Mosca cattedrale di San Basilio al crepuscolo con passanti in strada

Dal momento che gli investitori non hanno ricevuto il corrispettivo previsto alla scadenza delle obbligazioni, la Russia è ufficialmente in default per la terza volta nel giro di 100 anni o poco più.

Questo è quanto emerso in questi giorni in estrema sintesi, ma la faccenda, come è facile intuire, si presenta molto più complessa di così, a cominciare dal fatto che siamo per la prima volta nella storia di fronte ad un default indotto, vale a dire una impossibilità di adempiere all’impegno non per mancanza di liquidità o di valuta, ma per il fatto che il pagamento, nonostante sia stato regolarmente inviato, non è mai giunto al creditore.

Per il Cremlino “le accuse di default non sono corrette”

Tutti i media hanno dedicato ampio spazio alla notizia del presunto default della Russia, tentando in modo peraltro piuttosto goffo di far passare il messaggio che ‘le sanzioni hanno funzionato’ quando invece l’economia russa si è mostrata molto più solida di quanto i governi occidentali probabilmente si aspettavano.

Nessun vero e proprio default infatti, nonostante tutte le sanzioni (il sesto pacchetto è stato già varato da tempo), con il rublo che dopo una fase iniziale in cui ha subito un calo, ha poi recuperato terreno sul dollaro fino a toccare nuovi record.

Ma cosa sta succedendo quindi se la Russia è effettivamente in grado di pagare le obbligazioni a scadenza? Lo spiega in modo piuttosto chiaro e con poche parole il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov, il quale stando a quanto riportato dalla CNN ha dichiarato che “le accuse di default non sono corrette in quanto il pagamento della valuta stabilita è stato effettuato già nel mese di maggio”.

La scadenza delle obbligazioni era infatti fissata al 27 maggio, data a partire dalla quale scattavano i 30 giorni di tolleranza per completare il pagamento. Pagamento che, tuttavia, era stato già effettuato a maggio appunto, anche se per via delle sanzioni gli investitori non hanno mai ricevuto il denaro.

Il fatto che il denaro trasferito all’Euroclear non sia stato inviato agli investitori “non è un nostro problema” ha infatti affermato il portavoce del Cremlino “pertanto non ci sono le basi per chiamarlo default”.

D’altra parte Euroclear non può regolare alcun titolo con controparti che sono soggette a sanzioni, ecco perché è impossibile che gli investitori ricevano le somme che gli spettano, indipendentemente dal fatto che la Russia paghi regolarmente i bond.

A partire dal 2014, quando i Paesi occidentali hanno imposto le più recenti sanzioni contro la Russia per via dell’annessione della Crimea, il Cremlino ha accumulato circa 640 milioni di dollari in riserve straniere, ed ora circa metà di queste risorse è stata congelata per effetto delle sanzioni imposte dopo l’inizio dell’operazione militare nel contesto della guerra civile iniziata in Ucraina otto anni fa.

Questo default ‘indotto’ potrebbe persino non avere alcun effetto sull’economia russa nel breve termine anche perchè il Paese non è già adesso in grado di ricevere prestiti dall’estero e il valore delle sue obbligazioni era crollato da tempo.

La Russia in default ‘indotto’ qual è la situazione oggi

Il presunto default della Russia è stato innescato dalla notizia che alcuni obbligazionisti in Asia non avrebbero ricevuto il pagamento su due obbligazioni scadute il 27 maggio. Come da prassi sono scattati quindi i 30 giorni di garanzia che secondo alcuni esperti giungevano a termine alla mezzanotte di oggi, secondo altri alla mezzanotte di ieri.

Fatto sta che gli investitori non hanno ricevuto il denaro a pagamento delle obbligazioni scadute, e non perché Mosca non ha pagato, ma perché le sanzioni impediscono agli investitori di ricevere il denaro regolarmente inviato all’Euroclear.

Quanto agli importi, si tratta di 100 milioni di interessi su due obbligazioni, una denominata in dollari e l’altra in euro. La valuta per pagare quanto dovuto in realtà non manca, visto che la Russia può contare su grani introiti di gas e petrolio, ma le sanzioni impediscono che il denaro raggiunga i creditori, innescando in questo modo, per la prima volta nella storia, un default tecnico del tutto artificiale.

“Viviamo l’ennesima sorpresa finanziaria proveniente dalla Russia” ha spiegato Fabio Caldato, partner di Olympia Wealth Management parlando con MilanoFinanza “dopo aver misurato la forza del rublo, che molti davano per spacciato, ci troviamo ora a visualizzare i prezzi delle obbligazioni russe sostanzialmente fermi, anche se a livelli molto bassi, nonostante l’evento di credito, che definiamo default tecnico”.

“Non c’è infatti un disastro finanziario che origina il default, ma l’impossibilità artificiosa di pagare le cedole” ha quindi puntualizzato l’esperto, che ha poi aggiunto: “si tratta di una no news, ampiamente scontata dai mercati finanziari. Non ci prendiamo il rischio di investire in quest’asset, ma rileviamo per ora la debolezza delle sanzioni occidentali“.

Cosa comporta il default per l’economia della Russia

Mosca non può effettuare i pagamenti relativi alle obbligazioni in scadenza a partire dalla fine di maggio, quando l’Office of Foregin Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha decretato il blocco.

“Da marzo abbiamo pensato che un default russo fosse probabilmente inevitabile e la domanda era proprio quando” ha spiegato il capo del contenzioso sovrano presso lo studio legale Quinn Emanuel, Dennis Hranitzky, parlando con l’agenzia Reuters “l’Ofac è intervenuto per rispondere a questa domanda per noi e il default è ora incombente”.

In questo caso però non si tratta di un vero e proprio default, in quanto Mosca sarebbe perfettamente in grado di far fede agli impegni e pagare le obbligazioni in scadenza, si tratta invece di un default indotto, del tutto artificioso, determinato dal fatto che le sanzioni impediscono agli investitori di ricevere le somme di denaro inviate da Mosca attraverso Euroclear.

Le agenzie di rating possono certificare un default formale, ma sarebbe un evento in parte simbolico anche perché la Russia non può accedere ai finanziamenti a livello internazionale già dal 24 febbraio, quando ha avuto inizio l’operazione speciale russa in Ucraina. Non solo, la Russia al momento non ha nemmeno bisogno di accedere a questi finanziamenti, e questo grazie ai ricchi proventi che derivano dalle esportazioni dei prodotti energetici a cominciare da gas e petrolio.

Se ci saranno degli effetti non saranno quindi nel breve termine, ma nel futuro… forse. Nel frattempo, come abbiamo visto, il portavoce del Cremlino ha precisato che Mosca ha regolarmente effettuato il pagamento delle obbligazioni in scadenza nella valuta prevista, e il ministero delle finanze russo ha dichiarato di aver effettuato i pagamenti al suo National Settlement Depository (NSD) onshore in euro e dollari, adempiendo così agli obblighi. Inoltre da Mosca fanno sapere che in caso di default indotto sono pronti a fare ricorso in tribunale.

Quanto agli effetti di questo default ‘inedito’ Levon Kameryan, Associate Director di Scope Ratings, un’agenzia europea di rating, spiega che l’insolvenza sul debito estero “dovrebbe avere implicazioni finanziarie limitate nel breve termine, ma a lungo termine il default limita la flessibilità di finanziamento della Russia e potrebbe rappresentare un ulteriore colpo alle prospettive di crescita”.

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