Il governo giallo-rosso potrebbe realmente partire nei prossimi giorni, ma non è detta l’ultima parola, e l’ultima parola, come sottolineato più e più volte dai 5 Stelle, spetta alla base del Movimento, che si esprimerà nella giornata di domani, martedì 3 settembre, attraverso il voto sulla piattaforma Rousseau.
Le sorti del governo sono letteralmente appese all’esito della votazione, una linea ribadita anche dal leader del M5s Luigi Di Maio. “La nascita del nuovo governo” ha spiegato in un vertice coi suoi ministri a Palazzo Chigi “dipenderà dal voto degli iscritti M5s in programma domani sulla piattagorma Rousseau“.
Stefano Patuanelli, capogruppo 5 Stelle alla Camera, su Radio Capital ribadisce il concetto. “La piattaforma è un mezzo di cui un movimento politico ha deciso di dotarsi per prendere le proprie decisioni, pari ad una direzione di partito. Se doverssero prevalere i no, il presidente del Consiglio dovrà sciogliere la riserva di conseguenza: in modo negativo. Non vedo alternativa.”
Il quesito cui gli iscritti avranno la possibilità di rispondere sulla piattaforma sarà votato dalle ore 9 alle ore 18 di martedì ed è già stato pubblicato sul sito. Recita: “Sei d’accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo insieme al Partito Democratico, presidetuto da Giuseppe Conte?”. Gli iscritti potranno altresì consultare online il programma del Governo.
Per Di Maio il M5S vuole un ruolo di primo piano
Mercoledì il premier incaricato dovrà recarsi dal Capo dello Stato per sciogliere la riserva, in senso positivo o negativo che sia. Determinante come detto sarà il voto sulla piattaforma Rousseau, e le parole di Patuanelli sull’argomento sono senza dubbio destinate a risvegliare dubbi e incertezze sulle prospettive di questa alleanza.
A quelle del capogruppo grillino alla Camera, si aggiungono le parole di Carlo Sibilia, che al termine del vertice della componente ministeriale 5 Stelle a Palazzo Chigi, ha chiesto “per Di Maio un ruolo di primo piano” e ha aggiunto: è il nostro capo politico ed è giusto così”.
Di Maio ha in realtà più volte ribadito che “la priorità M5S è risolvere i problemi dei cittadini, e tutto, anche le poltrone, è subordinato a quell’obiettivo”. Si riapre comunque un capitolo di fatto mai chiuso, quello che ha fatto arenare più volte la trattativa tra M5S e Pd: il nodo del ruolo di Di Maio nel nuovo esecutivo.
Immigrazione: Zingaretti chiede “svolta radicale nelle politiche su questi temi”
Alle 13 il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha riunito la cabina di regia e ha rilanciato sul tema dell’immigrazione, chiedendo una “svolta radicale”. Lo spunto colto dal segretario dem è quello della nave Eleonore, salita alla ribalta della cronaca in questi giorni.
Zingaretti ha ricordato ai 5 Stelle quali sono le priorità del centro-sinistra italiano. “Quanto sta avvenendo in queste ore nel Mediterraneo, tra sbarchi continui sulle nostre coste e divieti disumani, conferma che le politiche in materia di immigrazione di questi mesi non hanno risolto nulla“.
Nella nota pubblicata dal segretario Pd si legge anche: “torno a chiedere al Presidente Conte di affrontare immediatamente la situazione delle persone bloccate in mare in condizioni di emergenza umanitaria e, ovviamente, continuiamo a chiedere che ci si prepari a una svolta radicale nelle politiche su questi temi.”
Per Salvini l’emergenza è tagliare le tasse
Una diversa visione delle priorità per il Paese, quella mostrata dalla Lega, che per il futuro degli Italiani ritiene più urgente un rilancio dell’economia anche attraverso il taglio delle tasse. “Volevo e voglio tagliare le tasse, l’emergenza in questo Paese è tagliare le tasse” dice Matteo Salvini “mi si è detto che la flat tax non si sarebbe fatta. Noi siamo fatti così, non restiamo a riscaldare le poltrone”.
Queste le dichiarazioni del leader del Carroccio ai microfoni di Radio 24. Meno di un mese fa tuttavia lo stesso leader ha scelto la strada della crisi, aprendo di fatto la strada ad un governo M5S-Pd.
“Il governo a guida Partito Democratico ha già detto che vuole fare l’esatto contrario” ha spiegato Salvini “io sono abituato a ragionare sulle cose da fare. Se posso fare le cose sono contento di stare nel governo. Altrimenti noi governiamo in regioni, in tante città. La Lega e il centrodestra sono netta maggioranza nel Paese“.
Un pentimento, quello per aver gettato alle ortiche l’opportunità di governare 5 anni coi 5 Stelle, che si legge chiaramente nelle parole di Salvini, che a 24 Mattino dice che quella esperienza “è stata rivoluzionaria almeno fino a qualche settimana fa”.
Quanto alla manovra economica alla quale si lavora in queste settimane, Salvini garantisce che i 50 miliardi necessario ci sono e “sono in Italia”. “Se rallenta l’economia mondiale, l’unica cosa da fare è investire” spiega il leader della Lega “anche la sinistra ora parla di un aumento di deficit per investire in crescita. I soldi ci sono e sono qua. Noi abbiamo già pronta la pace fiscale 2, estesa non solo alle persone fisiche ma anche alle società e alle imprese”.
Il nodo Di Maio ancora non si scioglie
Nei giorni scorsi una vena di pessimismo sulle reali possibilità di giungere ad una alleanza M5S-Pd aveva iniziato a serpeggiare. Le dichiarazioni di Luigi Di Maio prima sul suo ruolo nel nascente esecutivo, poi sul programma, suonavano per il Pd come degli ultimatum, e non pochi temevano che il tavolo stesse per saltare da un momento all’altro.
Poi c’è stato il vertice dei capigruppo con il premier incaricato a Palazzo Chigi, e sembrava che la situazione si fosse almeno in parte sbloccata. Stando alle dichiarazioni dei pentastellati infatti sui programmi erano riusciti a incassare lo stop agli inceneritori, la revisione delle concessioni atuostradali e il taglio dei parlamentari.
Dal canto loro anche i dem si dicevano soddisfatti per aver portato a casa dei risultati: il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori e la revisione della politica sui flussi migratori con una nuova legge sull’immigrazione. Ma sui dicasteri tutto tace. Quanti ministri ai 5 Stelle e quanti al Partito Democratico? Ma soprattutto, quale ruolo ricoprirà Luigi Di Maio?
Il confronto sul programma sta andando avanti, ma alcuni nodi politici sono ancora lì. Beppe Grillo ha già chiesto di parlare meno di posti, insomma meglio evitare troppa “poltronofilia” insomma. Il Pd intanto si è compattato dietro la proposta di Dario Franceschini che ha suggerito ieri un governo senza vicepremier.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.