Il governo M5S-Pd non è esattamente quello che i militanti del partito di Beppe Grillo speravano di vedere. Anzi, se c’era una forza politica con la quale un’alleanza sembrava quanto mai improbabile, quella era proprio il Partito Democratico, quello sotto la guida di Matteo Renzi in particolar modo, ed infatti all’epoca nessun accordo fu possibile.

Distanze incolmabili a sentire Grillo, ma anche la base la pensava allo stesso modo, perlomeno una buona parte di essa. Eppure quella distanza sembra essere stata colmata alla fine, ed ecco il risultato. E’ nato il governo giallo-rosso, con tanti dubbi e riserve, da parte di alcuni più che da parte di altri, eppure la maggioranza alla fine s’è formata ed è lì pronta, o quasi, ad affrontare la manovra economica.

E sulla formazione di questo esecutivo, che appena un anno fa in pochi avrebbero pronosticato, si è espressa anche la base del Movimento 5 Stelle, con una votazione su Rousseau attraverso la quale quasi l’80% dei votanti ha dato il proprio ok. Un sì con riserva, perché del Pd gli elettori del M5S non si fidano più di tanto, e qualora iniziassero a farlo, col rischio di abbassare la guardia, a ricordar loro cosa è il Partito Democratico, ci pensa Alessandro Di Battista.

Con un post su Facebook, il Dibba come lo chiamano i suoi, ha messo in guardia i suoi ex-colleghi parlamentari. “Sono sempre stato contrario ad un governo con il Pd” ha iniziato “ho sempre reputato il Pd il partito del sistema per eccellenza, quindi il più pericoloso. Il Pd è un partito ‘globalista’, liberista, colluso con la grande imprenditoria marcia di questo Paese“.

Per Di Battista, e lo spiega a chiare lettere nel suo post titolato “Quel che penso” non c’è grande differenza tra il Pd e le altre forze di quello che continua a definire il “Partito Unico”. D’altra parte se ci si concentra più su quello che votano insieme, e meno sugli slogan da campagna elettorale, le differenze si sfumano talmente tanto che è difficile rilevarle.

“Prima Renzi ha formato i suoi gruppi parlamentari (stando attento, sia chiaro, a lasciare ancora qualche suo ‘palo’ nel Pd)” scrive Di Battista spiegando le dinamiche degli eventi degli ultimi giorni “poi il Partito Unico Lega-FI-PD-FDI ha salvato l’ennesimo deputato votando contro una richiesta d’arresto da parte dei giudici di Milano, dopo aver votato NO persino sull’utilizzo delle intercettazioni contro di lui.”

Una solidarietà trasversale tra il centro-destra e il centro-sinistra che non deve sorprendere “capisco l’indignazione” scrive Di Battista “ma lo stupore proprio no”. Così come non deve sorprendere la scelta dei ministri, e soprattutto non può destare stupore la decisione di Renzi di lasciare il PD dopo aver messo in cassaforte ministeri e sottosegreterie per i suoi.

Nel suo post Di Battista fa riferimento ad alcune fonti di Palazzo Chigi secondo le quali il premier Conte avrebbe detto in merito alla scelta di Renzi: “me lo doveva dire prima. Renzi vuole solo potere e nomine” e gli risponde quindi: “buongiorno presidente!!! Ovvio che Renzi ambisce alle nomine ed era piuttosto chiaro che avrebbe fatto questa ‘robetta’ dopo aver incassato due ministri e un paio di sottosegretari”.

La sensazione evidentemente è che ci sia il rischio che qualcuno dimentichi cos’è il Pd, e cosa continua ad essere anche senza Renzi, e non solo perché dentro al Pd ci sono rimasti alcuni dei suoi. “Non vi fidate del Pd derenzizzato, ripeto, Renzi ci ha lasciato dentro decine di ‘pali'” avverte Di Battista nel primo degli 8 punti.

Non vi fidate dei giornali, che per la prima volta vi apparecchiano interviste più morbide. Il loro obiettivo è la normalizzazione del Movimento” continua nel secondo punto, per poi passare ai nomi di Franceschini, che a suo dire mira alla Presidenza della Repubblica e sarebbe già in campagna elettorale parlamentare, a quello di Lagarde in merito alla quale suggerisce “chiedete ai disgraziati greci e argentini ciò che ha fatto”.

“Non vi fidate delle false aperture del Pd sulla revoca delle concessioni ai Benetton” scrive Di Battista, ricordando che “Salvini non ha voluto togliergli le concessioni per codardia e pavidità, il Pd cercherà di non farlo per contiguità”.

Ma la lista continua con l’Europa, che “in cambio di un po’ di flessibilità in più chiederà all’Italia le ultime chiavi di casa rimaste”, e con il Medio Oriente, con l’invito a diffidare dalle notizie che arrivano sulla questione iraniana e a lavorare per la pace, per finire con i “nuovi ambientalisti” che per Di Battista “sono quelli che reputano il rispetto dell’ambiente solo uno spazio politico da occupare o che vorrebbero far pagare la lotta all’inquinamento ai poveracci e non a chi inquina davvero.”

Le repliche di Conte e Di Maio al post di Di Battista

Il premier Giuseppe Conte ha replicato a Di Battista rispondendo ad una domanda di Enrico Mentana, al quale ha detto: “io mi fido del Pd. E’ una forza che responsabilmente ha deciso di paretcipare a questa esperienza di governo”.

Non si è dilungato molto neppure Luigi Di Maio, che ha affermato “lo dico a tutti: la fiducia si dimostra! E in questo caso alla prova dei voti in Parlamento. E la prima prova di questo governo è il taglio dei parlamentari. Va fatto nelle prime due settimane di ottobre”. Sicuramente un’occasione per valutare il livello di compatibilità delle forze che compongono la maggioranza, ma probabilmente non il più cruciale dei temi.

Lo stesso Di Maio afferma poi “la vera prova del nove per noi e per questo Governo sarà la legge di bilancio di dicembre”. Fuochino, verrebbe da rispondere, perché per capire se il M5S si può fidare del Partito Democratico, l’occasione migliore, dopo quella appena mancata del voto sulla richiesta dei domiciliari per il deputato di Forza Italia Sozzani, sarà magari quella sulla revoca della concessione sulle autostrade ai Benetton, o ancora meglio, ma se ne sente parlare sempre meno (e non è un buon segno) la legge sul conflitto d’interessi.

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