La Brexit per il 31 ottobre è chiaramente saltata, in seguito agli ultimi sviluppi, e dai Paesi membri è arrivato l’ok per il rinvio al 31 gennaio 2020. Ad annunciarlo, via Twitter il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, che ha scritto: “i 27 Paesi Ue hanno deciso di accettare la richiesta del Regno Unito di una flextension fino al 31 gennaio 2020. La decisione sarà formalizzata con una procedura scritta”.
Boris Johnson aveva infatti inviato la richiesta all’Ue il 20 ottobre, obbligato dalla nuova legge anti no-deal, in seguito alla bocciatura, da parte del Parlamento britannico, dell’accordo che aveva raggiunto dopo una lunga trattativa con Bruxelles.
L’accordo per la Brexit è stato infatti bocciato dalla Camera dei Comuni, osteggiato naturalmente dall’opposizione laburista ma anche dal partito unionista irlandese. Il Dup infatti non era soddisfatto dei termini riguardo la questione dei confini tra Irlanda e Regno Unito, e ha finito col votare a favore dell’emendamento presentato da Oliver Letwin.
Ora il primo ministro inglese, che era fortemente contrario a chiedere un ulteriore rinvio all’Ue, punta al voto anticipato il 12 dicembre, ed è per questo che riproporrà una mozione volta ad ottenere lo scioglimento della Camera dei Comuni il 6 novembre, per poi tornare alle urne entro metà dicembre appunto.
Questa mossa di Boris Johnson dovrebbe in qualche modo contribuire a sbloccare una situazione che si trascina da troppo tempo, fin da quando alla guida del Paese c’era Theresa May. Tuttavia, tornare al voto non sarà facile perché Johnson non ha il quorum dei due terzi del Parlamento per far passare la sua mozione.
I voti che gli mancano sono quelli dell’opposizione laburista, il cui leader Jeremy Corbyn ha posto delle condizioni difficili da accettare per il leader Tory. Corbyn spera infatti di ottenere l’impegno da parte di Johnson a escludere una Brexit No Deal anche in futuro.
Un’alternativa l’hanno proposta i LibDem e gli Indipendentisti scozzesi: legge ordinaria da approvare entro giovedì a maggioranza semplice, con un ritorno alle urne il 9 dicembre invece che il 12. In questo caso senza lasciare tempo al governo, fino al 6 novembre, di fare un ultimo tentativo prima delle elezioni per far approvare al Parlamento l’accordo sulla Brexit che la maggioranza Tory aveva raggiunto con l’Europa nei giorni scorsi.
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