La crisi di governo voluta dal leader della Lega Matteo Salvini non solo innesca il rischio aumento dell’IVA, e quello che non si riesca a completare la riforma costituzionale con la quale sarebbe stato tagliato il numero dei parlamentari, con conseguente risparmio di soldi pubblici, ma mette a rischio anche ciò che è stato già fatto.

Il Reddito di cittadinanza in primis, ma anche il meccanisco che permette il pensionamento anticipato denominato Quota 100. Insomma le due rriforme di bandiera dell’esecutivo giallo-verde potrebbero essere compromesse da una fine anticipata del governo.

E’ lo stesso leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio a dire che “E’ surreale che ci debba essere crisi a Ferragosto. Ai cittadini viene scaricata addosso la preoccupazione non delle elezioni ma di una crisi che colpirà misure per loro importanti. Un governo non si insedierà prima di dicembre: salterà tutto quello che abbiamo fatto, quindi reddito di cittadinanza, quota 100″.

Salvini: “I giovani preferiscono restare a casa a incassare il reddito di cittadinanza”

Una prospettiva tutt’altro che tranquillizzante per tutti coloro che grazie al reddito di cittadinanza stanno finalmente riprendendo fiato, e a far apparire ancor più concreto lo scenario, le dichiarazioni di Matteo Salvini, impegnato in questi giorni in una campagna elettorale nel centro-sud.

“Sto battendo da quattro giorni le regioni del Sud Italia e parlo con imprenditori, artigiani e commercianti” spiega Salvini a Il Giornale, parlando del suo viaggio alla scoperta del sud “tutti si lamentano con me che in queste terre di disoccupazione faticano a trovare ragazzi disposti a lavorare perché i giovani preferiscono stare a casa a incassare il reddito di cittadinanza. C’è qualcosa di sbagliato”.

Se non altro qualcosa di sbagliato effettivamente c’è, ma non è il reddito di cittadinanza, bensì il fatto che al sud quelli che iniziano a scarseggiare non sono i giovani disposti a lavorare, ma quelli disposti a lavorare gratis o fortemente sottopagati. E quei giovani forse hanno riscoperto la propria dignità in parte proprio grazie all’introduzione del reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza, il meccanismo del sussidio rischia di incepparsi con la crisi di governo

Il Sole 24 Ore ha ricordato in questi giorni che ci sono diversi nodi tutt’ora irrisolti che riguardano il meccanismo anti-povertà e di politica attiva del lavoro. Sono passati ormai 6 mesi dall’introduzione del reddito di cittadinanza, ma alcuni ingranaggi non sono ancora stati oliati a dovere, e in alcuni casi non sono mai stati messi in funzione.

Una crisi di governo improvvisa e intempestiva come quella in cui l’ex alleato di governo dei 5 Stelle ha precipitato il Paese, rischia seriamente di compronettere ulteriormente l’attuazione della misura bandiera dei pentastellati.

Resta ancora in sospeso per esempio, la situazione delle numerose domande di Rdc, tra le oltre 100mila su cui l’INPS ha sospeso l’istruttoria, che sono state presentate da cittadini extracomunitari residenti in Italia da almeno 10 anni, ma bloccate nell’attesa di chiarimenti relativi alla normativa sulle certificazioni che gli stranieri dovrebbero produrre.

Naturalmente accogliere anche queste domande significherebbe per lo Stato farsi carico di una spesa ancor più gravosa. Il quotidiano di Confindustria ha spiegato che “avrà dei riflessi sulla spesa, considerando che il governo Conte ha stimato in 1,5 miliardi tra reddito di cittadinanza e quota 100 i risparmi per il 2019, prevedendo un’adesione al di sotto delle attese, e ha congelato le risorse per evitare la procedura di infrazione europea.”.

L’annosa questione dei navigator della Campania

Con la crisi di governo s’inceppa l’intero meccanismo, e di certo dove il meccanismo era già inceppato, la situazione può solo peggiorare. E’ il caso dei navigator della Campania, che in 471 hanno superato i test di selezione nel mese di giugno scorso, ma non sono stati ancora contrattualizzati perché il governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca (Pd) si rifiuta di siglare la convenzione con l’Anpal.

Inoltre, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, con la crisi potrebbe ulteriormente slittare anche il termine entro cui i comuni dovrebbero “predisporre le procedure amministrative per istituire i progetti utili alla collettività in ambito culturale, sociale, ambientale che i beneficiari del reddito di cittadinanza devono svolgere per un periodo compreso tra le 8 e le 16 ore settimanali.”.

Ma la cosa per certi versi più grave è che non è mai partita la cosiddetta Fase 2 del Reddito di Cittadinanza. Cioè quella fase che prevede la ‘chiamata’ dei percettori considerati occupabili, i quali dovrebbero essere convocati dai Centri per l’Impiego per firmare il Patto per il Lavoro. Questo sarebbe di fatto il primo fondamentale passaggio per l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso il meccanismo delle fatidiche tre proposte di lavoro previste dalla legge.

Le 21 piattaforme informatiche regionali al momento però non sono in grado di dialogare con il sistema dell’Anpal, e quindi i centri per l’Impiego non sono in grado a loro volta di fornire gli elenchi dei percettori del reddito da convocare.

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