Segreto salariale e stipendi: si va verso la parità salariale tra uomini e donne? Ecco cosa sta succedendo?
È uno dei concetti più dibattuti e controversi nel mondo complesso dell’economia e del lavoro: stiamo parlando del segreto salariale. Questo fenomeno si riferisce alla mancanza di trasparenza e di informazioni complete riguardo ai compensi dei dipendenti all’interno di un’organizzazione o un’azienda.
In passato, il segreto salariale era considerato come una pratica difensiva da parte delle aziende per preservare la competizione interna, ma gli interrogativi etici e l’apporto alle disuguaglianze salariali di genere e razziali hanno sollevato da sempre un acceso dibattito.
Le aziende spesso giustificano il segreto salariale come una misura per evitare conflitti interni tra colleghi. Tuttavia, questa mancanza di trasparenza può anche mascherare discriminazioni retributive ingiuste. D’altronde è difficile individuare e affrontare tali disparità.
Dal punto di vista economico, il segreto salariale ha diverse conseguenze negative: da un lato può generare insoddisfazione e demotivazione se i lavoratori percepiscono ingiustizie o mancanza di riconoscimento e dall’altro lato può ostacolare la mobilità dei lavoratori tra aziende e settori lasciandoli bloccati in situazioni lavorative subottimali.
Segreto salariale: è la fine di un’era?
Il dibattito sul segreto salariale ha portato a una svolta epocale: la direttiva UE 2023/970, approvata a maggio, sta gettando luce su nuove misure concernenti la trasparenza dei salari, con scadenza per la loro implementazione in Italia entro il 7 giugno 2026. Questa direttiva si applica sia al settore pubblico che al privato e ha come obiettivo principale il rafforzamento del principio di parità salariale tra uomini e donne per lavori equivalenti o di valore simile.
Attualmente all’interno dell’Unione Europea, secondo quanto riportato da Sole24Ore, le donne guadagnano mediamente il 13% in meno rispetto ai colleghi maschi che ricoprono le stesse posizioni (un dato rimasto pressoché lo stesso negli ultimi 10 anni).
Cosa prevede la direttiva europea?
La direttiva europea affronta la questione delle disuguaglianze salariali di genere attraverso l’incremento della trasparenza delle retribuzioni e l’istituzione di nuove norme che facilitino l’accesso dei lavoratori alle informazioni salariali, al fine di promuovere una maggiore equità nella retribuzione.
Stabilisce l’obbligo per i Paesi dell’UE a trovare misure volte a sostenere lo sviluppo di sistemi retributivi paritari per lavori equivalenti o di valore paragonabile da parte dei datori. Per la trasparenza dei salari, viene sottolineato il diritto dei candidati a una posizione di ottenere informazioni scritte riguardo il salario o la fascia retributiva associata a tale posizione, oltre che i livelli retributivi medi dei lavoratori che svolgono lo stesso impiego. Dal canto loro i datori non possono chiedere informazioni riguardanti le retribuzioni percepite in passato. Parallelamente, i datori devono informare annualmente i dipendenti su questa prerogativa (fornendo le informazioni su come far valere il diritto). Inoltre i lavoratori non devono avere ostacolati dal divulgare le proprie retribuzioni (purché non usino i dati per scopi diversi dall’esercizio del loro diritto).
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