I prezzi rimangono gli stessi ma la quantità di prodotto venduto si riduce. Si tratta del fenomeno della shrinkflation, una tecnica grazie alla quale le aziende evitano di aumentare i prezzi dei prodotti, riducendo quindi la quantità di prodotto all’interno delle confezioni per poter risparmiare.
Il fenomeno in questione sembra essersi accentuato con la crisi ucraina e con l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Ed ora anche l’Antitrust ha deciso di fare maggiore chiarezza su quanto sta accadendo nelle ultime settimane.
Il numero di aziende che hanno deciso di ricorrere a questa tecnica sembra essere in aumento negli ultimi tempi, con sempre più segnalazioni non solo negli Stati Uniti (dove il fenomeno riguarda principalmente prodotti come la pasta), ma anche in Italia.
Per questo motivo Giovanni Calabrò, il direttore generale per la tutela dei consumatori dell’Autorità, ha deciso di soffermarsi sulla questione della shrinkflation, intervenendo in audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta per la Tutela dei consumatori e degli utenti.
Calabrò ha poi specificato che questa in realtà è una tecnica di marketing che risulta legittima solamente nel momento in cui vengono rispettate determinate condizioni.
Quindi, l’Autorità “sta monitorando il fenomeno per verificare se possa avere rilevanza ai fini dell’applicazione del Codice del consumo, con particolare riferimento alla disciplina in materia di pratiche commerciali scorrette“.
L’Antitrust interviene per degli approfondimenti sulla shrinkflation
Calabrò ha anche spiegato che l’Antitrust ha iniziato a focalizzare la propria attenzione sulla questione della shrinkflation non solo a causa degli articoli di giornale delle scorse settimane, ma anche a seguito di una segnalazione arrivata direttamente dalle associazioni dei consumatori.
In realtà l’attenzione dell’Antitrust non è concentrata sulla riduzione della quantità di prodotto in sé, ma punta ad analizzare “la trasparenza di tale modifica nei confronti del consumatore“.
Più in dettaglio, l’Autorità ha sottolineato che “condotte come la diminuzione della quantità di prodotto a parità di dimensioni della confezione, in assenza di un’adeguata avvertenza sull’etichetta frontale, potrebbero essere ritenute meritevoli di approfondimento”.
L’aumento della shrinkflation è dovuto anche all’attuale crisi energetica
Il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, ha commentato le parole di Calabrò spiegando che le segnalazioni inerenti a questo fenomeno si sono moltiplicate a causa della crisi energetica e dell’inflazione, e inoltre “le tecniche delle aziende si sono fatte sempre più insidiose“, commenta l’esperto.
A supporto della sua affermazione, Dona fa riferimento ad alcune delle segnalazioni più frequenti degli ultimi tempi: il caffè che da 250 grammi è passato a 225, le mozzarelle che pesano 100 grami invece di 125, la pasta in formato ridotto, le confezioni di tisane o tè che contengono 20 bustine al posto delle classiche 25, e molte altre.
Anche la Coldiretti ha accolto positivamente la decisione dell’Antitrust, ribadendo come questa tecnica sia “una trovata per scaricare l’aumento dei costi alimentato dalla guerra in Ucraina sugli anelli deboli della filiera, come consumatori e produttori”.
In particolare, la guerra che ancora oggi prosegue tra Russia e Ucraina ha portato ad un aumento di tutte quelle che la stessa Coldiretti ha definito come “speculazioni e pratiche sleali“.
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