La politica del vecchio governo sull’immigrazione forse non era così semplice come ce la faceva apparire Matteo Salvini, ma sicuramente si poteva sintetizzare in poche parole: “porti chiusi”. Vero è che i porti restavano chiusi di fatto solo alle Ong, e che una politica efficace che contrastasse in qualche modo il fenomeno non è mai stata attuata, ma l’approccio del governo giallo-rosso, sulla carta almeno, sembra completamente diverso.
Il primo punto del nuovo governo è quello di superare gli accordi di Dublino e tornare ad un sistema che preveda quote migranti per i singoli Paesi di area euro. In questo modo gli effetti del fenomeno non impatterebbero su un Paese solo con una incidenza così pesante, ed in alcuni casi allarmante, ma risulterebbe più controllato in tutte le sue forme ed eventuali derive.
Un primo passo avanti è che le sorti dei migranti che si trovano in mare, magari su qualche nave ong, si decideranno dopo averli fatti sbarcare. La pantomima dei migranti che aspettano sulla nave ong mentre altri barconi approdano in decine di punti diversi delle coste italiane, dovrebbe essere un ricordo del passato. Insomma non dovrebbe più capitare che una manciata di migranti si trovi ad attendere per settimane in mezzo al mare mentre si decide della loro sorte.
Niente limbo per i migranti, si potrebbe allora dire, sempre che da Bruxelles arrivi la collaborazione di cui l’Italia ha bisogno nella gestione dei flussi migratori. Basta porti chiusi allora, e si scriva la parola ‘fine’ sulla guerra alle organizzazioni umanitarie. Si volti pagina verso un confronto costruttivo, condiviso coi partner europei se necessario, purché non si lasci il Paese solo a far fronte ad una vera e propria emergenza.
E la stessa ministra degli Interni, Luciana Lamorgese, ha in passato dichiarato che con le ong deve esserci collaborazione, non senza però la necessità di definire meglio alcune regole che devono poi essere rispettate.
Questione migranti, si torna al Triton?
Si potrebbe allora tornare ad un accordo che ricorda il vecchio Triton, in base al quale si stabiliva una gestione condivisa delle frontiere marittime. Ma sarà sufficiente? I 5 Stelle sanno già che dovranno accettare una revisione più o meno massiccia del decreto sicurezza bis di Salvini, per adeguarlo in base alle indicazioni giunte dal Quirinale, che lo vuole più vicino agli obblighi previsti dalla legge del mare.
Dalla Francia intanto arriva una lettera diretta a Luigi Di Maio, nuovo ministro degli Esteri del governo M5S-Pd, con la quale il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian chiede di “avere relazioni più costruttive”. Ci sarà quindi, o almeno questo lascia sperare la lettera, maggiore collaborazione tra Italia e Francia nella gestione dell’emergenza migranti.
Si volta pagina anche qui allora, visto che in passato c’era stato qualche malumore tra i due governi. La ‘guerra dei respingimenti’ al confine nord-ovest, ma anche le accuse di ‘colonialismo’ che il leader politico dei 5 Stelle aveva mosso al governo francese.
Giuseppe Conte al lavoro per il nuovo piano sull’immigrazione
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta già lavorando al nuovo piano sull’immigrazione, e lo sta facendo in collaborazione con la succeditrice di Matteo Salvini, e col nuovo ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Starà alla Lamorgese occuparsi della gestione dei migranti che arriveranno in Italia, che dovranno essere accolti finché non si otterrà risposta dall’Europa in merito alla loro domanda di protezione internazionale. Il funzionamento dovrebbe essere più o meno come quello del sistema che aveva messo in atto come Capo del Gabinetto del ministro Minniti prima, ma anche come prefetto di Milano poi.
No ai grandi centri di accoglienza, che diventano un ricettacolo di futuri criminali, luoghi all’interno dei quali si respira un forte malcontento, forti disagi che spesso sfociano in abusi difficili da evitare. Sì invece ad una accoglienza ampiamente diffusa su tutto il territorio, per la quale sarà indispensabile la collaborazione degli amministratori locali.
Fondamentale la firma di nuovi accordi bilaterali
Gli accordi bilaterali sono condizione necessaria e indispensabile per poter attuare una seria politica dei rimpatri, ma da sola non basta. Serve il coinvolgimento anche di strutture come l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), per raggiungere un accordo con le quali si darà delega alla Commissione Ue.
Uno dei punti più delicati resta comunque quello della gestione interna dell’accoglienza, soprattutto per una questione di fondi da mettere a disposizione delle forze dell’ordine. Al sindacato dei lavoratori di polizia (Silp) sono infatti già pervenute comunicazioni inerenti il pagamento degli straordinari dei dipendenti per gli anni 2018 e 2019.
Non solo quindi sarà necessario stanziare nuovi fondi da destinare alle forze dell’ordine, ma bisognerà prima di tutto iniziare saldando quanto dovuto per il lavoro già svolto negli ultimi 2 anni.
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