Le precedenti stime di Bruxelles sull’andamento dell’economia italiana indicavano una situazione decisamente preoccupante. Ma vista la particolare congiuntura geopolitica ed economica internazionale è chiaro che fare delle previsioni è un arduo compito da svolgere, cosicché non di rado accade che queste previsioni vengano riviste e mostrino scenari totalmente diversi nel giro di una manciata di mesi.
Le ultime stime dell’Ue indicavano per l’Italia una crescita del PIL del 2,4% per il 2022, mentre le previsioni estive diffuse da Bruxelles in questi giorni mostrano uno scenario lievemente migliore con una crescita prevista del 2,9%, appena 0,5 punti percentuale in più di quanto si prevedeva in primavera, e questo per buona parte grazie all’andamento del settore dell’edilizia che ha beneficiato dei vari bonus e superbonus.
Una buona notizia quindi? In realtà le previsioni di appena sei mesi fa indicavano una crescita del PIL superiore al 4%, il che significa che la situazione, tutto sommato, non è migliorata. E non è solo questo a destare una certa preoccupazione, ma anche il fatto che le stime non tengono conto della possibilità, ormai concreta e tangibile, che la Russia tagli completamente il gas all’Italia.
Stime economia Italia 2023, le previsioni continuano a peggiorare
Se per il 2022 si prevede una crescita del PIL del 2,9% invece che del 2,4% indicato in primavera, per il 2023 le cose andranno molto peggio. Per il prossimo anno infatti, stando alle precedenti stime, quelle di primavera, era prevista una crescita del PIL dell’1,9%, mentre ora Bruxelles parla di uno 0,9% soltanto.
E mentre in Italia la situazione va via via peggiorando, nel resto dell’Unione europea le cose non vanno particolarmente meglio. Le stime per il 2022 relative all’andamento dell’economia in Ue indicano una crescita del +2,7%, confermando le precedenti valutazioni, ma per il 2023 è previsto un più moderato +1,5%, cioè una stima inferiore a quella fatta in primavera quando si indicava un +1,9%.
Nell’Eurozona dovremmo avere una crescita intorno al +2,6% nel 2022, mentre nel 2023 si dovrebbe attestare intorno al +1,4%. Non sono buoni neppure i dati sull’inflazione, che mostrano un aumento record nel mese di giugno per un complessivo 8,8% su base annua nell’Ue, con la previsione che si rimanga su valori alti anche per tutto il 2022, prevedendo un calo solo a partire dal 2023.
Cosa dice l’analisi dello scenario economico italiano della Commissione Ue
Il clima di grande incertezza che si respira non può che consolidarsi alla luce di quanto prospettato da Bruxelles nel contesto delle previsioni estive pubblicate in questi giorni. “Nella prima parte del 2022 l’economia italiana si è mostrata più resiliente delle attese” dice in apertura l’analisi dello scenario economico italiano svolta dalla Commissione Ue.
Il termine di paragone però sono le stime di primavera, che indicavano un +2,4% contro il +4,1% previsto dalla Commissione appena tre mesi prima. Le previsioni estive quindi non fanno altro che confermare il peggioramento, limitandosi a ridimensionarlo di uno 0,5%, altro che resilienza.
Se poi andiamo ad approfondire ulteriormente le ragioni di questa rivalutazione delle stime di crescita dell’Italia per il 2022, scopriamo che la crescita è in parte frutto della ripresa del 2021, legata alla fine di lockdown e di buona parte delle restrizioni imposte in chiave anti-contagio, e soprattutto è il risultato dell’andamento del settore dell’edilizia a sua volta influenzato dai numerosi bonus introdotti e più e più volte prorogati. Bonus che, peraltro, si avviano ora ad essere un ricordo del passato, e che pertanto non potranno più produrre i risultati visti finora.
Nel frattempo si fa sentire sempre di più la perdita del potere d’acquisto delle famiglie, il calo del sentiment di imprese e consumatori, la costante riduzione dell’offerta e l’aumento dei costi di finanziamento, tutti fattori che determinano prospettive via via più buie per quel che riguarda l’economia italiana.
Ne deriva un ridimensionamento dell’1% delle stime per il 2023, con la previsione che si sposta dal +1,9% al +0,9%, e qui entrano in gioco anche le incertezze per quel che riguarda l’accesso alle forniture di gas russo da cui l’Italia è fortemente dipendente.
Per il prossimo anno quindi potrebbero accentuarsi caro prezzi e caro energia, con una spesa per i consumi che finirà col subire un forte rallentamento. Al momento infatti è sostenuta in parte dai risparmi e in parte dai seppur deboli interventi del governo a cominciare dai bonus bollette.
La preoccupazione di Gentiloni: bisogna prepararsi al taglio del gas e allo “scenario più severo”
Le previsioni economiche pubblicate in questi giorni non offrono alcuno spunto per ritenere che la situazione stia per sbloccarsi e che una qualche ripresa sia verosimile nel breve-medio termine.
Ma c’è di peggio, perché quello che indicano le previsioni estive della Commissione Ue è quanto ci si aspetta che accada in quello che possiamo definire il migliore degli scenari possibili. Il problema però è che è lo scenario peggiore a diventare di giorno in giorno quello più plausibile, ed in questo scenario l’Italia si ritrova a corto di gas per via del taglio delle forniture da Mosca.
Non si tratta di una teoria campata in aria, ma di una prospettiva concreta che lo stesso commissario Paolo Gentiloni ha preso in esame. “L’economia europea sta passando dunque da una fase di rallentamento ad una di frenata” ha esordito il commissario per gli affari economici e monetari, per poi presentare “lo scenario più severo”, uno scenario che nelle previsioni di primavera ancora non troviamo.
Il rischio che sia proprio questo ciò che ci aspetta si fa via via più reale, come lo stesso commissario sottolinea. “Nella nostra pubblicazione Spring Forecast, abbiamo presentato una simulazione basata su modello di un taglio totale delle importazioni di gas dalla Russia, con limitate possibilità di sostituzione nel breve periodo. Questo scenario, che all’epoca avevamo definito ‘scenario grave’, avrebbe portato l’economia dell’UE in recessione nella seconda metà di quest’anno e avrebbe ulteriormente ridotto l’attività economica l’anno prossimo” ha infatti spiegato Paolo Gentiloni.
“Alla luce degli eventi recenti, questo rischio è diventato più di uno scenario ipotetico al quale dobbiamo prepararci” ha poi aggiunto il commissario europeo “quindi è possibile che arrivi una tempesta, anche se non siamo ancora a quel punto”.
Le previsioni economiche di Francia, Germania e Spagna
In Italia dobbiamo prepararci al peggio, come lo stesso commissario Gentiloni ha spiegato, e le stime di crescita del PIL al +2,9% per il 2022 resteranno probabilmente sulla carta. Ma come se la passano gli altri grandi Paesi europei? Francia, Germania e Spagna si trovano in una situazione che non si discosta molto da quella in cui ci troviamo noi.
Le previsioni riguardanti la Francia indicano per il 2022 un PIL in aumento del 2,4%, che si ridimensiona ad un +1,4% per il 2023. Anche in questo caso abbiamo una revisione al ribasso delle precedenti stime, che tra l’altro arriva dopo il calo registrato nel primo trimestre di quest’anno. Si prevede comunque una crescita per il 2022, che però rimane moderata per via della domanda interna contenuta.
Anche per la Germania siamo davanti a previsioni riviste al ribasso, con un PIL reale in aumento del +1,4% per il 2022 e del +1,3% per il 2023. Un dato che si rivela decisamente inferiore a quello che era venuto fuori dalle previsioni di primavera, soprattutto per quel che riguarda le stime economiche per il prossimo anno. Abbiamo anche in questo caso un calo del potere d’acquisto delle famiglie pr via dell’inflazione, con strozzature dell’offerta e costi dei fattori produttivi che continuano a crescere frenando la produzione.
Leggermente meno negativa la situazione della Spagna, dove secondo le ultime stime dovremmo avere una crescita del PIL reale intorno al 4% per il 2022, e del 2,3% per il 2023. Ad incidere positivamente dovrebbe essere per quest’anno il ritorno del turismo dopo l’allentamento delle restrizioni, riportando il settore verso i livelli pre-Covid, e la più rapida attuazione degli investimenti in programma nel Pnrr. Tra la fine del 2022 e il 2023 però è previsto un rallentamento dell’attività economica, con un adeguamento dei consumi delle famiglie all’aumento dei prezzi e alla situazione di incertezza economica.
In Europa una crisi destinata ad aggravarsi
Fare previsioni su quanto dobbiamo aspettarci che accada a livello economico in Europa non è affatto facile data la forte instabilità della situazione attuale, e in considerazione del fatto che molto dipende dall’evoluzione della crisi ucraina. I peggiori scenari sono quelli in cui proseguendo sulla strada delle sanzioni si arrivi ad un punto di rottura con la Federazione russa tale da determinare lo stop totale delle forniture di gas.
Questo scenario sarà tanto più grave quanto prima si concretizzerà, in quanto i Paesi Ue stanno cercando di conquistare una maggiore autonomia energetica ma si tratta di un processo che richiede anni nella migliore delle ipotesi.
Con il protrarsi del conflitto, escludendo per ora la possibilità che questo si estenda fino a coinvolgere direttamente i Paesi Nato, si va verso nuovi aumenti del prezzo del gas, e con essi nuove spinte inflazionistiche che peserebbero sulla crescita e comporterebbero rischi sempre maggiori per la stabilità finanziaria.
E la crisi ucraina non è che uno degli aspetti che nei prossimi giorni e nei prossimi mesi andranno ad incidere sull’andamento dell’economia nei Paesi Ue. Bisogna infatti tener conto anche della gestione della diffusione delle nuove varianti del Coronavirus, con l’enorme aumento dei contagi persino in piena estate, un evento senza precedenti che mette in evidenza il fallimento di quei vaccini su cui la maggior parte dei governi occidentali ha spinto a testa bassa.
L’analisi della Commissione Ue sulla situazione attuale indica uno scenario in cui molti dei rischi negativi individuati nelle previsioni di primavera si sono puntualmente concretizzati. Complessivamente l’Ue si ritrova con una crescita del PIL del 2022 determinata soprattutto dalla ripresa vista nel 2021, ma nella seconda metà dell’anno l’attività economica resterà sotto tono nonostante una qualche ripresa del turismo.
Per il 2023 ci si aspetta una crescita economica trimestrale più convinta, sostenuta dalla resilienza del mercato del lavoro, da un’inflazione più moderata, dalle misure contenute nel Pnrr che comunque andrebbe ad attingere linfa vitale dai risparmi in eccesso.
Le previsioni che riguardano in modo specifico il fenomeno inflazionistico sono state recentemente riviste al rialzo rispetto alle previsioni di primavera. Nel secondo trimestre del 2022 abbiamo assistito ad una forte impennata dei prezzi di beni e servizi, ma un ulteriore aumento del prezzo del gas determinerebbe in tutta l’Ue nuovi rincari che andranno e pesare sulle tasche dei consumatori, soprattutto per via dell’aumento della spesa per le bollette di gas e luce.
Nel terzo trimestre 2022 l’inflazione dovrebbe raggiungere mediamente l’8,4% su base annua in Unione Europea e solo successivamente potrebbe iniziare a calare fino a scendere sotto il 3% a fine 2023, tanto nell’eurozona che negli altri Paesi membri Ue. Questo dovrebbe avvenire grazie all’allentamento delle pressioni derivanti dalle strozzature negli approvvigionamenti e dai prezzi delle materie prime.
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