Nella Legge di Bilancio 2023, tra le altre novità, troviamo anche alcune modifiche che riguardano lo smart working, ma di cosa si tratta esattamente? Il governo di Giorgia Meloni ha deciso di ridimensionare la pratica del lavoro agile, riservandola ai soli soggetti fragili che, in quanto tali, sono maggiormente esposti in caso di contatto con qualsiasi virus.
Ricordiamo che si è fatto ampio ricorso allo smart working nelle prime fasi dell’emergenza Coronavirus, ma con l’ulteriore riduzione della pericolosità della malattia anche lo smart working è divenuto sempre meno essenziale nella routine lavorativa di milioni di cittadini italiani.
Non tutti erano favorevoli all’idea di ridurre lo smart working, ritenuto un’opzione valida anche fuori dall’emergenza, e non sono mancate le proposte di rendere questa pratica permanente, permettendo così ai lavoratori che svolgono le proprie mansioni da casa gli stessi diritti e le stesse tutele di tutti coloro che lavorano in presenza.
In realtà però il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di ridurre ulteriormente l’utilizzo della modalità di lavoro agile, riservando lo smart working alle sole persone fragili a partire da gennaio 2023. Saranno quindi solo le persone sotto la tutela della Legge 104 a lavorare in smart working a partire dal nuovo anno, ma vediamo esattamente quali saranno le regole.
Smart working, utile strumento anche per contrastare i rincari
La pratica dello Smart working, cui si è fatto ampio ricorso nelle fasi più acute dell’emergenza Coronavirus, ha in realtà anche una sua utilità sotto il profilo del risparmio economico specie in una fase critica come quella che l’Europa sta attraversando per via delle scelte politiche operate soprattutto nell’ambito della crisi ucraina.
Molti infatti ritengono che lo smart working sia un valido strumento per contrastare gli effetti dei rincari specie sui prodotti energetici. Secondo alcuni dati grazie allo smart working in Italia i lavoratori hanno tratto tutta una serie di benefici, così pure le aziende private.
Cominciamo proprio dalle aziende, che hanno visto ridursi i costi per una percentuale compresa tra il 30 e il 50%, e questo grazie alla riduzione delle ore lavorate in sede, che naturalmente hanno comportato una riduzione notevole dei consumi di energia elettrica e gas.
Nel calderone ci possiamo mettere anche dei vantaggi sotto l’aspetto della tutela dell’ambiente, visto che grazie allo smart working si riduce notevolmente il numero di automobili in circolazione, e quindi meno emissioni inquinanti, con un abbattimento delle percentuali di CO2 nell’aria.
Anche per i lavoratori vi possono essere dei vantaggi sotto il profilo economico, visto che si ottiene un evidente risparmio per via dell’abbattimento dei costi dello spostamento sul luogo di lavoro. D’altro canto però restare a casa significa anche aumentare i consumi di gas ed energia elettrica, quindi lavorare in smart working conviene tanto più quanto più elevate sono le spese che si dovrebbero sostenere per raggiungere il luogo di lavoro.
In molti tuttavia preferiscono il lavoro in presenza, per una serie di ragioni tutt’altro che incomprensibili, e con le ultime novità contenute in un emendamento alle Legge di Bilancio 2023 la stragrande maggioranza di loro potrà definitivamente dire addio allo smart working.
Smart working fino al 31 marzo 2023, le novità in legge di bilancio
Potranno continuare a lavorare in smart working anche nel 2023 solo le persone fragili. A partire dal 1° gennaio infatti, e fino al 31 marzo, sia nel pubblico che nel privato a fare smart working saranno solo i lavoratori fragili che non possono esercitare una mansione diversa.
L’emendamento che contiene questa novità è già stato approvato in Commissione Bilancio della Camera, e tra l’altro taglia fuori dallo smart working anche i genitori con figli minori di 14 anni.
Dal 1° gennaio al 31 marzo 2023 potranno lavorare in smart working solo i soggetti fragili, vale a dire coloro che da certificazione medica risultano immunodepressi, i pazienti oncologici, quelli che sono sottoposti a terapie salvavita e i disabili gravi.
L’emendamento alla Legge di Bilancio 2023 che riserva lo smart working esclusivamente a queste categorie spiega che il datore di lavoro deve assicurare lo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile “anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, senza alcuna decurtazione in godimento”.
Come accennato prima però le novità non finiscono qui, infatti se fino ad oggi lo smart working è stato concesso anche ai genitori con figli di età inferiore ai 14 anni, che potevano lavorare tramite lavoro agile anche senza accordo individuale con il datore di lavoro, a partire dal 1° gennaio questa categoria di lavoratori tornerà al lavoro in presenza.
In questo caso fino ad ora bastava che l’altro genitore non fosse senza lavoro e non ricevesse sussidi in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa, perché in quel caso vi sarebbe stata la possibilità di lasciare un’altra persona a casa ad occuparsi del figlio minore.
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