra e con piena determinazione” ha detto Conte, che ha concluso poi “confido che anche le forze di opposizione ci seguiranno in questo. Qui non è questione di maggioranza, questione di minoranza. Qui è l’intero Paese che deve reggere l’urto di questa sfida, e sarebbe veramente deprecabile che iniziassimo a coltivare discussioni sterli e polemiche su questo fronte“.
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