Ne era passato di tempo da quando Bruno Vespa aveva ospitato un duello televisivo tra due leader politici. L’ultima volta fu circa 13 anni fa, e i due leader erano Silvio Berlusconi e Romano Prodi, rispettivamente a capo di Forza Italia e dell’Ulivo, la formazione politica che ha poi lasciato il posto all’attuale Partito Democratico guidato da Nicola Zingaretti.

I due Matteo sono stati ospiti da Vespa, accomodati ad un banco semicircolare invece che con le consuete poltrone bianche di Porta a Porta alle quali siamo abituati. Si tratta di una sfida interessante, tra due maestri della comunicazione più che della politica probabilmente, e il loro faccia a faccia non poteva che attirare grande interesse mediatico.

Ne sono consapevoli i giornalisti, che accorrono in massa costringendo la Rai ad aprire il piano terra dello studio 1 di via Teulada. Poi la trasmissione ha finalmente inizio e Vespa parte dal passato: “sono 13 anni che due leader non si confrontano qui” dice il conduttore “furono Prodi e Berlusconi”, ma non si dilunga sui ricordi, sottolinea invece la differenza di età tra i leader di allora e quelli attuali e lascia subito che la “rissa” cominci.

Lo scontro si rivela vivo, ma dai toni mai troppo accesi, il che lo rende piacevole da seguire soprattutto perché i due leader si rispettano ma al contempo non si risparmiano nulla. La sensazione che trasmette il duello però è che quello al governo sia Matteo Salvini, e Renzi faccia solo parte dell’opposizione, a capo di un partito con il 4% per giunta.

E la questione dei numeri resta centrale per l’intero dibattito, fino a diventare un jolly che Salvini gioca in continuazione, il che gli permette di schivare la maggior parte degli attacchi senza preoccuparsi di come controbattere. “L’ultimo sondaggio dà la Lega al 33%” ripete Salvini ogni volta che ne sente il bisogno “il governo è nato per non far votare gli Italiani sennò vince la Lega”.

Non si sforza più di tanto il leader del Carroccio quindi, sa che i numeri sono tutti dalla sua parte, almeno quelli scodellati dai sondaggi, e ci marcia su senza risparmiare. Poi ripete il solito mantra su come sia finita l’esperienza di governo coi 5 Stelle. “Erano tre mesi che il M5S bloccava tutto. Era un no alla Tav, alla Flat Tax, all’Autonomia, perfino alle Olimpiadi” spiega il leader leghista “sto al governo se posso fare le cose, se Di Maio disfa di notte quel che faccio di giorno, non si può. Era un’agonia”.

Ma la parentesi in cui parla del M5S si chiude presto, e una volta raccontata la sua verità sul perché ha staccato la spina al governo giallo-verde, Salvini si dedica all’altro Matteo. “Renzi con una mossa geniale si è inventato un governo sotto un fungo, vediamo quanto dura.”

Renzi e il “colpo di sole del Papeete” di Salvini

Se Salvini si trova costretto a usare spesso il jolly del suo 33%, Renzi sembra non aver bisogno di ricorrere a nulla del genere, e per ogni stoccata dell’ex ministro dell’Interno ha pronta una risposta immediata e d’effetto, partendo proprio dagli ultimi giorni del primo governo Conte, quello cui Salvini voltò le spalle da Milano Marrittima.

Il colpo di sole del Papeete che ha preso il collega Salvini è evidente che lo fa rosicare ancora” replica Renzi “non è mai accaduto che ci fosse una crisi in questo modo. Salvini dice non ci vogliono far votare. Quando si vota in questo Paese lo definisce un manuale che si chiama la Costituzione, non è il menu di un beach club a Milano Marittima”.

E la schermaglia va avanti su questi toni per un po’. “Vedo che è reato andare in spiaggia con il figlio. A sinistra siete abituati a champagne e caviale a Montecarlo, io vado a Milano Marittima perché preferisco lasciare i soldi in Italia” ribatte Salvini “lui crea partiti dietro partiti. E’ un rottamatore non per altro… E’ stato al governo con il Pd per nove anni”.

Niente temi politici per un po’, quelli seduti a destra e sinistra di Bruno Vespa sembrano due compagni di scuola che hanno svariati sassolini da togliersi dalle scarpe. “Non giudico le ferie delle persone. Ma avrei preferito che fosse andato in missione ai vertici europei” spiega Renzi “le riunioni europee sono importanti” e qui Renzi sa di vincere facile, vista la carriera assenteista del leader leghista “lei fa fatto sette vertici, partecipando solo a uno su sette. Ha votato al Senato l’1,3% delle volte. Stare in spiaggia con il figlio è legittimo ma se fai il ministro non vai nelle sagre di paese. Dovrebbe andare al G7, non alla proloco“.

La risposta di Renzi rischiava di far scivolare il discorso su temi seri, come la partecipazione al dibattito nei luoghi della politica, il luogo di lavoro di chi sceglie di rappresentare il proprio Paese; e la scelta di non esserci in quei luoghi non era facile da giustificare per Salvini. Ma la strategia comunicativa del leader della Lega, per quanto semplice e prevedibile, è efficace con il suo pubblico.

Salvini ai suoi non ha bisogno di giustificare le assenze, può permettersi di rispondere serenamente: “per me quelli della Proloco non sono minus habens. Sì, adoro l’Italia dei paesi, delle sagre e dei campanili” e poi naturalmente il jolly “i casi sono due: o gli Italiani sono cretini e io non ho fatto nulla, non vado alle riunioni e mangio come un bufalo… Quindi o sono tutti rimbambiti o, visto che io ad oggi sto al 33% e lui al 4%, qualcosa di buono l’ho fatto“.

Renzi è un genio incompreso” continua Salvini “ha fatto tutto di buono ma gli Italiani non se ne sono accorti”. Vietato dire che gli Italiani sono tutti rimbambiti, questo Renzi lo sa bene, e al leader di Italia Viva non resta molto da replicare. “Ribadisco che quando un avversario politico, non parlo di un nemico, fa una cosa buona, io non lo prendo in giro come fa lui parlando di geni incompresi”.

E il discorso che verte su quanto accaduto nei giorni in cui è finito il primo governo Conte lasciando il posto al secondo, si chiude con una sintesi di Matteo Renzi. “Salvini ha fatto una cosa senza né capo né coda. Voleva portare il Paese al voto, ci ha spiegato che dovevamo alzare le terga e andare in Parlamento. Ci siamo andati e lo abbiamo messo in minoranza” racconta il leader di Italia Viva che spiega quanto non gli piacesse l’idea di “fare l’accordo coi 5 stelle” e che era una scelta obbligata.

Dice infatti: “siccome che c’era di mezzo l’interesse del Paese, allora lo abbiamo fatto” ed elenca i tre motivi. “Il primo abbassare lo spread, secondo non aumentare l’Iva e terzo tornare protagonisti in Europa. Non si fa la guerra a Francia e Germania per un like in più“.

I temi caldi di Salvini: sicurezza e migranti

I due ospiti di Vespa iniziano a parlare di temi politici a un certo punto, e la sicurezza è il primo vero tema che viene affrontato. “Salvini ha messo due miliardi sulla sicurezza, Renzi sei miliardi” dice il leader di Italia Viva “i tagli vengono dai governi precedenti. Lei getta il Paese in un clima di paura, parlando di nuove tasse, tutte norme che non ci sono”.

Renzi prova a parlare di cose reali, ma Salvini lo supera, facendo finta di farlo, e facendolo abbastanza bene da convincere quel famoso 33%. “Tassa su merendine, bibite gassate, su telefonini, hanno parlato solo di questo finora nel nuovo governo. Poi vedremo cosa partoriscono” sfida il leader leghista.

“Ma quale tassa sulle merendine?” risponde Renzi che non si dilunga molto in spiegazioni troppo articolate né tantomeno tecniche, e rilancia invece citando un provvedimento dell’esecutivo giallo-verde “mi legge l’articolo della legge sulla tassa alle badanti? Perché lei non fa altro che buttare in Paese nella paura”.

Spunta fuori anche la politica estera, in maniera un po’ casuale, buttata nel calderone da Salvini. “si torna dall’Europa, ma l’Ue non muove un dito mentre la Turchia massacra i curdi, non è la mia Europa; come quella che con le banche massacra i risparmiatori”.

Ed ecco che arriva il tema dei migranti, immancabile. “Sui migranti il problema sono i 20 che delinquono, non i 3mila che sono arrivati negli ultimi tempi” tenta di argomentare Renzi “quelli che delinquono vanno stangati, come gli Italiani” peccato che in Italia continuino a delinquere tutti, Italiani e non, e di stangate ne arrivino sempre troppo poche visto il tasso di criminalità del Paese.

“L’emergenza è la sicurezza, non l’immigrazione” rivela Renzi, che però non sembra particolarmente ispirato, e di soluzioni concrete non ne propone. Tutto quello che ha da dire è: “penso che quando Salvini dice c’è un’invasione mente, ma nei prossimi 20 anni potrebbe esserci davvero. O li aiutiamo a casa loro davvero, oppure saranno guai, ma la Lega ha tagliato i fondi per la cooperazione internazionale, quelli che noi avevamo aumentato.”

E sui migranti il dibattito non poteva che protrarsi. “Io parlo di Quota 100 e lei magicamente parla di migranti: quello è un evergreen” dice Renzi “la questione dei migranti non si risolve con gli spot. Non li ha fermati lei i migranti”. Ma Salvini non ci sta e ribatte: “morti e dispersi nel Mediterraneo più che dimezzati, quando c’era lei siamo arrivati a 5mila morti, 800 quando c’eravamo noi”.

E il leader leghista incalza poi: “vi sistemate la coscienza con il multirazziale, poi arriva Richard Gere. Mi tengo l’etichetta del brutto e cattivo, ma penso di aver fatto opera cristiana. L’immigrazione bella è quella dei 5 milioni che hanno i documenti, non quella degli scafisti. Impietosa la replica di Renzi: “Salvini è un mietitore. Abbindola le persone raccontando balle.”

Lotta tra giganti della coerenza

Il piatto forte dei due Matteo è senza dubbio quello della coerenza, e su questo, da Vespa, si scatenano. “Sono un uomo di parola, sui migranti, sulla legge Fornero: quando ho visto che i 5 Stelle non mi facevano fare la flat tax, ho detto preferisco farla con gli Italiani, perché prima o poi torniamo al governo” spiega Salvini, ma Renzi ha la replica pronta.

“Uomo di parola Salvini. Lei, Salvini?” provoca Renzi, e non a torto, peccato che l’attacco non giunga esattamente dal miglior pulpito. “Era per la Padania e poi è diventato nazionalista. Era comunista padano e poi era con Casapound. Ha tifato contro l’Italia e per la Francia. Ha detto di tutto contro Di Maio e poi gli ha proposto la premiership. Io ho cambiato idea sul referendum e sui 5 Stelle, ma se cambiare idea è simbolo di intelligenza Salvini può puntare al Nobel per la fisica”.

In effetti qualcuno ricorda in maniera spesso anche abbastanza nitida le parole di Renzi prima del referendum costituzionale, quando annunciò che avrebbe lasciato la politica se avesse vinto il no. E anche l’approccio coi 5 Stelle è senza dubbio cambiato, sebbene in questo caso la scelta di farci insieme il governo fosse ampiamente motivata dal pericolo aumento dell’Iva in primis.

E per non rischiare che l’incoerenza dell’altro Matteo non fosse sufficientemente evidente, Renzi tira fuori una foto di Salvini che regge il cartello con la scritta “no euro”. “Lei si è candidato con queste parole d’ordine” accusa il leader di Italia Viva “se ha cambiato idea mi fa piacere, vorrebbe dire che vince il Nobel per l’intelligenza”.

Il punto d’incontro dei due Matteo

E se in comune i due leader hanno l’incoerenza, c’è anche qualcosa su cui vanno d’accordo: la bocciatura di Virginia Raggi su tutta la linea. “Cosa fa il Pd lo chieda al Pd. Io spero che la Raggi si dimetta domattina” auspica Renzi, che non spreca molte parole per dare un giudizio alla sindaca della capitale “come sindaco ha fallito. Molto meglio alcuni sindaci della Lega che la Raggi”.

Ed è qui che le differenze tra il centro-sinistra di Renzi e il centro-destra di Salvini si sfumano. La sindaca del M5S ha turbato alcuni equilibri che nella capitale non venivano toccati da anni, equilibri che sia la Lega che Italia Viva evidentemente gradirebbero ripristinare. Così sulle parole di Renzi, stavolta, Salvini concorda.

“Saremo a San Giovanni sabato alle tre, raccoglieremo le firme contro Raggi, per il sistema maggioritario e per l’elezione diretta del capo dello Stato” rilancia Salvini “c’è una emergenza rifiuti a Roma e in Campania dove governano M5S e Pd, mentre in Veneto e Lombardia si riciclano i rifiuti“.

Non sono distanti le posizioni dei due nemmeno sulla questione dell’utilizzo del contante. “La soglia del contante non mi sembra la cosa fondamentale di questa legge di bilancio” spiega Renzi, e Salvini aggiunge: “io abolirei qualsiasi limite della spesa con il contante. E’ un danno all’economia. Che senso ha penalizzare chi preleva i suoi soldi, nemmeno in Urss”.

Ma naturalmente, il fatto che al momento non esista nessuna proposta di questo governo che in qualche modo possa avere l’effetto di penalizzare chi preleva il contante non fa differenza per Salvini, che la butta lì ugualmente e va avanti.

La condotta non proprio impeccabile di Salvini

E quando Renzi accusa il suo rivale di sviare il discorso di Quota 100 parlando di migranti il dibattito si scalda. Il leader di Italia Viva attribuisce alla legge Madia il merito di aver aumentato i posti di lavoro. “La Madia non ha assunto nessuno” ribatte Salvini. Renzi non la prende benissimo e sembra infervorarsi, con Vespa che invita alla calma, intanto Salvini ironizza: “lo vedo nervosetto”.

Spunta fuori ancora una volta il Papeete e Salvini ironizza ancora: “ancora col Papete? Andrò a Courmayeur con il volo di Stato anch’io“, assist che Renzi non può che cogliere al volo. “Buono con i voli di Stato che non le conviene. Lo dico per lei. Non ho indagini aperte su questo” ma Salvini ribatte prontamente: “neanche io ne ho” il che è vero tra l’altro, perché per quanto da ministro dell’Interno abbia fatto un ‘uso improprio’ dei voli di Stato, non ne sarebbe derivato alcun danno erariale.

Ma se coi voli di Stato il leader del Carroccio ha tutto sommato la coscienza pulita, non è così facile convincere che ce l’abbia anche sulla faccenda dei 49 milioni che la Lega si sarebbe messa in tasca illecitamente. “La sentenza sui 49 milioni dice che sono spariti e Bossi e Maroni dicono che li ha spesi lei, li ha utilizzati o no per alimentare la Bestia, per portare i social a essere una macchina di odio?” interroga Renzi “perché non risponde mai su questa sentenza passata in giudicato?”

E Salvini abbozza la sua difesa: “se qualcuno ha sbagliato in passato, dieci anni fa, prima che diventassi segretario, noi ora stiamo restituendo un po’ alla volta quei soldi. Oggi sitamo usando soldi che ci stanno dando gli Italiani liberamente. Quei soldi non lo ho mai visti” spiega il leader leghista “sbaglio decine di volte al giorno, ma rispondo su fatti dal dicembre 2013, da quando sono segretario, ora lavoriamo con altri soldi e altri finanziamenti”.

Poi ironizza di nuovo: “io quei 49 milioni non li ho visti. Ma se li avessi, starei qui a fare il confronto con lei sul Papeete? Risalgono a quando non ero segretario” e infine la frecciatina: “se volessi arricchirmi farei conferenze in giro per il mondo a decine di migliaia di euro”. Al che Renzi ribatte: “forse perché non ti chiamano”.

Probabilmente persino più interessante l’argomento del Russiagate o Moscopoli in base alle preferenze. “Non capisco perché Salvini non quereli Savoini” domanda Renzi “se uno dei miei viene con me e va a chiedere 65 milioni al Metropol, io lo querelerei”. Ma Salvini no, e non è solo Renzi a domandarsi per quale ragione non lo abbia ancora fatto.

Salvini risponde in modo evasivo, e si guarda bene dal provare a spiegare come mai non querela Savoini, che resta un mistero. “Non so quello che ha fatto Renzi, ogni volta che sono andato in Russia l’ho fatto per difendere gli interessi degli imprenditori italiani, le sanzioni a Mosca hanno fatto male al sistema Italia” dice Salvini come se questo rispondesse alla domanda di Renzi, e insiste: “è più importante avvicinare la Russia alla Ue, che la Turchia. Più importante che lasciare la Russia ai Cinesi”.

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