Ecco alcune delle novità contenute nella manovra economica cui sta lavorando l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte a trazione M5s-Pd-Leu-Iv.
Stop a detrazioni per redditi oltre i 240mila euro
In un primo momento si era pensato di inserire la norma che prevede detrazioni fiscali solo per chi paga con metodi di pagamento tracciabili. Ma ha retto solo poche ore, dopodiché è stata depennata e non è più riapparsa nell’ultima bozza della legge di Bilancio.
L’inversione di marcia è stata decisa nel corso dell’ultimo vertice che si è tenuto a Palazzo Chigi mercoledì scorso. Continueranno ad essere detraibili le spese relative all’acquisto di farmaci e dispositivi medici nella misura del 19%, anche per chi paga in contanti. Riguardo invece le altre detrazioni al 19%, come quelle per visite specialistiche, analisi e fisioterapia, ma anche spese scolastiche o per attività sportive dei bambini, nonché per gli interessi sui mutui, gli esborsi dovranno essere effettuati tramite metodi di pagamento tracciabili.
Viene poi confermato il tetto dei 120mila euro di reddito per le detrazsioni fiscali, soglia oltre la quale iniziano a ridursi gli sconti, arrivando ad azzerarsi per le persone fisiche che dichiarano un reddito dai 240mila euro in su. Eccezioni sono previste per le detrazioni per gli interessi passivi sui prestiti, mentre per quel che riguarda le spese sanitarie sostenute per forme di patologie gravi, non si è ancora giunti ad una decisione.
Anche il bonus bebè è confermato, con proroga anche per i voucher nido che prevedono l’applicazione tra l’altro di criteri più generosi rispetto a quelli fin’ora rispettati. Brutte notizie invece per i fumatori, con una nuova tassa su cartine e filtri.
Stretta sulle concessioni autostradali
Nella bozza della legge di Bilancio è contenuta una modifica delle norme che regolamentano le concessioni autostradali, con una riduzione della quota di ammortamento deducibile dei beni gratuitamente devolvibili alla scadenza di una concessione all’1%, tra questi rientrano ad esempio gli investimenti che servono per fare le strade.
Fino ad oggi era previsto un ammortamento di questi investimenti che era integralmente deducibile per la quota imputata a bilancio. Il target della norma come si legge espressamente nel testo, è quello delle “imprese concessionarie di costruzione e gestione di autostrade e trafori”, ed è indicato anche il periodo dal quale si inizierà ad applicare la modifica alla norma vigente, quello del “periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019”.
La revisione del testo è da ritenersi applicabile anche alla deducibilità del costo dei beni materiali strumentali per l’esercizio dell’Impresa e dei diritti d’uso di operee d’ingegno o brevetti. Modifiche che non sono piaciute affatto alla lobby dei concessionari, Aiscat che ha minacciato un “blocco generale degli investimenti nel settore autostradale, penalizzando fortemente lo sviluppo del sistema infrastrutturale”.
Di tutt’altro avviso naturalmente il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che definisce la norma “una limatura assolutamente sostenibile” che di fatto “non è punitiva”.
Accorpamento di Imu e Tasi
Tra le novità contenute nella bozza della manovra economica l’accorpamento in un’unica imposta di Imu e Tasi. L’imu sulla prima casa classificata nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 nonchè per le pertinenze è pari allo 0,5% e il Comune può aumentarla di 0,1 punti percentuale oppure diminuirla fino ad azzerarla.
I Comuni inoltre, si legge nel testo “possono aumentare ulteriormente l’aliquota massima dell’1,06% di cui al comma 7 sino all’1,14%, in sostituzione della maggiorazione della Tasi”. Si dichaira però contraria alle modifiche Confedilizia, secondo cui “con l’eliminazione della Tasi verrebbe meno qualsiasi riferimento ai servizi e verrebbero meno garanzie importanti per il cittadino. Inoltre, verrebbe posta a carico del proprietario anche quella parte di Tasi (dal 10 al 30% dell’imposta) che attualmente è a carico di colui che occupa gli immobili (ad esempio l’inquilino nei contratti di locazione)”.
Sempre nel merito di questa misura, Confedilizia spiega anche che “viene previsto in via definitiva l’aumento all’11,4 per mille, rispetto all’ordinario limite del 10,6 per mille, dell’aliquota massima applicabile in alcuni grandi Comuni come Roma e Milano. Inoltre, l’aliquota di base dell’Imu passa dal 7,6 per mille all’8,6 per mille (per l’abitazione principale dal 4 al 5 per mille): novità che avrebbe l’effetto di portare ad aumentare l’aliquota base da parte di quei Comuni che finora applicavano l’aliquota di base Imu e non applicavano la Tasi”.
In base a quanto annunciato poi dalla viceministra dell’Economia Laura Castelli, apprendiamo che saranno unificati nella cosiddetta local tax “i numerosi tributi locali minori, tra quello relativo all’occupazione di suolo pubblico e l’imposta sulla pubblicità, al fine di semplificare la vita ai cittadini e soprattutto alle tante imprese che operano sul territorio. A questa si aggiunge una importante semplificazione per gli ambulanti, perché riteniamo che i mercati locali, specialmente nei piccoli Comuni, rappresentano un’importante spazio di socializzazione”.
Bonus casa e facciate
Rimanendo sul tema casa, troviamo il rinnovo dei bonus per ristrutturazioni e per l’acquisto di mobili, più una detrazione al 90% e senza limiti di spesa, per rifare le facciate dei palazzi. Niente bonus verde però, almeno per ora, nonostante le proteste dalle associazioni del settore florovivaistico.
E’ anche previsto il finanziamento del fondo di garanzia per la prima casa e la nascita di un nuovo fondo da 853 miloni di euro fino al 2033 per la “rinascita urbana”. Si tratta di un fondo pluriennale che verrà assegnato a progetti selezionati da una Alta Commissioine specificamente indicata per tale ruolo, di Regioni, Città metropolitane, province e Comuni sopra i 60mila abitanti, con lo scopo di riqualificare e aumentare l’edilizia popolare.
Green New Deal: 470 milioni per la svolta verde
Per la svolta in chiave ambientale sono stati stanziati nella bozza della legge di bilancio, 4,24 miliardi di euro dal 2020 al 2023. La dotazione del fondo è così ripartita: 470 milioni per il 2020, 930 milioni per il 2021 mentre per 2022 e 2023, 1.420 milioni ciascuno.
Come apprendiamo da Il Fatto Quotidiano, concorrono alla costituzione del fondo i “proventi delle aste delle quote di emissione di CO2 relativi agli anni 2020, 2021 e 2022, a valere sulla quota di pertinenza del ministero dell’Ambiente, per un importo pari a 150 milioni di euro l’anno”. Inoltre verranno emessi titoli di Stato Green.
Nella bozza si legge in merito all’oggetto dei finanziamenti “operazioni, anche in partenariato pubblico privato, finalizzate a realizzare progetti” purché abbiano obiettivi come la “decarbonizzazione dell’economia, l’economia circolare, la rigenerazione urbana, il turismo sostenibile”. Per quel che riguarda il prossimo anno in ogni caso gli interventi si fermeranno ai bonus previsti dal decreto Clima.
Rimanendo ancora in tema di green economy, il ministro dell’Ecomomia ha spiegato che i 140 milioni l’anno aggiuntivi per Industria 4.0 andranno a “interventi a favore della sostenibilità e della circolarità dell’economia”.
Infine, una novità che riguarderà il parco auto della pubblica amministrazione, con un rinnovo in chiave di economia sostenibile. Nel 2020 è infatti previsto l’acquisto oppure il noleggio di nuove auto che dovranno essere almeno per il 50% ibride o elettriche.
Arriva la sugar tax da 10 euro per ettolitro
Come funzionerà la sugar tax che è stata inserita nella legge di bilancio? Nella bozza del provvedimento si legge che “viene istituita una imposta sul consumo delle bevande analcoliche” ossia “i prodotti finiti e i prodotti predisposti per essere utilizzati come tali previa diluizione, rientranti nelle voci NC 2009 e 2202 della nomenclatura combinata dell’Ue, condizionati per la vendita, destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l’aggiunta di edulcoranti e aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume”.
L’imposta sarà così strutturata: 10 euro per ettolitro per i prodotti finiti, mentre per i “prodotti predisposti ad essere utilizzati previa diluizione” 0,25 euro per chilo. Una imposta che, in base a quanto leggiamo nel documento “non si applica alle bevande edulcorate cedute direttamente dal fabbricante nazionale per il consumo in altri Paesi dell’Ue ovvero destinate, dallo stesso soggetto, ad essere esportate.”
Sempre nella bozza leggiamo che “sono esenti dall’imposta le bevande edulcorate il cui contenuti complessivo di edulcoranti sia inferiore o uguale, rispettivamente, a 25 grammi per litro” per quel che riguarda i prodotti finiti e “a 125 grammi per chilogrammo per i prodotti predisposti ad essere utilizzati previa diluizione”.
Ad occuparsi del controllo, delle attività di accertamento e di verifica dell’imposta saranno l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. I funzionari avranno “facoltà di accedere presso impianti di produzione, di condizionamento o di deposito di bevande edulcorate al fine dell’acquisizione degli elementi utili ad accertare la corretta applicazione delle disposizioni”.
In caso di mancato pagamento dell’imposta come da nuova normativa, è prevista una sanzione amministrativa che va “dal doppio al decuplo dell’imposta evasa, non inferiore comunque a eruo 500. In caso di ritardato pagamento dell’imposta si applica la sanzione amministrativa pari al 30% dell’imposta dovuta, non inferiore comunque a euro 250″.
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