E’ stato dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’ex parlamentare Paolo Armaroli, contro il taglio dei vitalizi fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle ed operato finalmente da questo esecutivo. Qualcuno aveva profetizzato che ci sarebbero stati dei ricorsi e che sarebbero stati anche vinti; così lo Stato avrebbe dovuto sborsare il denaro non solo per i vitalizi che voleva decurtare, ma anche per il costo delle spese legali sostenute.
Solo che non è andata affatto in questo modo. Le sezioni unite civili della Cassazione hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell’ex parlamentare Paolo Armaroli contro i tagli decisi dall’ufficio di presidenza della Camera ormai un anno fa. Insieme al vitalizio cui teneva tanto l’onorevole Paolo Armaroli, decurtato del 44,41%, sono stati ritoccati quelli di altri 1.300 deputati.
La Corte di Cassazione ha infatti stabilito che le controversie su attribuzione e misura dell’indennità parlamentare e degli assegni per gli ex parlamentari “non possono che essere decise dagli organi dell’autodichia, la cui previsione risponde alla medesima finalità di garantire la particolare autonomia del Parlamento.”
Una vittoria del Movimento 5 Stelle. Di Maio: “andremo a risparmiare 280 milioni”
Grazie all’eliminazione dei vitalizi, spiega Luigi Di Maio “andremo a risparmiare circa 280 milioni tra Camera e Senato a legislatura. Soldi che invece di finire nelle tasche di pochi privilegiati potranno essere usati a favore degli Italiani.”
“L’abolizione dei vitalizi dei parlamentari, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, è una conquista dei cittadini italiani” ha dichiarato poi il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia diretta Riccardo Fraccaro, che ha poi aggiunto: “chi ancora vuole difendere gli insopportabili privilegi deve fare i conti con il cambiamento ormai inarrestabile.”
Una vittoria per Luigi Di Maio che esulta e scrive sui social: “una bellissima notizia: la Cassazione ha bocciato il ricorso perché sui vitalizi e sulle indennità parlamentari decidono solo gli organi dell’autodichia, a garanzia dell’autonomia del Parlamento. E gli Uffici di Presidenza delle Camere, anche grazie ai nostri portavoce, hanno deciso di tagliare questi privilegi assolutamente iniqui.”
La battaglia legale di Paolo Armaroli ex parlamentare di AN
Non è d’accordo sul fatto che i privilegi tagliati siano iniqui invece l’ex deputato di AN, il giurista Paolo Armaroli che il vitalizio se lo era sudato con ben 5 anni di duro lavoro in parlamento dal maggio del 1996 al maggio del 2001. Armaroli aveva già impugnato la delibera con cui gli era stato decurtato il vitalizio, davanti al Consiglio di Giurisdizione della Camera, composto da Alberto Losacco del Pd, Stefania Ascari del M5s e Silvia Covolo della Lega.
La querelle sui tagli è ferma proprio al Consiglio di Giurisdizione della Camera che rappresenta però solo il primo grado. Infatti vi è anche un collegio di appello presieduto da Andrea Coletti del M5s e costituito da 5 membri: Cosimo Maria Ferri del Pd, Paola Frassinetti di Fratelli d’Italia, Laura Ravetto di Forza Italia e Laura Cavandoli della Lega.
Armaroli però riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno e trova uno spunto interessante nella sentenza della Cassazione: “è vero che viene ribadito il principio dell’autodichia delle Camere, in base al quale Camera e Senato sono giudici legittimati in materia” spiega l’ex parlamentare, ma se “sono giudici e non un plotone di esecuzione al quale farebbero pensare le parole del vice premier Luigi Di Maio che in tv aveva detto: ‘rassegnatevi’ai titolari di vitalizi, allora qualsiasi ricorrente potrà adire la Corte Costituzionale in via incidentale.”
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