Non è il rimpasto la soluzione alla spaccatura nel governo che si è palesata con il voto di ieri sul Tav, e non resta altra strada se non tornare in Parlamento e poi alle urne. “Inutile andare avanti a colpi di no e di litigi come nelle ultime settimane. Gli Italiani hanno bisogno di un governo che faccia” ha affermato Salvini al termine di una giornata di colloqui tra il Presidente della Repubblica Mattarella e il premier Conte, e tra Conte e lo stesso leader della Lega.
E’ arrivata qualche minuto dopo le 20, la nota che apre ufficialmente la tanto temuta crisi di governo, con Salvini che ribadisce quello che è sotto gli occhi di tutti: “non c’è più una maggioranza“. La conclusione cui giunge il vicepremier leghista arriva dopo un’ora e mezza di colloquio con il premier Giuseppe Conte, al quale ha confermato l’intenzione di ridare la parola agli Italiani.
Matteo Salvini: “non vogliamo poltrone o ministri in più”
“Non vogliamo poltrone o ministri in più, non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo (che ha fatto tante cose buone) ci sono solo le elezioni” ha detto Salvini “l’ho ribadito oggi al presidente Conte: andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav e dai ripetuti insulti a me e alla Lega da parte degli alleati, e restituiamo velocemente la parola agli elettori“.
Poi aggiunge rivolgendosi chiaramente al suo elettorato: “le vacanze non possono essere una scusa per perdere tempo e i parlamentari (a meno che non vogliano a tutti i costi salvare la poltrona) possono tornare a lavorare la settimana prossima, come fanno milioni di Italiani”.
Luigi Di Maio: “noi pronti, della poltrona non ci interessa nulla”
E contemporaneamente il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, si trovava a Palazzo Chigi per conferire con Conte. “Sono tranquillo” ha detto Di Maio ai cronisti “stiamo lavorando per il Paese. Ci sono dei colloqui in corso ma io sono pagato per lavorare per gli Italiani”.
Poco dopo è arrivata la notizia dello strappo definitivo con la Lega e Di Maio ha subito replicato: “noi siamo pronti. Della poltrona non ci interessa nulla e non ci è mai interessato nulla, ma una cosa è certa: quando prendi in giro il Paese e i cittadini prima o poi ti torna contro. Prima o poi ne paghi le conseguenze”.
Di Maio ha anche accennato alla questione della riforma parlamentare. “Ad ogni modo c’è una riforma a settembre, fondamentale, che riguarda il taglio definitivo di 345 parlamentari. E’ una riforma epocale, tagliamo 345 poltrone e mandiamo a casa 345 vecchi politicanti. Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione, a questo punto cogliamo l’opportunità di anticipare anche il voto di questa riforma, votiamola subito e poi ridiamo la parola agli Italiani. Il mio è un appello a tutte le forze politiche in Parlamento: votiamo il taglio di 345 poltrone e poi voto.”
La nota “incomprensibile” della Lega
Già nel pomeriggio quando la Lega aveva pubblicato una nota che recitava: “il voto è l’unica alternativa a questo governo” si era capito che la crisi era arrivata. Una crisi che è rimasta sempre lì dietro l’angolo, affacciandosi di tanto in tanto, fin troppo di frequente a dire il vero, e che veniva ufficializzata da una nota che però non diceva abbastanza.
Dal Movimento 5 Stelle era arrivata infatti una replica a distanza: “la nota è incomprensibile. Dicano chiaramente cosa vogliono fare. Siano chiari”. Ma di delucidazioni dal Carroccio non ne sono arrivate almeno per un po’, o quantomeno non prima che la domanda posta dei pentastellati fosse ripetuta per tre volte in vano.
La Lega ha come obiettivo primario quello di riformare la giustizia, altro tema che trova i grillini in totale disaccordo, un tema insomma sul quale il governo si sarebbe comunque impantanato. E se inizialmente alcune fonti ipotizzavano la richiesta di un rimpasto di governo da parte del leader leghista, poco dopo le 20 è arrivata la comunicazione di Salvini che ha ufficialmente aperto la crisi di governo.
Dal Quirinale non arrivano ancora dati certi. Una delle poche cose sicure è che Conte non ha parlato di dimissioni, nemmeno a seguito di un incontro durato oltre un’ora col capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica dal canto suo non ha escluso nulla, nemmeno le consultazioni estive, ipotesi che, se non dovesse andare in porto lascerebbe lo spazio all’alternativa del voto a fine ottobre.
Per i 5 Stelle “chiunque oggi aprisse una crisi di governo, l’8 agosto, si assumerebbe la responsabilità di riportare in Italia un governo tecnico. Sarebbe folle”. Intanto lo spread è tornato a salire toccando i 210 punti base, immediato effetto della crisi di governo sui mercati.
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