I prezzi del petrolio continuano ad oscillare e intanto i mercati cercano di assorbire la decisione dell’Opec+ di aumentare la produzione.
Inoltre i mercati si domandano se l’erogazione incrementale riuscirà effettivamente a compensare la perdita delle forniture di gas dalla Russia e a soddisfare la domanda sempre crescente della Cina, che in queste settimane sta allentando gradualmente le misure anti-Covid-19.
Al momento il cartello dei produttori ha accettato un aumento pari solamente allo 0,4% della domanda globale nei mesi di luglio e agosto. Nelle scorse settimane vi erano state delle speculazioni su come i sauditi si stessero preparando a pompare molto di più, anche in merito a un ripristino delle relazioni con gli Stati Uniti, e vi erano addirittura delle voci sul fatto che la Russia potesse essere esentata dagli accordi di fornitura mensili dell’alleanza.
Attualmente, però, nulla di tutto questo è ancora accaduto. Il prezzo del petrolio continua ad oscillare e scambia sui 116 dollari al barile per i future WT e per i contratti Brent.
Opec+: aumento della produzione per i prossimi mesi. Ma cosa significa?
La tanto attesa riunione sull’output dell’Opec+ ha decisamente deluso il mercato. L’alleanza ha infatti concordato un aumento della produzione pari a 648.000 barili al giorno per luglio e agosto, vale a dire circa il 50% in più rispetto a quelli prodotti negli ultimi mesi (che sono stati 432.000).
Sul campo, però, restano dei fortissimi dubbi in merito all’effettiva capacità del gruppo di fornire pienamente gli aumenti, dato che questi saranno distribuiti tra i suoi membri, molti dei quali hanno lottato duramente per poter ottenere questo aumento della produzione.
Più in dettaglio, dato che anche la Russia (assediata dalle sanzioni) è inclusa nel patto e che alcuni membri, come ad esempio Nigeria e Angola, già non riescono a raggiungere i loro obiettivi, gli analisti hanno affermato che con molte probabilità l’incremento della produzione sarà inferiore al valore annunciato.
Prendendo in considerazione il caso della Russia, ad esempio, vediamo che la sua produzione è diminuita di circa 1 milione di barili al giorno dall’inizio dei conflitti armati in Ucraina. Inoltre è molto probabile che la sua produzione diminuirà ulteriormente data l’entrata in vigore del divieto dell’Unione europea, come ribadito dagli analisti di ANZ.
Stephen Innes, Managing Partner di SPI Asset Management, ha spiegato: “per dirla in altro modo, i commercianti ritengono che l’aumento incrementale sia troppo piccolo rispetto ai crescenti rischi al ribasso dell’offerta derivanti dall’embargo dell’Ue in mezzo a un previsto aumento della domanda dalla Cina”.
In pratica, la decisione dell’Opec+ potrebbe comportare un aumento della produzione effettiva di 132.000 barili al giorno da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iraq e Kuwait, come ribadito in una nota da Citigroup Inc.
Inoltre a causa del blocco del petrolio iraniano nello stallo dei negoziati sul nucleare, molti analisti ritengono che l’offerta non sarà sufficiente, motivo per cui il prezzo del petrolio si manterrà ben al di sopra dei 100 dollari al barile.
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