La recente crisi bancaria ha riportato in primo piano il tema della sicurezza dei soldi (liquidità) lasciati sul conto corrente. Rappresenta un chiaro segnale dell’incertezza in atto il fatto che già a partire dal fallimento della Silicon Valley Bank con successivo apice nel corso della fase più acuta della crisi del Credit Suisse, ci sia stato un boom di ricerche sul web aventi ad oggetto la questione sicurezza dei soldi sul conto corrente in caso di fallimento improvviso della banca.
Anche i correntisti più razionali si sono posti la domanda su cosa succede ai soldi depositati banca se la stessa dovesse fallire. Quando queste somme sono al sicuro e quando invece corrono il rischio di scomparire?
Iniziamo con l’evidenziare che per la vulgata ufficiale, i soldi depositati sui conti correnti delle banche italiane sono considerati al sicuro. Nel fare questa affermazione si tende sempre a citare il famoso Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD).
Molto spesso, però, si dimentica di aggiungere un particolare importante ossia il fatto che la garanzia è valida sui depositi fino a 100 mila euro per persona. Quindi tanto per iniziare al di sopra di questa soglia non c’è alcuna garanzia e questo la dice lunga su quanto, tante volte, si tenda a dare per scontato che i soldi sui conti correnti sono al sicuro anche se la banca fallisse. Nel caso del recente fallimento dell’americana Silicon Valley Bank, le autorità Usa sono intervenute in modo massiccio per salvare anche i depositi sopra i 100mila dollari. Si è parlato di salvataggio senza limiti di liquidità. Pensare che possa avvenire qualcosa di simile in Italia è un azzardo.
E allora, tenendo anche conto del fatto che anche nel nostro Paese i fallimenti bancari non sono mancati (come dimenticare ad esempio il caso di Banca Etruria o, venendo ad epoche più recenti i casi di veneto Banca e Popolare di Vicenza, salvate da Intesa Sanpaolo con i soldi dello Stato), forse è bene avere ben chiaro quando i soldi depositati sul conto corrente si salvano in caso di fallimento della banca.
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Come opera il FITD in caso di fallimento della banca
Poichè in Italia la tutela della liquidità versata sul conto corrente è legata al FITD è bene avere ben chiaro quale sia la proceduta di intervento del Fondo.
Come abbiamo già detto in precedenza, in caso di fallimento di un istituto, il FITD interviene con un meccanismo di compensazione. Vengono risarciti i depositanti fino a 100.000 euro per persona e per banca. Poichè sopra i 100 mila euro non ci è alcuna compensazione, per evitare di perdere la propria liquidità, è consigliabile non avere depositi in una singola banca per somme superiori ai 100mila euro. Chi dovesse essere in questa situazione può considerare la possibilità di spostare la somma eccedente sul conto di un altro istituto.
Vero è che le big sono troppo grandi per poter fallire ma, vista l’incertezza attuale, è meglio non correre rischi. Del resto, come avviene negli investimenti, anche nell’ambito del risparmio la diversificazione è tutto.
Quando il FITD non tutela i deposito sotti i 100mila euro
La linea di riferimento su cui opera il FITD nella gestione del fallimento di una banca è quella dei 100mila euro. Al di sotto è tutto tranquillo, sopra invece è meglio adottare delle precauzioni.
Ci sono però delle deroghe a questo riferimento normativo poichè, in realtà, il FITD alcune volte non interviene a tutela dei conti con meno di 100mila euro. Infatti non sono coperti i depositi che vengono effettuati da grandi imprese e da investitori istituzionali ma anche i depositi in valuta estera o dalle istituzioni finanziarie non bancarie non hanno copertura.
Parallelamente ci sono anche delle deroghe sui depositi per somme superiori a 100mila euro. In questo caso si tratta di eccezioni che vanno nel segno opposto ossia consentono l’intervento del FITD per depositi superiori a a 100.000 euro. Si tratta però di casi molto particolari. Ad esempio quando si riceve un bonifico di 300.000 euro dopo aver venduto una casa e proprio in quei giorni la banca fallisce. In questo caso i 300mila euro sono comunque protetti. Questa deroga è possibile grazie alla garanzia sui saldi temporanei elevati prevista dal FITD.
Anche se il conto è cointestato (ad esempio marito e moglie) è prevista una garanzia FITD per depositi bancari superiori ai 100.000 euro. In questo caso si applica il criterio pro-capite. Se gli intestatari sono due, allora il limite sale a 200mila euro ossia 100mila per 2. Obiettivo è sempre quello di tutelare ogni depositate. Si dirà e se il deposito, visto che il conto è cointestato eccede i 200mila euro? Allora si rientra nella prima fattispecie: l’auspicabile divisione della liquidità su conti cointestati radicati in più banche.
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