Se n’è accorto, Luigi Di Maio, che l’esperimento di correre fianco a fianco con il Pd non funziona, ed è probabilmente questa consapevolezza l’unico risultato positivo, almeno per l’elettorato del Movimento 5 Stelle, di questo confronto in Umbria. Un confronto che ha lasciato sul campo un unico clamoroso sconfitto che è proprio il popolo grillino.

Ma vediamo prima di tutto quali sono i risultati delle elezioni regionali in Umbria, regione soprannominata l’Ohio d’Italia. Una regione con meno di 900mila abitanti, è vero, ma è meno di una magra consolazione per i 5 Stelle, perché il dato indica senza ombra di dubbio una chiara tendenza su scala nazionale, e dipinge tra l’altro un divario persino più schiacciante tra le forze di governo e quelle all’opposizione rispetto a quello emerso dai sondaggi pubblicati fino ad oggi.

Ed ecco il quadro: Donatella Tesei è il nuovo governatore dell’Umbria con il 57,5% dei voti, mentre Vincenzo Bianconi ne esce sconfitto con il 37,5% delle preferenze. Vediamo i partiti all’interno delle due coalizioni, cominciando proprio da quella di centro destra, con la Lega che sfiora il 37% (36,9%), Fratelli d’Italia che mette in cassaforte un risultato a due cifre: 10,4% doppiando Forza Italia, che conferma il numero nazionale emerso dai sondaggi, vale a dire il 5,5%.

Il Partito Democratico, sebbene abbia chiaramente perso questa sfida in Umbria, non ha ottenuto un cattivo risultato. Ne esce sicuramente ammaccato, se si considera che è una delle regioni “rosse” che passa al centro destra (più destra che centro peraltro) dopo un’amministrazione da più parti definita disastrosa in Umbria, ma tutto sommato ha tenuto, attestandosi alla fine sul 22,3%.

Il vero disastro è quello del Movimento 5 Stelle. Un disastro preannunciato, una specie di tentato suicidio, per ora circoscritto all’Umbria ma pienamente riuscito, che forse ha aperto gli occhi di chi non era convinto che quella dell’alleanza con il Pd era una pessima idea. Il M5S in Umbria si deve accontentare infatti di un misero 7,4%.

L’Umbria cambia colore dopo 50 anni

Era dal 1970 che la regione veniva amministrata da giunte di centro-sinistra, eppure oggi il dato più eclatante non è questo probabilmente, un dato che era stato peraltro preannunciato dal voto delle Europee, che in Umbria avevano già consegnato una vittoria alla Lega.

Già perché dal colore rosso il popolo umbro è passato nettamente al verde, confermando il dato delle europee, ma soprattutto scegliendo come proprio presidente una senatrice leghista, già presidente della commissine difesa di Palazzo Madama.

Il Movimento 5 Stelle in caduta libera

Aveva deciso di sostenere Bianconi insieme ad un paio di liste civiche ma più che altro insieme al Pd, ed il risultato è stato uno dei peggiori della sua storia politica. Prevedibile? Decisamente sì, ma evidentemente era proprio necessario sbatterci sopra con forza.

“L’esperimento non ha funzionato” osserva il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio “il Movimento nella sua storia non aveva mai provato una strada simile. E questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti“.

L’affluenza sale al 64%

Il dato dell’affluenza indica che il numero dei votanti non è diminuito, anzi è aumentato rispetto a 4 anni fa di ben 8 punti percentuale. A votare per le regionali in Umbria ci è andato il 64,66% degli aventi diritto. Una maggiore affluenza che ha premiato il centro-destra, con elettori probabilmente anche spronati dallo scandalo dei concorsi truccati nella sanità che tre mesi fa ha visto coinvolto il centrosinistra.

La ex governatrice umbra Catiuscia Marini del Pd è stata infatti costretta alle dimissioni proprio per via delle indagini in corso. Ed ecco un altro motivo per cui la battaglia del Pd era persa in partenza, il che rende ancora più difficile spiegare come mai il M5S abbia ritenuto necessario combattere per una causa persa.

Giorgia Meloni: “Gli Italiani hanno voglia di votare”

E’ la prima verifica per la nuova maggioranza, quella appena passata con esito negativo rappresentata dalle regionali dell’Umbria, ma per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte il risultato elettorale di una regione con un così basso numero di abitanti non deve causare eccessivo allarmismo.

Giorgia Meloni è di tutt’altro avviso. “Questo sonoro ceffone al governo rossogiallo la dice lunga su quello che gli Italiani pensano” dice la leader di Fratelli d’Italia “fossi in Conte domattina rassegnerei le dimissioni”. Il che naturalmente non è vero, ma rassegnare le dimissioni da cariche importanti se si fosse al posto di qualcun altro è un’attività molto praticata in Italia.

La Meloni però si fa portavoce del sentimento del popolo umbro “gli umbri hanno dimostrato che gli Italiani hanno voglia di votare” dice, e poi calca la mano sentenziando: “un presidente del Consiglio che dice che il voto degli umbri conta poco o nulla come quello dei leccesi, è un omino”.

Il presidente del Consiglio però si era limitato ad esprimere un certo riserbo in merito alle conclusioni da trarre in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, in primis quello dell’Emilia Romagna. “Sarebbe un errore interrompere questo esperimento per via di una Regione che ha il 2% della popolazione nazionale” afferma il premier, che almeno per ora non sembra trarre conclusioni significative da quanto accaduto in Umbria.

La foto scattata a Narni dei leader della coalizione di Bianconi

Conte spiega di non aver neppure preso parte alla campagna elettorale in Umbria “se avessi voluto farla avrei girato porta a porta un mese, 24 ore al giorno” dice al Corriere della Sera, e intanto finisce sotto accusa una foto scattata a Narni, che ritrae insieme al candidato Bianconi i leader della coalizione: Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Roberto Speranza.

Nella foto di Narni c’era persino il premier Giuseppe Conte, nonostante abbia preferito restare in disparte, ed evitare di offrire il suo contributo partecipando alla campagna elettorale in Umbria. C’era invece una assenza che non poteva passare inosservata, quella del leader del neonato Italia Viva, Matteo Renzi, la cui posizione nella maggioranza è sempre più torbida.

I renziani non l’hanno gradita quella foto coi tre leader, e non hanno gradito nemmeno le parole di Nicola Zingaretti, il quale, oltre ad essere stato il primo ad ammettere la sconfitta del Pd, ha anche tirato in ballo la questione delle polemiche interne sulla manovra economica cui l’esecutivo sta lavorando, vista come una delle cause della debacle.

Una vittoria, quella del centrodestra, faciltata secondo il segretario dem “dal caos di polemiche che ha accompagnato la manovra economica del Governo“. Il riferimento alle dichiarazioni di Renzi è evidente. D’altra parte sembra che l’ex piddino stia facendo una sorta di opposizione interna, dando l’appoggio all’esecutivo solo per gentile concessione e in via eccezionale, ma mostrando sempre minore entusiasmo in merito alle misure via via approvate.

Per il M5S trarre delle conclusioni è fin troppo facile. “Dalla formazione del primo esecutivo ci è stato subito chiaro che stare al Governo con un’altra forza politica, che sia la Lega o che sia il Pd, sacrifica il consenso del Movimento 5 Stelle” scrivono in un un post su Facebook. Le conclusioni da trarre vanno ben oltre questo concetto, ma il prossimo test, quello delle regionali in Emilia Romagna, toglierà probabilmente ogni eventuale dubbio residuo.

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