Poste italiane riapre il servizio di acquisto dei crediti di imposta, ma non per tutti: cosa succederà?
La cessione dei crediti d’imposta è un meccanismo che offre opportunità di finanziamento e flessibilità finanziaria in grado di influenzare significativamente le decisioni finanziarie di imprese e persone.
Questo strumento è una forma di incentivazione che permette a un beneficiario di un credito d’imposta di trasferire tale credito a un terzo soggetto in cambio di liquidità o sconto in fattura
In pratica le aziende e i contribuenti monetizzano i crediti d’imposta in anticipo anziché attendere che l’agevolazione fiscale si rifletta sulla loro posizione fiscale futura.
Tutto questo offre numerosi vantaggi, dalla liquidità che permette investimenti in altri settori alla riduzione del rischio legato alla non ottemperanza futura delle condizioni per ottenere il credito fino alla flessibilità finanziaria.
Poste Italiane: sì alla cessione dei crediti di imposta?
Dopo mesi di anticipazione e incertezza, Poste Italiane ha annunciato la riapertura delle cessioni del credito d’imposta, fissando la data per i primi giorni di ottobre. La scelta di riaprire a ottobre è legata alla conversione simultanea del Decreto Legge “Omibus” n. 104/2023, un decreto che ha esteso anche la scadenza del Superbonus per le abitazioni unifamiliari al 31 dicembre 2023 con la condizione è che sia stato completato almeno il 30% delle opere complessive al 30 settembre 2022.
Il comunicato stampa ufficiale conferma che questo servizio sarà limitato esclusivamente alle prime cessioni di credito con un importo massimo limitato a 50.000 euro. Inoltre, solo le persone fisiche possono presentare domanda per questo servizio.
Quali sono le perplessità?
I limiti hanno suscitato perplessità all’interno del settore, soprattutto alla luce delle recenti scoperte da parte di Enea che evidenziano spese medie significativamente più elevate per i progetti ammissibili al Superbonus. I dati rivelano una spesa media di 117.403 euro per le abitazioni unifamiliari, 636.611 euro per i condomini e 98.487 euro per le unità indipendenti.
Inoltre la restrizione unicamente alle persone fisiche esclude una parte significativa delle entità, in particolare le imprese che affrontano sfide legate alla liquidità.
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