Il Settore del Turismo si erge trionfante dopo quasi tre anni di pandemia, con numeri eccezionali soprattutto nel comparto dell’occupazione.
Un autentico riscatto dalla crisi che ha colpito duramente il settore durante l’era della pandemia da Covid-19, con una promettente dimostrazione di stabilità che continua a caratterizzare il contributo significativo di questo settore all’economia nazionale.
Il boom occupazionale: un rifugio nella tempesta
Gli indicatori parlano chiaro: il settore turistico ha fatto segnare un notevole incremento occupazionale, un segnale tangibile di riprisa economica.
Secondo un’indagine recente condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro (FSCL), il comparto dei servizi di alloggio e ristorazione ha vissuto un notevole incremento del 10,3% nell’ultimo anno, un tasso cinque volte superiore alla crescita media dell’intera economia nazionale (2,3%).
Nel linguaggio dei numeri, questo si traduce in un aumento netto di 130.000 occupati nel settore, corrispondente al 25,3% dei nuovi posti di lavoro creati nel corso di 12 mesi. Ciò ha portato il totale degli occupati nella filiera turistica a raggiungere la cifra significativa di 1,338 milioni, superando il dato di 1,259 milioni del 2022.
Nonostante la buona crescita quantitativa, emerge una problematica: la qualità dell’occupazione turistica ha subito un declino visibile. Questo fenomeno, seppur possa apparire controverso o paradossale, presenta una logica intrinseca.
Cosa dicono i dati sull’occupazione nel turismo
L’analisi dei dati provenienti dall’indagine della FSCL rivela che soltanto il 17% degli occupati possiede qualifiche elevate, tra cui manager, direttori, imprenditori e specialisti. La maggioranza (74 su 100) rappresenta una qualificazione media, che include addetti alle vendite, servizi e marketing. Inoltre, solo il 10% presenta una bassa qualificazione, includendo addetti alle pulizie, magazzinieri e fattorini.
Il trend di crescita si focalizza principalmente sul livello medio di qualificazione (+17,8%), mentre i livelli elevati e bassi hanno invece registrato una diminuzione del 4,3% e addirittura del 7,5%, rispettivamente.
Il paradosso dell’Over Qualification
Un’analisi comparativa a livello europeo rivela una situazione paradossale: in Italia, emerge un fenomeno di over qualification, ossia l’assunzione di personale con livelli di istruzione troppo elevati per le posizioni lavorative da ricoprire.
Incredibilmente, il 72% dei lavoratori presenta un livello di formazione che supera di gran lunga i requisiti richiesti per le mansioni assegnate. Queste persone possiedono una Classificazione Internazionale Standard dell’Istruzione (ISCED) compresa tra il livello 5 e 8, ovvero dall’istruzione terziaria a ciclo breve (triennio professionale) al dottorato di ricerca.
Questi individui spesso si trovano a svolgere mansioni per le quali il livello di istruzione richiesto è addirittura inferiore, come dimostrato dalla licenza media.
Questo divario tra formazione acquisita e richieste lavorative si attesta al 22% a livello generale all’interno dell’economia nazionale.
La lotta contro la carenza occupazionale
Sebbene il settore turistico stia vivendo una fase di crescita, non si può ignorare la persistente carenza di personale. Un recente allarme lanciato da Assoturismo Confesercenti sottolinea la necessità di 210.000 nuovi addetti, sebbene le aziende indichino una carenza di “soli” 50.000 lavoratori.
Questa situazione rispecchia un fenomeno osservabile da anni: il settore richiede costantemente una crescente quantità di manodopera, analogamente al settore agricolo, che ha costituito anche la base dell’ultimo Decreto Flussi.
Nonostante le sfide legate all’occupazione, esistono aspetti critici nell’ambito del turismo, soprattutto nell’hotellerie e nella ristorazione. Questi settori richiedono un considerevole sforzo e una flessibilità estrema, spesso associata a turni serali e notturni.
Il risultato è che molte posizioni lavorative non riescono a garantire una stabilità occupazionale, dato che molte richieste di personale sono legate a eventi spot, che richiedono una disponibilità immediata di aiuto-cuochi o personale in sala.
Tuttavia, per i giovani lavoratori, la ricerca di stabilità occupazionale è sempre più accentuata. Secondo dati forniti dall’INPS, tra il 2008 e il 2020, la percentuale di occupati nel settore al di sotto dei 30 anni è diminuita drasticamente, mentre quella degli over 50 è costantemente in crescita. Questo fenomeno riflette un trend in cui le nuove generazioni sembrano allontanarsi dal lavoro stagionale.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.