E’ prevista per oggi, lunedì 7 ottobre, l’ultima lettura della riforma costituzionale fortemente spinta dal Movimento 5 Stelle che prevede il taglio del numero dei parlamentari. Se la proposta supererà anche l’ultima votazione, prevista per la giornata di domani, il numero dei deputati sarà ridotto di 230 unità, mentre il numero dei senatori di 115.

“Sono emozionato” ha dichiarato oggi il leader del M5S Luigi Di Maio, che per dare il via libera all’alleanza con il Pd per la formazione dell’attuale esecutivo, volle ricevere rassicurazioni in merito alla disponibilità, da parte dei dem, a votare sì al taglio dei parlamentari.

“Non mi aspetto un voto di maggioranza, ma un voto trasversale del Parlamento” ha aggiunto Di Maio, che ha lanciato poi una provocazione, affermando che chi non voterà a favore della riforma “sceglierà la poltrona al cambiamento”. Una dichiarazione quella di Di Maio che fa subito pensare alla scelta della Lega, favorevole al taglio in tutte le altre votazioni quando era parte della maggioranza, deciderà di votare a favore anche dall’opposizione?

Fratelli d’Italia da sempre a favore della riforma

Sul Blog del MoVimento intanto stamattina era apparso un post in cui si domandava agli assenteisti cosa intendessero votare, e tra i parlamentari citati c’era anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.

“Perché attaccano frontalmente l’unico partito (Frattelli d’Italia) che ha votato la proposta dall’inizio pur essendo all’opposizione?” Chiede la Meloni e aggiunge: “cercano di distogliere l’attenzione dal Pd, loro alleato, che aveva sempre votato contro, e ora potrebbe, alla chetichella, far mancare i numeri necessari all’approvazione? La vera domanda a cui dovrebbero rispondere è: se il Pd, LeU e Italia Viva fanno mancare i numeri, faranno cadere il governo?”

I numeri della votazione del taglio dei parlamentari

E ancora una volta è solo questione di numeri, perciò ecco come stanno le cose. Per approvare la riforma che prevede il taglio dei parlamentari, la Costituzione prevede che ci sia la maggioranza assoluta nella seconda lettura, vale a dire 316 voti, e trattandosi della seconda lettura non si possono apportare modifiche al testo

L’esito della votazione tenutasi in commissione il primo ottobre sul disegno di legge è stato complessivamente favorevole, ma con Forza Italia e +Europa contrari, mentre Lega e Fratelli d’Italia assenti.

Il Partito Democratico voterà coeso?

Nelle scorse tre letture della proposta di legge il Partito Democratico, dall’opposizione, aveva votato sempre contro, ora però le cose sono cambiate, e per permettere la nascita del Conte bis i dem hanno preso un impegno coi 5 Stelle, quello di votare a favore della riforma. In cambio il M5S ha assicurato che saranno inserite ulteriori granzie di rappresentanza, e soprattutto che sarebbe stata riformata la legge elettorale.

Quello che si teme è che, una volta in Aula, non tutti i dem votino in linea con le direttive del partito. Ma i voti potrebbero, e in teoria dovrebbero, arrivare anche da alcuni partiti dell’opposizione. Non da Forza Italia probabilmente, ma da Fratelli d’Italia quantomeno, viste le passate votazioni a favore nonché le recenti dichiarazioni della stessa Meloni.

La decisione della Lega ora all’opposizione

Resta da capire cosa farà la Lega, che da alleato dei 5 Stelle al governo aveva sempre sostenuto la riforma costituzionale, ma da allora sono successe tante cose. “Non mi aspetterei sorprese da parte delle forze di maggioranza” ha detto la deputata del M5S Anna Macina “mi meraviglierei di più se al momento del voto finale alcune forze politiche che ora sono all’opposizione e che hanno sempre votato favorevolmente al taglio risultassero assenti o addirittura votassero in modo contrario”.

Discorso chiaramente riferito al Carroccio, ma stando a quanto dichiarato in più occasioni da Matteo Salvini, la Lega dorvebbe, almeno in teoria, votare a favore della riforma. Il leader della Lega ha sempre detto infatti che i suoi non si sarebbero tirati indietro una volta che la legge fosse arrivata in Aula.

Di Maio auspica un ampio sostegno al taglio dei parlamentari

Luigi Di Maio è intervenuto sul tema della riforma da Terni auspicando un ampio consenso alla riforma. “Leggo di alcune forze politiche che vorrebbero assentarsi, di parlamentari di opposizione che non vorrebbero venire in Aula” ha spiegato Di Maio “vorrà dire che gli manderemo una piccola poltrona a casa per ricordargli che in un momento storico hanno scelto le poltrone al cambiamento”.

Secondo il leader del Movimento 5 Stelle, quella del taglio delle poltrone è “una battaglia che condivide oltre il 90% degli Italiani”. “Sono molto emozionato perché in 2 ore di lavoro su vota e ci sono 345 poltrone in meno, stipendi in meno e anche meno burocrazia” ha dichiarato Luigi Di Maio.

E’ caccia agli assenteisti

Sul blog intanto c’è chi si esprime con estrema diffidenza nei confronti degli assenteisti. “Avranno il coraggio di votare insieme a noi?” domandano dal Blog delle Stelle, e il M5S cita alcuni dati “disponibili su Open Parlamento, che assegna il podio per il maggior numero di assenza alla Camera a Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia, con il 98,21% delle assenze”.

Tra gli assenteisti però ci sono anche nomi che probabilmente non ci si aspetterebbe di trovare, come quello di Giorgia Meloni. “La leader di Fratelli d’Italia è molto presente sui social e sulla stampa, ma dovrebbe spiegare ai suoi elettori come mai con il 74,91% di assenza alla Camera ha saltato ben 3.260 votazioni su 4.352″ scrivono dal Blog.

La risposta della Meloni resta nel merito della votazione sulla riforma costituzionale, con la conferma che FdI è sempre stato favorevole al taglio dei parlamentari, mentre resterebbe da capire, secondo la leader del partito, come si comporteranno gli altri.

Italia Viva, il nuovo partito di Matteo Renzi, si esprime anch’esso a favore del taglio delle poltrone. “Non capisco che dubbi ci possano essere: c’è un impegno della maggioranza e dunque voteremo” ha dichiarto Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera. Mentre Forza Italia, dopo aver votato contro in Commissione e nelle precedenti letture, annuncia che renderà nota la sua posizione entro martedì. Infine la formazione di Giovanni Toti, Cambiamo! ha già fatto sapere che voterà a favore del taglio.

Cosa cambia se viene approvato il taglio dei parlamentari

Si tratta come detto di una riforma costituzionale, ma cosa prevede esattamente? Con la modifica si andrà a ridurre il numero dei senatori, che da 315 diventeranno 200 e il numero dei deputati, che da 630 diventeranno 400, quindi come ampiamente detto e ripetuto fino alla noia da Luigi Di Maio, sono 345 poltrone in meno.

Ma naturalmente i parlamentari che siedono oggi al Senato e alla Camera resteranno esattamente dove sono, visto che la riforma sarà effettiva a partire “dalla data del primo scioglimento” delle Camere o “dalla prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della riforma costituzionale”.

I deputati della circoscrizione estero passeranno da 12 a 8, mentre i senatori, sempre della stessa circoscrizione passeranno da 6 a 4 soltanto. Ora il numero minimo di parlamentari per regione è 7, mentre dopo l’approvazione del taglio sarà 3. Per il Molise e la Valle d’Aosta in realtà non cambia nulla, il primo conserverà i suoi due, l’altro l’unico che ha.

Uno dei vantaggi, per quanto considerato dagli oppositori un dato puramente demagogico, riguarda il risparmio per le tasche dello Stato, che andrebbe a spendere circa un miliardo di euro in meno in dieci anni.

Dal momento che la legge è arrivata all’ultima lettura, non si possono apportare modifiche a meno di non rivedere l’intero percorso. A riforma approvata a maggioranza assoluta, ossia 316 voti favorevoli, per poter chiedere un referendum si avranno 3 mesi di tempo, e potranno farlo, in base a quanto previsto dalla Costituzione 500mila elettori, 5 consigli regionali, oppure un quinto dei membri di una delle due Camere. Decorsi i tre mesi il provvedimento diverrà legge.

Ma cosa succede in pratica dopo l’approvazione del taglio dei parlamentari? Prima di tutto, visto che Pd e Leu hanno promesso al M5S il proprio appoggio a patto che il provvedimento fosse accompagnato da altre modifiche rilevanti, bisognerà che l’esecutivo faccia seguito all’impegno assunto.

Come prima cosa il Senato della Repubblica non dovrà più essere eletto su base regionale ma su base interregionale, oppure, ma è solo un’ipotesi, si parla di un’elezione del Senato su base circoscrizionale come avviene per la Camera.

Si sta lavorando anche alla possibilità di ridurre il numero dei delegati regionali che partecipano all’elezione del presidente della Repubblica, e di introdurre la sfiducia costruttiva e la modifica dei Regolamenti di Camera e Senato, che fissano il numero di senatori e deputati necessario per formare i gruppi parlamentari.

Quanto alle tempistiche è stato Graziano Delrio, capogruppo Pd a Montecitorio a dare delle garanzie. “C’è l’impegno a definire l’avvio della riforma della legge elettorale entro la fine dell’anno” ha dichiarato Delrio “quindi l’impegno a sottoscrivere un impegno sul quadro e sui tempi delle riforme da attuare per bilanciare il taglio dei parlamentari”.

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