Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha riunito la direzione del partito e ha ottenuto un mandato a trattare col Movimento 5 Stelle. All’indomani delle dimissioni presentate da Giuseppe Conte, iniziano ad aprirsi degli scenari ancora incerti, ed affiorano le condizioni che il Pd intende imporre al Movimento 5 Stelle.
Bisogna vedere quindi se esiste una maggioranza in grado di guidare il Paese, ma i numeri in Parlamento potranno esserci se tra Pd e M5s si giunge ad un accordo. “Abbiamo la responsabilità e il dovere di farlo” ha detto Zingaretti ai suoi, ma la strada, come è stato chiaro fin dalle prime battute intorno alla crisi, passa per le dimissioni di Giuseppe Conte, e la conseguente esclusione di un eventuale Conte bis.
“Serve un governo forte: chiarezza e nessuna confusa ammucchiata” ha specificato il segretario del Pd, e se il nuovo governo non sarà “di svolta, di legislatura è meglio tornare alle urne”. Una delle condizioni è che ci sia discontinuità con il governo precedente, ed è proprio in quest’ottica che un Conte bis non è contemplabile per il leader dem.
In virtù dello stesso principio di discontinuità, i dem non vogliono saperne di firmare alcun contratto. Sì ad un accordo su basi chiare, ma niente contratto, che rievoca un linguaggio appartenente al passato. Con il Pd si lavora all’insegna dell’europeismo, variando le politiche economiche e la gestione dei flussi migratori.
Nicola Zingaretti enuncia la ricetta del Pd
“Appartenenza leale all’Unione Europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del Parlamento; sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione dei flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche in chiave sociale, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti.”
Il primo passo per voltare pagina e iniziare a immaginare una nuova maggioranza è quello di riconoscere “il fallimento del governo gialloverde”. Non andrà bene il nome di Conte alla presidenza del Consiglio, anche se Zingaretti non ha ancora messo veti su alcun nome, ma ha ribadito che il governo nascente dovrà essere pensato per durare.
Per il PD, una volta formato il nuovo governo inl’accordo con il M5s, il ritorno anticipato alle urne è da ritenersi escluso. D’altra parte con le percentuali attuali non avrebbero alcuna chance di governare passando dal voto, e lo stesso Zingaretti ha affermato: “non credo in un governo di transizione che porti al voto. Sarebbe rischioso per i democratici e anche per il Paese.”
Zingaretti descrive un Pd finalmente unito
“Ora tocca a noi muoverci e indicare la strada” ha detto il segretario dem “dentro il percorso di consultazione dobbiamo dare la disponibilità se c’è la possibilità di una nuova maggioranza parlamentare in grado di dare risposte serie ai problemi del Paese. L’eventuale nuovo governo deve essere in discontinuità con il precedente, non basato su un contratto, ma che abbia alla base una forte condivisione degli obiettivi“.
Zingaretti si è quindi rivolto ai 5 Stelle “non ho mai demonizzato il M5s, ma dobbiamo essere consapevoli che con loro ci sono profonde differenze” e a proposito del processo di crescita e unificazione all’interno del Partito Democratico, dove ci sono almeno due correnti ben distinte, ha aggiunto: “sono molto contento e soddisfatto per il livello di unità e compattezza che abbiamo trovato nella direzione del partito che per la prima volta dopo moltissimi anni ha votato dandomi un mandato all’unanimità.”
“Noi siamo pronti a riferire al presidente Mattarella la nostra piena disponibilità a verificare le condizioni di un governo di svolta per il Paese” ha dichiarato Zingaretti “in un passaggio così delicato è di fondamentale importanza l’unità del Pd. Unità perché convinto che oggi la salvaguardia della nostra democrazia passa in gran parte per la tenuta del nostro partito o come pilastro portante di un governo, o baricentro di un’alternativa possibile da costruire.”
“Sento su di me tutto il peso e la complessità della sfida e guiderò questo processo complesso nel totale disinteresse personale, nella massima trasparenza, senza secondi fini.” ha concluso Zingaretti “lo farò e c’è una storia di una vita a dimostrare che lo farò. Non alimenterò sospetti, ma non accetterò che si alimentino sospetti sul mio operato, perché questo sì sarebbe davvero la fine di tutto.”.
Zingaretti: “nessun accordicchio sottobanco ma alla luce del sole”
No alla stipula di un contratto di governo con il Movimento 5 Stelle, ma al tempo stesso no ad “accordicchi sottobanco”. E’ stato abbastanza chiaro il segretario del Pd, che ha subito chiarito la posizione del partito e ha garantito la volontà di fare accordi “alla luce del sole”.
Bisogna vedere se ci sono i presupposti per “costruire un programma possibile, condiviso da un’ampia maggioranza parlamentare“. Questo chiede che si verifichi Zingaretti, e se le premesse non permettono questa opzione, l’altra è solo quella delle elezioni anticipate.
Andrea Orlando: “non è possibile una maggioranza diversa con lo stesso presidente del Consiglio”
Non ci sta Andrea Orlando, vicesegretario dem, a formare un governo con lo stesso premier e lo dice a chiare lettere. “Non è possibile una maggioranza diversa con lo stesso presidente del Consiglio” ha detto Orlando prima della riunione dei vertici Pd. L’ex ministro della Giustizia accenna ad una sorta di “trasformismo nel cambiare maggioranza e mantenere parte dello stesso esecutivo”.
“Credo che sarebbe più logico pensare a un esecutivo nel quale si introduca una nella discontinuità” afferma Orlando, intercettando perfettamente il pensiero del segretario Pd Nicola Zingaretti.
Matteo Renzi apre ad un’ipotesi di governo istituzionale
Si esprime invece a favore di un governo istituzionale Matteo Renzi, che sottolinea la necessità impellente di risolvere il problema della manovra finanziaria al fine di scongiurare il rischio dell’aumento dell’IVA, e la priorità di ridare poi la parola agli elettori quanto prima possibile.
Si discosta quindi dalla linea del Pd, ma al tempo stesso non la disapprova. “Mi pare che il Pd abbia una posizione molto chiara sul governo di legislatura” dice Renzi, mentre lui si direbbe favorevole a un “governo istituzionale” che duri il tempo necessario per portare a compimento la manovra economica volta ad evitare l’aumento dell’IVA.
“Io ci sto se c’è un governo solido, forte, di ampio respiro” ha spiegato Renzi, e ha definito il ritorno alle urne “un atto che non fa bene all’Italia”. Per Renzi insomma la soluzione può essere anche un governo di legislatura, ma solo se ci sono le giuste premesse, altrimenti meglio andare al voto.
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