Qualcosa è cambiato da quando Matteo Salvini ha voltato le spalle ai 5 Stelle, e non esattamente in meglio non solo per la situazione politicamente incerta in cui si trova il Paese al momento, ma anche per quel che riguarda le percentuali di consenso ai vari partiti politici. E se la mossa della Lega doveva, quantomeno nella mente del suo leader, conferire in qualche modo “pieni poteri” a Salvini, questo obiettivo probabilmente si è tutt’altro che avvicinato.
I sondaggi pre-crisi davano la Lega in inarrestabile galoppata verso il 40%, avendo ormai raggiunto, almeno secondo alcune agenzie, il 37/38%. Ora la situazione sembra essere piuttosto diversa, con una percentuale di consensi che è scesa al di sotto del risultato conseguito alle elezioni europee.
La Lega, secondo i sondaggi Tecnè, se si andasse subito al voto prenderebbe un 31,3%, restando sì l’unico partito al di sopra del 30%, ma perdendo ben 3 punti rispetto al risultato delle europee, quando raggiunse il 34,3%.
Cambiano le cose anche per gli altri, ma per Pd e Movimento 5 Stelle cambiano in meglio, almeno stando a questi sondaggi, che vedono il Partito Democratico in crescita dal 22,7% delle europee al 24,6% se si votasse domani; e il M5s che passa dal 17,1% al 20,8% cresce di quasi 4 punti percentuale e supera di nuovo la soglia del 20%.
Qualche differenza anche nelle percentuali che otterrebbero partiti minori tra cui Forza Italia, in lieve calo rispetto alle europee, che passa dall’8,8% all’8,3%, mentre Fratelli d’Italia cresce leggermente passando dal 6,5% al 6,7%. E se si votasse adesso, andrebbe peggio anche a +Europa, che i sondaggi danno al 2,5% contro il 3,1% delle europee, Europa Verde, che dal 2,3% si attesterebbe ora sull’1,8%, e La Sinistra, che dall’1,7% passerebbe all’1,4%.
Altissima la percentuale di astenuti. Secondo Tecnè, se si andasse a votare domani, il 48,3% degli Italiani opterebbe per l’astensione. Quasi un italiano su due lascerebbe che a decidere sia l’altro, il che significa che gli schieramenti politici hanno ancora un ampio bacino di voti ai quali attingere, ma convincere gli astensionisti non è facile.
Un italiano su due pensa che aprire la crisi sia stata la cosa giusta
Tecnè ha fatto anche altre domande agli intervistati, e riguardano nello specifico la fase della crisi. E’ venuto fuori che un Italiano su due ritiene che è stato giusto aprire la crisi, ma il 22% pensa che sarebbe stato meglio prima approvare la Legge di Stabilità. Il 16% è convinto che la cosa migliore sarebbe stata aprire la crisi direttamente a maggio alla luce dei risultati delle europee, e il 12% dopo il no al TAV da parte del M5s.
Il 38% degli intervistati ha affermato che sarebbe stato meglio che il governo giallo-verde andasse avanti fino al termine della legislatura, mentre il 12% degli intervistati ha preferito non prendere alcuna posizione in merito alla questione.
La soluzione per uscire dalla crisi? Per il 65% degli Italiani bisogna tornare a votare subito. L’83% degli elettori della Lega ritiene che Salvini abbia fatto bene a chiudere con il governo Conte, ed il 62% è d’accordo con il leader sul fatto che sia necessario tornare alle urne tra ottobre e novembre. Il 24% degli elettori della Lega preferirebbe andare a votare tra febbraio e marzo 2020 dopo l’approvazione della Legge di Stabilità e solo il 5% opterebbe per la difficilmente percorribile strada di un ritorno al governo coi 5 Stelle.
Gli elettori del Movimento 5 Stelle invece, per il 47% del totale preferirebbero tornare a votare, ma non subito. Quelli che vorrebbero tornare subito alle urne sono solo il 12%, mentre il 35% preferirebbe attendere la Legge di Stabilità e il 18% ritiene che invece sia meglio fare un governo con Pd, LeU e +Europa. Solo l’8% della base grillina sarebbe favorevole a un nuovo esecutivo giallo-verde.
Il 69% degli elettori del Pd pensa che tornare a votare sia la cosa giusta: il 24% è dell’idea che sarebbe meglio tornare subito al voto, il 45% invece solo dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. Il 22% è convinto che fare un governo insieme al M5S sia la cosa migliore, e quasi nessuno accetterebbe Forza Italia nella coalizione, favorevole solo il 5%.
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