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La posizione dell’Italia rispetto al conflitto armato che va avanti in Ucraina da almeno 8 anni, e che ha coinvolto direttamente anche la Russia solo a partire da fine febbraio 2022, rischia di trascinare il Bel Paese in un disastro economico senza precedenti.

A confermare le preoccupanti prospettive economiche per il nostro Paese sono le previsioni della stessa Bankitalia che in questi giorni ha affermato senza troppi giri di parole che l’Italia rischia la recessione se la guerra in Ucraina continua.

La guerra tra Mosca e Kiev, di per sé, non sarebbe in grado di produrre effetti così pesanti sull’economia italiana, ma questa gestione politica da parte dei governi occidentali della crisi ucraina, con pesanti sanzioni contro la Russia e ingenti spese per fornire armi e aiuti al governo di Volodymyr Zelenski, sta portando l’Italia verso il baratro.

L’Italia verso la recessione, cosa prevede Bankitalia

L’evoluzione della guerra in Ucraina incide in modo significativo sul quadro macroeconomico dell’Italia. A confermarlo sono le recenti stime di Bankitalia Spa, i cui esperti indicano per il 2022 una crescita del PIL intorno al +2,6%.

I dati dei conti trimestrali pubblicati dall’Istat il 31 maggio scorso, che non comprendono quelli inseriti in queste previsioni, mostrano un aumento del PIL nel primo trimestre 2022 del +0,1%, vale a dire tre punti percentuale in più rispetto a quella che era la stima flash del 29 aprile.

Sulla base di questa correzione, e considerando le revisioni ai dati del 2021, l’aumento della crescita media annuale per il 2022 si dovrebbe attestare intorno al +0,4%, mentre se il conflitto in atto in Ucraina dovesse protrarsi o persino intensificarsi, l’aumento del PIL per il 2022 rischierebbe praticamente di azzerarsi, e nel 2023 si avrebbe addirittura in calo del -1% circa, per poi ricominciare a salire solo nel 2024.

Bankitalia ha delineato due possibili scenari economici: in uno dei due la guerra in Ucraina si protrae mentre nell’altro no. Il primo di questi due vede l’Italia in recessione economica per almeno un anno per tutta una serie di fattori.

I due scenari previsti dagli esperti di Bankitalia

Nello scenario base gli analisti di Bankitalia Spa prevedono un protrarsi delle tensioni associate alla guerra in Ucraina per l’intera durata del 2022, senza però il coinvolgimento diretto di altri Stati. In questo primo scenario avremmo prezzi delle materie prime ancora elevati, e permarrebbe la situazione di incertezza generale con un rallentamento nel commercio internazionale.

Ma a creare problemi maggiori all’Italia sarebbero soprattutto le conseguenze della scelta politica di schierarsi contro la Russia di Vladimir Putin. Infatti l’impatto più duro sulla nostra economica deriverebbe dall’interruzione delle forniture energetiche da Mosca, che trascinerebbero l’Italia in uno scenario decisamente preoccupante.

Entriamo quindi nella seconda ipotesi, quella in cui le ostilità si intensificano, e si arriva all’interruzione totale di forniture energetiche dalla Russia. Qui secondo Bankitalia ci troveremmo a fare i conti con effetti nefasti sulle attività manifatturiere a più elevata intensità energetica, con un ulteriore rialzo dei prezzi delle materie prime, e un rallentamento del commercio estero ancora più marcato, senza contare la progressiva riduzione della fiducia dei consumatori e il clima di sempre maggiore incertezza.

Scenario base: PIL in crescita del +2,6% nel 2022

Nello scenario base profilato dagli esperti di Bankitalia Spa l’Italia, per il 2022 avremo una crescita del PIL tutto sommato contenuta, quindi un rafforzamento della crescita nel corso del 2023 in risposta all’attenuarsi delle tensioni belliche e delle pressioni inflazionistiche. La crescita del PIL si attesterebbe intorno al +2,6% per il 2022, per poi fissarsi al +1,6% nel 2023 e al +1,8% nel 2024.

Gli analisti della Banca centrale italiana hanno tenuto a ricordare inoltre l’importanza del sostegno della politica di bilancio e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) all’attività economica: nel corso del triennio 2022-2024 infatti, sempre secondo gli esperti e sempre limitatamente a questo scenario, circa 2 punti percentuali di crescita del PIL sul totale di 3,5 punti nel suddetto periodo di riferimento, sarebbero dovuti al Pnrr.

Tuttavia anche nel migliore dei casi, per quel che riguarda il biennio 2022-2023 la crescita del PIL italiano sarà inferiore alle stime di Bankitalia pubblicate nel Bollettino economico di gennaio 2022.

Ad incidere sono stati soprattutto l’aumento dei prezzi al consumo e la maggiore incertezza dei mercati. I consumi delle famiglie italiane, rispetto alle precedenti previsioni, caleranno di quasi due punti percentuali, passando dalla stima iniziale del 4,4% ad un più realistico 2,5%, e solo verso la seconda metà del 2023 dovrebbero poter riprendere a salire.

Gli analisti si aspettano di vedere un andamento simile per quel che riguarda gli investimenti in macchinari e attrezzature, mentre gli investimenti nel campo delle costruzioni continueranno a crescere già a partire dai prossimi mesi, e questo sarebbe da attribuire alle misure delineate nel Pnrr.

Nel 2023 assisteremo inoltre ad un crollo delle esportazioni e delle importazioni, secondo gli esperti della Banca d’Italia, con un calo rispettivamente al 3,3% e al 2,7% rispetto a quelle che erano le stime del mese di gennaio che indicava invece un 6% e un 6,3%. Dovrebbe andare relativamente bene invece il dato occupazionale, con una riduzione del tasso di dfisoccupazione fino a livelli di poco superiori all’8% nel 2024.

Scenario avverso: per il 2023 recessione economica

Fin qui abbiamo visto quello che ci aspetta, sempre secondo le previsioni degli esperti di Bankitalia, nella migliore delle ipotesi. Ma cosa succederebbe nell’altro scenario? Se la guerra si protrae e il conflitto si intensifica, comunque senza la partecipazione diretta dei Paesi Nato, avremo pesanti ripercussioni sul PIL.

Dopo una crescita del PIL vicina allo zero per il primo trimestre 2022, ci sarà sì un cambio di tendenza con una progressiva risalita del prodotto interno lordo solo a partire dal 2024, mentre per il 2023 il dato della crescita sarà a segno meno.

Nel cosiddetto scenario avverso non avremmo alcuna crescita del PIL per il 2022, mentre per il 2023 ci troveremmo addirittura ad affrontare un calo stimato in un punto percentuale circa, in altre parole recessione economica.

L’aspetto più preoccupante sarebbe però il fenomeno inflazionistico, infatti con prezzi delle materie prime ancora alti avremo un’inflazione al consumo intorno all’8% per il 2022, intorno al 5,5% per il 2023, e auspicabilmente ancora più bassa nel 2024. Nello scenario base queste tre percentuali sarebbero invece rispettivamente 6,2%, 2,7% e 2,0%.

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