comignolo della canna fumaria del gas che spunta tra le tegole di un tetto

La decisione di appoggiare politicamente ed economicamente il governo di Kiev, inviando non solo aiuti umanitari ma anche denaro e armi, ma soprattutto imponendo sanzioni economiche contro la Russia, non ha fatto altro che danneggiare gravemente famiglie e imprese italiane, alle prese con una crisi energetica ed economica senza precedenti.

Si parla ormai da tempo della possibilità di razionamenti delle risorse energetiche, ma proprio per evitare di ricorrere a questo, il governo di Mario Draghi ha già stabilito dei limiti più stringenti per quel che riguarda l’utilizzo delle risorse energetiche, imponendo nuovi orari e modificando il periodo di accensione dei riscaldamenti.

L’importanza di ridurre i consumi nella campagna di sensibilizzazione

Da una parte il governo ha ritenuto opportuno intervenire con una campagna di sensibilizzazione che facesse comprendere ai cittadini l’importanza di ridurre i consumi.

A tal proposito vale la pena evidenziare un paio di aspetti ai quali in genere viene dato poco risalto. In primis, quanto meno per la maggior parte delle famiglie italiane, quella di ridurre i consumi è da tempo una priorità, semplicemente perché i costi dell’energia elettrica e del gas sono cresciuti a dismisura fino a diventare insostenibili.

Molte famiglie quindi hanno iniziato da tempo ad impegnarsi sotto questo aspetto, e per quanto possa essere eloquente la campagna di sensibilizzazione, i rincari sulle bollette che abbiamo visto fino ad oggi e che continueremo a vedere nei mesi a venire hanno già fatto il grosso del lavoro.

Il secondo aspetto che (ovviamente) non viene neppure lontanamente considerato, è che la situazione attuale non è la conseguenza inevitabile di uno sfortunato incidente. Si tratta del risultato di ben precise scelte politiche, tutt’altro che obbligate o inevitabili, che non sono state compiute nell’interesse dei cittadini italiani e, per dirla tutta, ancor meno nell’interesse dei cittadini ucraini.

Quali saranno gli orari per il riscaldamento per l’inverno 2022-2023

Fatte queste brevi ma doverose premesse, vediamo quali sono le regole che il governo di Mario Draghi ha stabilito per ottenere un risparmio energetico tale da permetterci di superare la stagione fredda senza eccessivi disagi e riducendo al minimo gli ulteriori danni economici a lavoratori, imprese e famiglie di tutta Italia.

Per quanto riguarda gli orari da rispettare per l’accensione degli impianti di riscaldamento, ricordiamo prima di tutto che l’Italia è divisa di ben 6 fasce climatiche, e quindi gli orari e il periodo di accensione del riscaldamento variano a seconda della zona climatica di appartenenza.

Il nuovo regolamento della temperatura per abitazioni e luoghi di lavoro prevede almeno per ora delle variazioni non particolarmente significative rispetto a quanto previsto in situazioni di normalità.

Le misure introdotte con lo scopo di ridurre il consumo di energia su tutto il territorio nazionale prevedono:

  • la diminuzione di 1 grado centigrado della temperatura impostata nelle abitazioni
  • il ritardo di qualche giorno per l’accensione del riscaldamento in autunno
  • l’anticipo di qualche giorno per lo spegnimento del riscaldamento in primavera
  • qualche ora in meno di riscaldamento nell’arco della giornata.

In linea generale queste sono le misure introdotte, ma poi in base alla zona climatica i limiti variano fino ad essere del tutto soppressi nella fascia climatica più rigida.

Ma vediamo ora quali sono esattamente gli orari da rispettare per l’accensione e lo spegnimento degli impianti di riscaldamento nelle abitazioni e all’interno dei locali delle varie attività a seconda della zona climatica di appartenenza.

  • Zona climatica A (zona Sud-Orientale e delle isole): gli impianti di riscaldamento possono restare accesi fino ad un massimo di 5 ore al giorno, a partire dall’8 dicembre fino al 7 marzo
  • Zona climatica B (zona Tirrenica): gli impianti di riscaldamento possono restare accesi fino ad un massimo di 7 ore al giorno, a partire dall’8 dicembre fino al 23 marzo
  • Zona climatica C (zona Adriatica Settentrionale): gli impianti di riscaldamento possono restare accesi fino a 9 ore al giorno, a partire dal 22 novembre fino al 23 marzo
  • Zona climatica D (zona Appenninica): gli impianti di riscaldamento possono restare accesi fino a 11 ore al giorno, a partire dall’8 novembre fino al 7 aprile
  • Zona climatica E (zona Padana): gli impianti di riscaldamento possono restare accesi fino a un massimo di 13 ore al giorno, a partire dal 22 ottobre fino al 7 aprile
  • Zona climatica F (zona Alpina): nessuna limitazione né per quanto riguarda gli orari né per quanto riguarda il periodo di accensione.

Come faccio a sapere in quale zona climatica mi trovo?

Una volta chiarito quali sono le regole da rispettare in base alla zona climatica vediamo quali sono le province che rientrano in ciascuna di esse.

  • Zona climatica A: rientrano in questa zona climatica solo i Comuni di Lampedusa e Linosa, più Porto Empedocle
  • Zona climatica B: in questa zona climatica rientrano diverse province della Sicilia e della Calabria, e per l’esattezza Agrigento, Catania, Crotone, Messina, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani
  • Zona climatica C: in questa zona climatica rientrano per la maggior parte le restanti province del Sud Italia ma anche alcune dell’Italia centrale: Bari, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caserta, Catanzaro, Cosenza, Latina, Lecce, Napoli, Oristano, Ragusa, Salerno, Sassari, Taranto
  • Zona climatica D: in questa zona climatica rientrano per lo più province situate sull’arco appenninico: Genova, La Spezia, Savona, Forlì, Ancona, Ascoli Piceno, Firenze, Grosseto, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Pesaro, Pisa, Pistoia, Prato, Roma, Siena, Terni, Viterbo, Avellino, Caltanissetta, Chieti, Foggia, Isernia, Matera, Nuoro, Pescara, Teramo, Vibo Valentia.
  • Zona climatica E: in questa zona climatica troviamo prevalentemente le province che si trovano nell’area Padana: Alessandria, Asti, Bergamo, Biella, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Novara, Padova, Pavia, Sondrio, Torino, Varese, Verbania, Vercelli, Bologna, Bolzano, Ferrara, Gorizia, Modena, Parma, Piacenza, Pordenone, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Rovigo, Treviso, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza, Arezzo, Perugia, Frosinone, Rieti, Campobasso, Enna, L’Aquila e Potenza.
  • Zona climatica F: rientrano in questa zona climatica solo le province di Cuneo, Belluno e Trento.

Quali sono le regole sulle temperature da tenere e le deroghe previste

Le regole che sono state fissate per la stagione invernale 2022-2023 prevedono che non si superi mai la temperatura di 19°C all’interno delle abitazioni, nelle scuole e negli edifici pubblici. Vi sono comunque due gradi di tolleranza, il che significa che si può arrivare al massimo a 22°C.

Si scende invece di due gradi nel caso di edifici adibiti ad attività artigianali e industriali (o equiparabili), dove il limite è stato fissato a 17°C. Questo tetto massimo è stato fissato partendo dall’assunto che sia la temperatura ideale per svolgere al meglio le attività lavorative e per la vita quotidiana. Anche in questo caso sono previsti due gradi centigradi di tolleranza.

Ma cosa succede in caso di giornate particolarmente fredde? È lecito domandarsi se sia possibile tenere il riscaldamento acceso più a lungo o impostare una temperatura maggiore. Sono previste infatti delle deroghe, che possono arrivare attraverso delibere emesse dal proprio Comune di residenza.

Le amministrazioni comunali hanno facoltà di consentire di tenere acceso il riscaldamento più a lungo in caso di temperature invernali particolarmente rigide. Ed è sempre con eventuali delibere che il Comune può ad esempio consentire di accendere gli impianti di riscaldamento con qualche giorno di anticipo a seconda dei casi.

Inoltre le regole e i limiti che riguardano gli orari e il periodo di accensione degli impianti di riscaldamento non si applicano mai agli edifici di strutture sanitarie, case di ricovero per anziani, ospedali, cliniche e via dicendo.

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