Il continuo aumento del prezzo del gas, e i conseguenti rincari sulle bollette dell’energia elettrica e del gas stesso, impongono qualche riflessione sulle reali origini di queste insostenibili impennate dei prezzi per famiglie e imprese.
Diciamo prima di tutto che il gas che la Russia ha continuato a fornire ai Paesi europei fino ad ora, e che ha continuato a fornire peraltro senza significativi rallentamenti, se non più di recente con la chiusura del gasdotto Nord Stream 1, non ha subito variazioni di prezzo, né tanto meno variazioni di prezzo tali da giustificare gli aumenti che abbiamo visto in Europa.
Quindi per quale motivo il prezzo del gas e in particolare dell’energia elettrica ha registrato aumenti così imponenti in Italia e negli altri Paesi europei? Il gas russo in sostanza viene pagato più o meno quanto veniva pagato un anno fa, quindi da cosa dipendono questi aumenti? Cerchiamo di capire come funziona il sistema che stabilisce il prezzo del gas.
Come funziona il mercato del gas e cosa è cambiato
Per l’Italia il gas è la prima fonte di energia, e viene distribuito in modo capillare sul territorio grazie ad una rete di trasporto primaria che supera i 34 mila chilometri e si dirama in oltre 100 mila chilometri per raggiungere utenze e punti di riconsegna.
Per la maggior parte degli anni passati, fino al 2009-2010 almeno, il prezzo del gas veniva stabilito su base nazionale, partendo dal costo della produzione e della distribuzione, ma poi le cose sono cambiate. Ora il prezzo del gas viene determinato da contratti a lungo termine di cui non si conoscono dettagliatamente le formule di prezzo.
Su Money.it leggiamo a tal proposito che i prezzi sono “indicizzati sulla base di medie mobili a quelli dei prodotti petroliferi e clausole take-or-pay” sulla base delle quali l’acquirente è tenuto a pagare un certo quantitativo di gas naturale anche se non ritira effettivamente la quantità di gas prevista dal contratto.
Il meccanismo sopra sommariamente descritto viene utilizzato ancora oggi, e permette ai Paesi fornitori di coprire le spese per la costruzione delle infrastrutture per l’estrazione e quelle per il trasporto, e vincola i Paesi importatori a pagare quantità minime di gas nel lungo termine, con contratti che arrivano fino a 30 anni di durata.
Una durata che però negli ultimi anni è stata ridotta e sono state intanto introdotte nuove variabili sulla base delle quali si calcolano i prezzi, e ciò ha determinato una maggiore instabilità di prezzo.
La liberalizzazione del mercato del gas naturale nel corso degli anni ’90 ha determinato l’entrata nella filiera di nuovi soggetti, ed ora accanto alle grandi società pubbliche, come Eni nel caso dell’Italia, hanno iniziato a partecipare al mercato anche società private generalmente quotate in Borsa.
Cos’è il TTF di Amsterdam
Se il prezzo del gas che paga il consumatore finale in bolletta non fosse legato al mercato TTF di Amsterdam, probabilmente non avremmo notato sostanziali variazioni rispetto al periodo che precedeva l’introduzione delle sanzioni contro la Russia.
Le società della filiera, e quindi le varie società private che operano nel settore e che sono generalmente quotate in Borsa, per realizzare maggiori profitti hanno iniziato a stipulare contratti di lungo termine indicizzando i prezzi al valore spot della Borsa olandese, il TTF appunto, cioè Title Transfer Facility, che è il mercato di riferimento per l’Europa.
Il mercato TTF di Amsterdam attualmente influisce talmente tanto sul costo finale del gas, che persino le bollette del mercato tutelato sono indicizzate al TTF. “Sul TTF viene fissata la base di partenza del prezzo del gas a cui poi viene aggiunto il margine di guadagno per il fornitore che acquista e rivende, per esempio, in Italia” spiega ancora Money.it.
Il TTF, che è il mercato virtuale del gas di riferimento in Europa, è gestito da una società privata, la IntercontinentalExchange, che è anche proprietaria del New York Stock Exchange (NYSE).
Oggi i prezzi definiti sul TTF sono presi come punto di riferimento dagli operatori una volta che il gas viene immesso nel sistema europeo. Quindi il gas viene acquistato ad un determinato prezzo dal fornitore, ad esempio la Russia, e poi prima di essere immesso in Europa il prezzo varia sulla base della lettura dell’andamento del mercato fatta dal TTF.
Nel rielaborare il prezzo, il TTF tiene conto in particolare di alcune variabili:
- Equilibrio tra domanda e offerta
- Prezzi combustibili alternativi (carbone, petrolio)
- Azioni geopolitiche
- Termicità
- Aspettative
Ed eccoci quindi alle ragioni per cui il prezzo del gas, e quindi dell’energia, ha subito gli insostenibili aumenti che abbiamo visto, nonostante Gazprom abbia continuato a vendere il gas sostanzialmente allo stesso prezzo.
Non vi è stato alcuno squilibrio, almeno fino ad ora, tra domanda e offerta, non tale da giustificare gli aumenti che abbiamo visto, ma gli aumenti ci sono stati per via delle aspettative.
In altre parole gli operatori si aspettano che, vista l’attuale situazione geopolitica, e la ferma intenzione dei Paesi europei di conservare una posizione ostile rispetto alla Russia, con il progredire e l’aggravarsi del conflitto si arrivi ad uno stop della fornitura di gas da Mosca.
Le aspettative degli operatori attivi sul TTF sono quindi quelle di un’offerta scarsa e di una domanda forte per il prossimo futuro, ed è in virtù di questa previsione che il prezzo del gas al TTF di Amsterdam è aumentato così tanto.
Per le società che operano nella filiera però questo ha permesso di realizzare dei profitti enormi, in quanto i costi per l’acquisto della materia prima non sono cambiati, ed è proprio attraverso la tassazione di quegli extraprofitti che il governo di Mario Draghi ha recuperato parte delle risorse necessarie per alcune misure come il bonus sociale, o il taglio delle accise sui carburanti.
Quel che appare ancor più incredibile è che non contano le reali ed oggettive probabilità che vi sia in un prossimo futuro questo squilibrio tra la domanda e l’offerta di gas, è sufficiente che vi sia una probabilità soggettiva che simili scenari si realizzino.
Si tratta di un sistema che fino ad ora aveva funzionato tutto sommato in modo efficiente, ma questo perché vi è sempre stato un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta, fino ad arrivare ad una offerta talmente abbondante da determinare un crollo delle quotazioni fino ai minimi storici nel 2020, l’anno dei lockdown generali.
Nel 2021 la situazione ha subito un’inversione di tendenza, e la gestione della crisi ucraina, con la scelta di imporre sanzioni economiche contro la Russia creando così una spaccatura sempre più profonda tra Bruxelles e Mosca, non ha fatto altro che aggravare notevolmente il quadro complessivo.
Perché si possa avere un’inversione di tendenza ora, e quindi un calo dei prezzi del gas, continuando ad usare il sistema di definizione dei prezzi sulla base del mercato TTF di Amsterdam, occorre che vi sia la previsione di un notevole aumento dell’offerta o di una notevole riduzione della domanda, e per ora non vi è né l’una né l’altra.
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