Dopo l’incontro di ieri sera al quale hanno preso parte oltre a Di Maio e Zingaretti, anche il premier Giuseppe Conte e il vice segretario Pd Andrea Orlando, l’appuntamento per portare avanti la trattativa era fissato per le ore 11 di questa mattina. Fatto sta che è stato cancellato con una telefonata che sarebbe giunta da Palazzo Chigi alla sede dem in largo del Nazareno.
Poco prima dell’annullamento dell’incontro previsto per la mattinata tra esponenti di M5s e Pd, si erano già levate fuori dal coro alcune voci discordanti, e Gianluigi Paragone, senatore 5 Stelle aveva dichiarato su La7: “io non ragiono in termini di correnti, però il mio voto di fiducia per coerenza non ci sarà“.
Sull’altra sponda si è esposto invece Francesco Bonifazi dell’ala renziana, che via Twitter ha dichiarato a proposito dell’ipotesi di Di Maio ministro dell’Interno: “sono serio e responsabile. Credo al governo istituzionale. E mi va bene anche Conte. Ma se devo accettare Di Maio al Viminale, per me si può andare a votare subito.”
Intanto Conte incassa anche l’approvazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che prende una posizione in merito alla crisi di governo italiana e sul premier scrive su Twitter: “ama molto il suo Paese e lavora bene con gli Stati Uniti. Un uomo di grande talento che si spera rimanga primo ministro”.
Di Maio ministro dell’Interno? Per il Pd inaccettabile, ma lui smentisce di volere il Viminale
Da qui in poi si sussegue una serie di voci sulle ragioni per cui quest’accordo per un governo giallo-rosso non starebbe in piedi. Dal Pd lamentano che “l’accordo di governo rischia di saltare per le ambizioni personali di Luigi Di Maio” il quale, sempre secondo fonti dem “vuole fare il ministro dell’Interno e il vicepremier. Su questo non sente ragioni e va avanti a colpi di ultimatum“.
Pochi minuti dopo, arriva la smentita dal Movimento 5 Stelle, e fanno sapere che “Di Maio non ha mai chiesto il Viminale” e aggiungono: “Prima per noi vengono i temi”. Ma l’attacco a Di Maio non si placa e Marcucci rincara la dose: “facciamo tutti un passo indietro” dichiara “Di Maio non si assuma una responsabilità così pesante. Le sue ambizioni personali rischiano di far saltare un accordo per dare al Paese un governo nuovo.”
Marcucci ricorda che “disinnescare le clausole dell’IVA vale molto di più che salvare un incarico ministeriale” solo che non ci sono mai state richieste simili da parte di Di Maio, ribadiscono dal Movimento 5 Stelle. Il senatore Vito Crimi, ai giornalisti che lo hanno intercettato mentre usciva da Palazzo Chigi ha riferito che il fatto che Di Maio voglia il Viminale “è stato appena smentito” da lui stesso, e si tratterebbe di “una falsità messa in giro da qualcuno“.
Sul tema è intervenuta anche la Lombardi, prima capogruppo pentastellata alla Camera nella scorsa legislatura, che su Twitter ha scritto: “il Pd dice che il problema nel far nascere un governo di concretezza sarebbe Di Maio al Viminale. Sono sicura che il nostro capo politico non antepone se stesso al Paese. Non sarebbe da 5 Stelle.”
Recepisce il messaggio del disinteresse di Di Maio rispetto al Viminale il Pd e Marcucci commenta la precisazione del leader 5 Stelle parlando di “segnale positivo“. “Passi in avanti?” dice Marcucci “Direi di sì. Sono più ottimista.”
Delrio: “il dialogo è stato interrotto, speriamo riprenda”
Insomma la trattativa si era del tutto bloccata, per via del no al Conte bis secondo il Movimento 5 Stelle, per colpa delle ambizioni di Di Maio che vuole fare il Ministro dell’Interno secondo il Pd. Di sicuro c’è che un accordo tra le due formazioni politiche non è stato ancora trovato ed il tempo stringe, con le consultazioni già al via al Quirinale.
Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera ha dichiarato: “dialogo bruscamente interrotto, non capiamo perché. Speriamo di riprendere” e ha poi accennato alla questione del veto a Conte. “Di quale veto stiamo parlando? Non c’è nessun veto” ha detto Delrio ai giornalisti, ed in risposta alla domanda se Conte debba trattare al posto di Di Maio ha detto: “certamente i veti su di lui non ci sono, qualcuno prenda in mano la situazione. Chi ha interrotto il dialogo non siamo stati noi“.
“Sono tre giorni che noi siamo convocati” spiega ai giornalisti Delrio “e che stiamo producendo dati e documenti. Non riusciamo a trovarci insieme, perché io non voglio una cosa fatta male, va fatta una cosa seria quindi bisogna parlare di cose concrete.”
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