Un nuovo strappo all’interno del governo, stavolta sulla questione delle autonomie, ma questo lo avevano previsto tutti. Il Movimento 5 Stelle e la Lega confermano visioni differenti sull’Autonomia, tanto diverse che il tavolo a Palazzo Chigi è stato interrotto e dal Carroccio arrivano parole che esprimono quantomeno profondo disappunto: “inutile sedersi a un tavolo che non funziona” dicono dalla Lega “con persone che il giorno prima chiudono accordi e poi cambiano idea e fanno l’opposto. Invece di andare avanti si torna indietro.”
Sta di fatto che l’accordo sul tema dell’Autonomia non si è ancora trovato. Per il Movimento 5 Stelle la proposta del partito di Salvini è inaccettabile perché “la Lega ha proposto di inserire le gabbie salariali, ovvero alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al centro-Sud. Una simile proposta” spiegano i penta stellati “spaccherebbe il Paese e la consideriamo discriminatoria e razzista. Impedirebbe ai giovani di emanciparsi, alle famiglie di mandare i figli a studiare in altre università. Diventerebbe difficile e costoso anche prendere un treno da Roma a Milano.”
In un certo qual modo, una ricompensa al sud da parte della Lega per il crescente numero di consensi provenienti dal meridione. Ricompensa per la fiducia data a Salvini che il sud rischia di non ricevere mai se il Movimento 5 Stelle continua ad opporsi.
Il meccanismo delle gabbie salariali, ricordano gli esponenti del Movimento 5 Stelle, è già stato in vigore in passato “con pessimi risultati e fu abolito nel 1972. Reintrodurlo” affermano i 5 Stelle “significherebbe riportare l’Italia indietro di mezzo secolo. Follia pura.”
Il vicepremier Luigi Di Maio spiega che il tavolo è saltato sulla proposta inerente la regionalizzazione della scuola. “Un bambino non sceglie in quale regione nascere” dice il vicepremier Di Maio “noi dobbiamo garantire l’unità della scuola così come l’unità nazionale.”
Dal premier Conte arriva poi un invito ad abbassare i toni e portare avanti il dialogo: “si va avanti sull’autonomia” dice Giuseppe Conte “ma stando attenti a salvaguardare l’unità del Paese e la Costituzione”.
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