Il compenso dei preti è spesso oggetto di curiosità e dibattito. In realtà, è importante sottolineare che i preti non percepiscono uno stipendio nel senso tradizionale del termine, ma ricevono una remunerazione per il loro lavoro.
Essendo il sacerdozio una vocazione anziché una professione, il rapporto economico che ne deriva non è tra il prete e la Chiesa come datore di lavoro, ma tra il prete e i fedeli.
Il sistema di retribuzione dei preti italiani è regolato dalla legge 222 del 1985, conosciuta come “nuovo Concordato”. Questa legge si basa su tre principi fondamentali:
- Tutti i sacerdoti hanno diritto a una remunerazione equa.
- Spetta ai fedeli garantire la remunerazione dei propri sacerdoti.
- La remunerazione deve essere uguale per tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni.
Secondo questa normativa, i fedeli sono responsabili di assicurare la remunerazione dei preti. Nel caso in cui i fedeli non siano in grado di sostenere completamente tali spese, il contributo dell’otto per mille entra in gioco come una forma residuale di finanziamento.
La remunerazione di un prete viene calcolata attraverso un sistema articolato basato su punti. L’elemento principale per questo calcolo è l’8 per mille, a cui si aggiungono offerte libere e rendite integrate degli istituti diocesani per il sostentamento del clero.
Per determinare la retribuzione mensile di un prete, si moltiplicano i punti assegnati a un parroco (ad esempio, 80 punti al mese) per il valore economico che la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) assegna annualmente a tali punti. Ad esempio, per il 2022 il valore era di 12,61 euro.
Facendo questo calcolo, si può dedurre che la retribuzione mensile lorda di base ammonta a 1.008 euro.
È importante sottolineare che queste cifre rappresentano solo una base di riferimento e che gli importi effettivi possono variare in base a diversi fattori, come la diocesi in cui opera il prete e le specifiche circostanze locali.
Inoltre, i ruoli gerarchici all’interno della Chiesa possono influire sul livello di retribuzione, che può variare da un minimo di 750 euro al mese per i livelli più bassi a un massimo di 4.500 euro al mese per i ruoli più elevati.
Stipendi, quali sono gli importi netti della remunerazione di un parroco
Come abbiamo appena detto, la retribuzione media mensile di un sacerdote al lordo si aggira intorno ai 1.008 euro. Tuttavia, è importante considerare che anche i preti devono pagare le tasse sulle loro retribuzioni, applicando le aliquote correnti che si attestano al 23%.
Di conseguenza, va sottratto un importo di circa 231 euro. Pertanto, la remunerazione netta si attesta intorno ai 777 euro. Inoltre, ogni mese l’Istituto per il sostentamento del clero versa ai sacerdoti una quota media di 70 euro.
Risultato? Un prete appena arrivato in parrocchia di base guadagnerà meno di 1.000 euro netti al mese e non è previsto il pagamento di una tredicesima mensilità.
Quota capitaria, ecco cos’è e quanto vale
Oltre alla remunerazione precedentemente definita, ogni sacerdote riceve anche una quota capitaria, che rappresenta una somma di denaro che il prete percepisce direttamente dalla sua parrocchia.
In pratica, ogni parroco può prelevare dalle offerte versate a favore della propria parrocchia una cifra di 0.0723 euro al mese per ogni fedele della comunità. Ad esempio, se una parrocchia conta mille fedeli, il parroco potrà percepire altri 70 euro mensili tramite questa quota.
Tuttavia, è importante notare che molti sacerdoti scelgono di destinare tale quota alle esigenze della parrocchia stessa, rinunciando a incassarla personalmente.
Inoltre non dimentichiamo che le cifre menzionate sono indicative e possono variare in base a diversi fattori, come la dimensione della parrocchia, la generosità dei fedeli e la situazione specifica di ogni diocesi. Inoltre, alcuni sacerdoti potrebbero avere accesso a ulteriori forme di sostegno o benefici, come l’alloggio fornito dalla parrocchia o altri vantaggi in natura.
La remunerazione dei preti rappresenta solo una parte del loro impegno e servizio alla comunità. Oltre a svolgere i compiti pastorali e spirituali, i preti devono gestire anche le questioni finanziarie legate alla parrocchia, come il mantenimento degli edifici e l’organizzazione di attività e servizi per i fedeli.
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