Tutto è iniziato con la presentazione della mozione volta a istituire la Commissione contro il razzismo, l’antisemitismo e l’odio. I parlamentari del centrodestra, a seguito del discorso pronunciato dalla senatrice a vita Liliana Segre sopravvissuta alla Shoa, hanno preferito restare seduti e non applaudire, episodio ritenuto grave da più parti.
Il non aderire alla mozione invece è qualcosa di cui si può discutere, ed in Parlamento si sono già distinte linee differenti, con uno scontro tra i partiti che diventa via via più incandescente. Di recente è anche scesa in campo la Chiesa Cattolica, con il segretario dello Stato Vaticano, Pietro Parolin che pur evitando di fare riferimento in modo esplicito all’astensione del centrodestra sulla Commissione Segre, si è definito “preoccupato”.
Parolin ha espresso il suo parere in merito dichiarando che: “sui valori fondamentali dovremmo essere tutti uniti. Ci sono cose su cui dovremmo convergere. Ci vogliono basi comuni. Poi, naturalmente, anche qui c’è il pericolo di politicizzare tutto ciò e dovremmo uscire da questo”.
In parole povere il Vaticano non vede di buon occhio la posizione che sembra aver assunto il centrodestra in merito a temi così delicati. Altrettanto preoccupata la comunità ebraica romana, che la esprime attraverso la sua presidente Ruth Dureghello. “Sconcerta l’astensione di alcune forze politiche, una scelta che riteniamo sbagliata e pericolosa” dichiara la Dureghello “è un momento complicato per gli ebrei in Europa e in questa fase c’è bisogno di unità e non bisogna lasciare adito ad alcuna ambiguità”.
Il clima in aula risente in modo evidente delle tensioni sul tema. Alla Camera il Pd ha denunciato che dai banchi della destra il deputato dem Fiano sarebbe stato apostrofato “sionista!”. Da Fratelli d’Italia però ogni accusa viene respinta e partono le minaccie di querela.
Le accuse di razzismo dai banchi della sinistra partono con estrema facilità, e dirette nei confronti di chiunque non abbia aderito alla Commissione. Secondo il Movimento 5 Stelle, sia Salvini che Meloni e Berlusconi si disimpegnano dalla lotta al razzismo, mentre all’interno di Forza Italia la situazione è più complessa.
Il lodo Pacifici-Meloni e la bagarre in Forza Italia
Un esponente di spicco della comunità ebraica, Riccardo Pacifici, ha presentato una richiesta con la quale si intende modificare la mozione Segre che è stata appena approvata al Senato, per renderla più condivisibile anche dagli altri partiti, e Giorgia Meloni si dichiara subito favorevole. “Fratelli d’Italia è pronta a collaborare con l’istituzione di una Commissione che abbia come finalità il reale contrasto a ogni forma di intolleranza e antisemitismo” dice la Meloni “valori che devono essere patrimonio condiviso di tutti gli Italiani e non pretesto di scontro politico”.
Ma dentro Forza Italia il lodo Pacifici-Meloni getta un po’ di scompiglio. Nella sede del partito i massimi dirigenti, e l’avvocato Ghedini hanno trasmesso una nota di Berlusconi con la quale si difende la linea dell’astensione di Forza Italia al Senato. “La sinistra ha istituito un nuovo reato d’opinione e noi da liberali non possiamo accettarlo” si legge nella nota.
Poi Berlusconi, pur non rivolgendosi direttamente a Mara Carfagna, la attacca per aver affermato che l’astensione di Forza Italia sulla mozione Segre sarebbe cintraria ai valori del partito. Berlusconi ha infatti dichiarato: “mi aspetto che nel movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dubbi sul nostro impegno al fianco di Israele e contro l’antisemitismo. I distinguo avanzati ai soli fini di alimentare sterili polemiche favoriscono chi vorrebbe dipingerci come quello che non siamo e che addirittura ci fa orrore”.
Un chiaro attacco da parte del Cavaliere nei confronti di una Carfagna che sembra sempre più fuori dal partito, apparentemente destinata a fare la fine di Alfano, se non peggio. Ed è sempre Berlusconi ad aver detto ai suoi che “Mara sta facendo come Fini, ora basta” ma anche “le discussioni non si fanno a colpi di agenzie di stampa. Se qualcuno invece vuole seguire strade già percorse da altri ne ha la libertà ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia”.
La linea della Carfagna però è pittosto condivisa in parlamento, sia in Senato che alla Camera, specialmente da quei nomi che vengono dati come in procinto di saltare lo steccato per unirsi ad Italia Viva di Matteo Renzi. Parliamo di Polveriini, Bergamini, Cangini, Napoli, Cattaneo, Causin, Del Mas e Mallegni.
E a chiudere il quadro l’incontro di ieri tra Giovanni Toti e Mara Carfagna, che se sulla linea da adottare nei confronti di Salvini mostrano divergenze, sulla necessità di cambiamento nel centro destra sono dello stesso parere. “Qualcosa nel centrodestra dobbiamo fare per riequilibrarlo” dice Toti “se riusciamo a far coincidere le nostre posizioni sarà un bene. Mara è delusa da Forza Italia e a disagio, ma mi ha detto che non andrà via”.
Un’apertura chiara nei confronti della Carfagna. “Da parte mia l’aspetto: voglio fare una gamba moderata del centrodestra alleata con Salvini e lei potrebbe benissimo stare con noi, ognuno padrone delle proprie sensibilità e senza subalternità verso nessuno” conclude Toti.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.