Negli annunci di lavoro in Italia, così come in altri Paesi europei, è una prassi comune non indicare lo stipendio previsto. Questa abitudine deriva dalla concezione che parlare di denaro durante un colloquio di lavoro sia considerato inopportuno. Tuttavia, una nuova direttiva europea potrebbe cambiare questa situazione.
Attualmente, solo il 4% degli annunci di lavoro in Italia riporta informazioni sulla retribuzione prevista. Il concetto di Ral (Reddito Annuo Lordo) rimane un mistero e non viene menzionato nemmeno durante il primo incontro con il reclutatore. Il tema dello stipendio diventa un tabù fino al secondo o terzo appuntamento.
Cosa dice la nuova normativa europea sulla trasparenza degli annunci di lavoro
La nuova direttiva europea, nota come 2023/970, è stata approvata dal Parlamento europeo il 30 marzo ed è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea a maggio. Questa direttiva mira a garantire la parità di stipendio e la trasparenza nella pubblicazione degli annunci di lavoro.
Secondo la direttiva, la trasparenza diventa una legge e il segreto salariale diventa vietato. Purtroppo, fino a questo momento, abbiamo osservato spesso l’introduzione di clausole contrattuali che vietano ai lavoratori di divulgare informazioni sul proprio stipendio. Inoltre, è considerato inappropriato fare domande riguardanti lo stipendio al selezionatore durante un colloquio di lavoro, mentre ci sono altre questioni più rilevanti da evitare.
Questa pratica non solo è scandalosa, ma anche molto pericolosa poiché ha compromesso la parità salariale tra uomini e donne. In Italia, ad esempio, una donna con lo stesso ruolo, mansioni e responsabilità di un collega maschio guadagna in media il 13% in meno. Nel corso degli anni, questo divario aumenta e può arrivare a una differenza del 30% nel trattamento pensionistico.
La nuova direttiva UE contribuirà ad allineare stipendi di uomini e donne
La Direttiva UE 2023/970 genera grandi aspettative poiché, se lo stipendio sarà indicato negli annunci di lavoro, dovrà essere uguale per uomini e donne. Questa è sicuramente una delle misure più importanti per promuovere la parità di genere nel mondo del lavoro.
La direttiva prevede anche un divieto aggiuntivo a favore dei lavoratori. Durante il processo di selezione, il reclutatore non potrà chiedere al candidato quale fosse il suo stipendio nella precedente azienda, al fine di non influenzare l’offerta in base alla risposta dell’ex dipendente.
Grazie alla direttiva, gli annunci di lavoro con l’indicazione dello stipendio dovranno rispettare ulteriori requisiti per garantire legalità e trasparenza. I responsabili delle risorse umane dovranno prestare la massima attenzione al testo dell’annuncio, sia nel titolo che nel contenuto, per renderlo neutro e applicabile sia a uomini che a donne.
Oltre alle informazioni nell’annuncio stesso, le aziende dovranno rendere visibili e accessibili a tutti i criteri utilizzati per determinare la retribuzione e illustrare le modalità di avanzamento di carriera e conseguente aumento di stipendio all’interno dell’azienda.
Non ci saranno più tabù sulla retribuzione individuale e nemmeno sulla retribuzione di colleghi che ricoprono lo stesso ruolo e svolgono le stesse mansioni.
Nuovi adempimenti per le imprese
La direttiva prevede anche nuovi adempimenti per le imprese al fine di contrastare il divario salariale tra uomini e donne in base alle loro dimensioni.
A partire dal 2027, le aziende con più di 250 dipendenti saranno obbligate a rendere pubblici tutti i dati relativi alle retribuzioni di entrambi i sessi. Per le aziende più piccole, con un numero di dipendenti compreso tra 100 e 249, l’obbligo sarà introdotto qualche anno dopo e la rendicontazione avverrà ogni tre anni.
Anche il settore pubblico sarà soggetto alle nuove regole. Sarà previsto il monitoraggio delle retribuzioni nelle amministrazioni pubbliche di tutta Europa e, se il divario supera il 5%, verranno attuati interventi per rivalutare gli stipendi.
Il risultato dell’indagine sulla trasparenza negli annunci di lavoro
La mancanza di indicazioni sullo stipendio negli annunci di lavoro è stata evidenziata da una ricerca condotta da Reverse, un’azienda internazionale specializzata in risorse umane e recruiting.
L’analisi ha coinvolto 50 annunci di lavoro in Italia, Spagna, Francia e Germania. Dai risultati dell’indagine emerge che solo pochissimi annunci fanno accenno alla retribuzione, con la Francia che registra la percentuale più alta con il 6% del totale.
Daniele Bacchi, amministratore delegato e co-fondatore di Reverse, mette in luce le difficoltà nel rispettare alcuni punti previsti dalla direttiva UE, come il divieto di chiedere la retribuzione precedente. In realtà, spesso è il candidato stesso che, al fine di ottenere un aumento nella nuova azienda potenziale, menziona il suo stipendio precedente.
La questione fondamentale riguarda il fatto che non esiste un “mansionario” universale con tariffe standard per ogni ruolo occupato. Pertanto, sorgono domande come: “Qual è lo stipendio che si aspetta?”, al fine di sondare il mercato e comprendere quanto viene pagato per specifiche competenze.
Questa mancanza di trasparenza genera incertezza e può portare a una disparità salariale, soprattutto per le donne. Senza indicazioni chiare sugli stipendi, diventa difficile negoziare in modo equo e ottenere una retribuzione adeguata. La nuova direttiva UE mira proprio a superare queste problematiche, promuovendo la trasparenza retributiva e la parità di genere.
Tuttavia, è importante considerare che definire un sistema di retribuzione equo e trasparente richiede un lavoro accurato da parte delle aziende. Devono essere presi in considerazione non solo i criteri di valutazione delle competenze e delle responsabilità, ma anche l’avanzamento di carriera e le opportunità di crescita all’interno dell’organizzazione.
Solo attraverso un approccio olistico e l’applicazione rigorosa delle nuove regole sarà possibile raggiungere una retribuzione equa e promuovere l’uguaglianza di genere sul luogo di lavoro.
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