Oggi, il prezzo del petrolio gioca un ruolo cruciale nel determinare i costi dei carburanti, benzina e diesel in particolare, ma non è certo l’unico attore, specie in Italia, dove come sappiamo una fetta importante del costo alla pompa è dovuto alle famose e odiate accise.
E ora emerge anche un paradosso che sfida il buon senso: l’assenza di un decreto attuativo per l’effettiva applicazione di uno sconto su questi carburanti, nonostante il prezzo del petrolio stesso lo permetta. Esaminiamo più da vicino questa situazione e i suoi intricati dettagli.
Prezzo di benzina e diesel ancora in crescita, perché?
Negli ultimi tempi, l’andamento dei prezzi dei carburanti è stato influenzato da una serie di variabili complesse. Tra queste, rientrano le decisioni dell’OPEC, il cartello dei Paesi produttori di petrolio, che ha deliberatamente limitato la produzione di petrolio.
Questa restrizione è giunta in un momento già complicato, con scorte di prodotti petroliferi raffinati a livelli critici e prossime manutenzioni programmate per due importanti raffinerie in Nordamerica. In risposta a queste condizioni, i prezzi dei carburanti stanno segnando una costante crescita.
A titolo di confronto, possiamo rievocare il record storico di marzo 2022, quando il prezzo della benzina ha toccato quota 2,137 euro al litro e il gasolio ha raggiunto 2,122 euro al litro, entrambi nel contesto dei distributori self-service. In quell’occasione, il governo intervenne con un provvedimento che comportava uno sconto sulle accise di 25 centesimi, al netto dell’IVA.
Nell’attuale congiuntura economica, il governo ha scelto una strada diversa. Interpretando in modo restrittivo il decreto Carburanti del 2023, ha optato per non attivare l’accisa mobile.
Questo meccanismo permette di ridurre le imposte sui carburanti in risposta a situazioni di emergenza, causate da un aumento dei prezzi al di sopra di una soglia specifica. La decisione governativa riflette la valutazione che, al momento, le condizioni per attivare questo strumento non siano soddisfatte.
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Perché lo sconto carburanti dovrebbe scattare in automatico
L’accisa mobile costituisce uno strumento contemplato dall’articolo 2 del decreto Carburanti. Essenzialmente, rappresenta la rinuncia da parte dello Stato a una parte delle imposte applicate sui carburanti al fine di compensare aumenti eccessivi dei loro prezzi, al fine di mantenere stabile il costo finale per i consumatori.
Sebbene il testo normativo conceda tecnicamente al governo la possibilità di attivare l’accisa mobile, emerge chiaramente che in situazioni come quella attuale, questa facoltà assume una dimensione di necessità sia sociale che politica.
Tuttavia, fino a questo momento, il governo ha mantenuto un atteggiamento di silenzio riguardo all’attivazione dell’accisa mobile. Tale decisione è stata giustificata da un’interpretazione incerta del decreto Carburanti e delle condizioni necessarie per attivare l’accisa mobile.
Dal punto di vista normativo, la disposizione stabilisce che il meccanismo dell’accisa mobile si attiva se, nel “precedente bimestre,” la media dei prezzi in euro del petrolio di qualità Brent supera il livello indicato nel Def, solitamente deliberato dal governo in aprile e aggiornato in autunno.
Tuttavia, sorgono incertezze riguardo al metodo di calcolo appropriato per determinare questa media nel “precedente bimestre.” In risposta a una specifica domanda sulla corretta modalità di calcolo posta dalla Staffetta, il Ministero dell’Economia non ha fornito una risposta chiara.
Questa è una questione di rilevanza matematica, ma con ampie implicazioni per l’intera popolazione. L’ultimo Def indica un valore del Brent pari a 77,4 euro al barile come soglia per l’attivazione dell’accisa mobile. Se la soglia è da intendere come una media mobile calcolata nei 60 giorni precedenti, ovvero dal 14 luglio al 14 settembre, allora il valore necessario è stato superato, con il Brent che è arrivato a 78 euro al barile.
Tuttavia, se per “precedente bimestre” si intendono i mesi di luglio e agosto, la soglia non è stata ancora superata, poiché la media in questo periodo è stata di 75,4 euro al barile.
La soglia verrà superata a partire dal primo ottobre, a meno che il governo non adotti interventi per evitarlo. Il governo ha la possibilità di aumentare il prezzo di riferimento del Brent nel testo della Nota di Aggiornamento del Def (Nadef), che deve essere approvato entro il 27 settembre.
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