Pompe erogatrici di un distributore di benzina e diesel

La decisione dell’Opec+ di ridurre la produzione di greggio ha subito destato preoccupazione nelle famiglie e imprese italiane, ma gli effetti di questa decisione sull’aumento di prezzo dei carburanti si vedranno nei prossimi mesi, mentre ora i nuovi rincari sono determinati da altri fattori.

In questi giorni abbiamo visto un incremento soprattutto sul prezzo del diesel, mentre la benzina ha subito un incremento tutto sommato moderato. Il gasolio infatti ha superato nei valori medi la soglia dei 2 euro al litro nella modalità servito, mentre la benzina si aggira intorno agli 1,844 euro al litro.

Il prezzo medio nazionale della benzina nella modalità self ha nuovamente superato la soglia degli 1,70 euro al litro, raggiungendo ad essere precisi 1,701 euro/litro, mentre il dato precedente indicava 1,691. Il diesel però ha subito un aumento più significativo, passando dagli 1,840 agli 1,872 euro al litro nella modalità self service.

Le compagnie praticano prezzi che vanno da 1,685 a 1,715 euro al litro per la benzina in modalità self, e da 1,861 a 1,893 euro al litro per il diesel sempre in modalità self.

Per quanto riguarda invece il Gpl, i prezzi praticati si posizionano tra 0,788 e 0,806 euro al litro, mentre il prezzo medio del metano auto si piazza tra 2,784 e 3,392 euro al chilogrammo secondo quanto riferisce Quotidiano Energia.

Perché il prezzo del diesel aumenta più di quello della benzina

La situazione dei prezzi dei carburanti diventa sempre più preoccupante: da una parte la decisione dell’Opec+ di ridurre la produzione, dall’altra, e questo riguarda l’Italia in modo specifico, la scadenza ormai imminente dello sconto fiscale, che a partire da novembre, in assenza di una ulteriore proroga, comporterà un aumento dei prezzi di 30,4 centesimi al litro.

Si presume che alla fine la proroga dello sconto fiscale non mancherà, ma resta la previsione che i prezzi salgano ben oltre i 2 euro al litro.

Gli ulteriori aumenti sono dovuti alle sanzioni imposte contro la Russia, che incidono per diversi motivi. Anzitutto vi è un parziale divieto di importare petrolio russo, ma soprattutto c’è un problema legato alla produzione di diesel.

Infatti gli impianti di raffinazione europea sono maggiormente focalizzati sulla produzione di benzina e altri derivati del petrolio, mentre per la produzione di gasolio ci si affida per circa il 60% alle raffinerie russe, ed ecco perché gli aumenti vanno a toccare soprattutto il prezzo del diesel.

Non aiuta il fatto che si stia entrando in quel periodo dell’anno in cui la domanda di carburante subisce una fisiologica variazione, e si ha una diminuzione della domanda di carburanti per la mobilità, ed un aumento della domanda di carburante per il riscaldamento e per la produzione di energia elettrica, che è il gasolio.

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